Mentre la “coscienza” è ritenuta una condizione soggettiva individuale che invita il cristiano a fare i conti con se stesso, la “coscienza ecologica” è anche una condizione collettiva che invita tutti i cristiani e le loro istituzioni a fare i conti con se stessi/e. Posta in questi termini, la coscienza ecologica riconosce l’attuale drammatica condizione socio-ambientale denunciata da Papa Francesco nella sua monumentale enciclica Laudato si’ (LS) sotto la dizione sintetica di “ecologia integrale” (LS, cap. IV), dove si afferma che “non ci sono due crisi separate, una ambientale e l’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale”.
Questo innovativo riconoscimento, dovuto adun allargamento di orizzonte culturale, costituisce il fuoco centrale di un’emergente “coscienza ecologica” che rende palese il dramma attuale dell’“umanità”, ossia dell’intera famiglia umana, che ha rotto peccaminosamente le tre “relazioni fondamentali strettamente connesse: la relazione con Dio, quella con il prossimo e quella con la terra” (LS, 66). Evidenziato il dramma, Papa Francesco ne individua anche le cause ed i potenziali rimedi. Al punto 202 della LS, che introduce il capitolo VI (Educazione e spiritualità ecologica), Papa Francesco avanza il seguente monito: “molte cose devono riorientare la propria rotta, ma prima di tutto è l’umanità che ha bisogno di cambiare.
Manca la coscienza di un origine comune, di una mutua appartenenza e di un futuro condiviso da tutti […] Emerge così una grande sfida culturale, spirituale e educativa che implicherà lunghi processi di rigenerazione”.
L’esigenza di una cultura per la pace
L’attuale movimento sinodale che coinvolge l’intera Chiesa cattolica, già in questa sua prima fase di “ascolto”, presenta nella sua “Relazione di Sintesi” (Synod23), una serie di punti interessanti al fine di ricostruire il recente evolversi della “coscienza ecologica” sotto l’incalzante tensione provocata dal progredire delle guerre in atto. La Relazione segnala (p. 10) che “l’Assemblea è consapevole del grido dei ‘nuovi poveri’ prodotti dalle guerre e dal terrorismo che martoriano molti Paesi in diversi continenti” e che “stare al fianco dei poveri significa impegnarsi con loro anche nella cura della nostra casa comune: il grido della terra e il grido dei poveri sono lo stesso grido”. Di conseguenza, “I cristiani hanno il dovere di impegnarsi a partecipare attivamente alla costruzione del bene comune e alla difesa della dignità della vita, attingendo ispirazione dalla dottrina sociale della Chiesa” (p. 11). Da queste considerazioni e sollecitazioni sorge l’esigenza irrinunciabile di costruire una cultura per la pace, per la quale tutte le istituzioni coinvolte, in primo luogo università e scuole, sono chiamate a dare il loro urgente contributo, anche attraverso il loro coordinamento.
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Articolo a cura di Fabio Caporali, presidente del gruppo Meic di Pisa