1. Home
  2. CAMALDOLI
  3. Con Gesù dalla cura dell’altro alla cittadinanza
0

Con Gesù dalla cura dell’altro alla cittadinanza

0

Cittadinanza. Anche il biblista don Marcello Milani, ha portato l’attenzione sull’essere cristiani e al contempo cittadini, partendo dal Vangelo e soprattutto dalla figura di Cristo. Lo ha fatto nella relazione del pomeriggio della prima giornata di lavori della Settimana teologica dedicata al “prendersi cura degli altri”.

Gli abbiamo chiesto di mettere a fuoco per noi i passaggi salienti della sua relazione.


Occorre partire dal Vangelo e soprattutto dalla figura di Cristo perché lui insegna non solo con le parole, ma anche con i fatti e con i gesti. Per esempio c’è il verbo che noi traduciamo sempre con ‘guarire’ che in realtà è ‘terapeu’ che ha tanti significati e quindi parte dal fatto che Gesù cura, anzi si “prende cura” delle persone e poi le guarisce, e prendersi cura significa entrare in relazione con qualsiasi.

Tanto è vero che Gesù spesso ha dei dialoghi con coloro che guarisce, quindi si prende cura di tutta la persona, e poi dirà anche “sei salvata” perché coglie l’intimo delle persone. Questo è il prendersi cura.

E d’altra parte Gesù è il Samaritano. Lui è il “somer” colui che si prende cura, la sentinella che vigila ma anche che protegge, e in questo senso la parola “somer” indica colui che deve essere il custode del fratello, come Caino, e che Caino rifiuta. Invece Gesù accetta di essere fratello e di essere custode dell’altro, cioè di prendersi cura di proteggere l’altro. In questo senso parto dal Vangelo e dalla figura di Gesù e di tutti coloro che si prendono cura degli altri.

Cura dell’altro: la libertà di scegliere

Per cui ci sono delle differenze fondamentali tra chi riconosce l’“altro” e chi invece lo rifiuta, non sempre con violenza ma anche con l’indifferenza. Le due grandi categorie sono queste.

Poi come particolarità, prendo il Vangelo dove si parla di mettere i pesi sulle spalle degli altri o di portarli insieme, ecco la grande opposizione che troviamo: Gesù dirà “guai a voi che mettete i pesi sulle spalle, e voi non li portate”. Sono i pesi della torah e le osservanze che spesso mettono in ginocchio le persone mentre gli altri se ne liberano.

E soprattutto c’è la grande accusa di Gesù: avete tolto la chiave della conoscenza, cioè il capire qual è la porta e la direzione dove andare, e impedite che trovino la porta del regno e trovino la strada per entrarvi.

Certamente la parola “prendersi cura” io l’ho presa dal fatto che Gesù si prende cura dei malati di ogni genere e di tutte le malattie. Gesù prende tutto il male, dal male fisico e al male morale, dalle situazioni di divisione, dalle situazioni di emarginazione, e lo vuole superare, prendendosi cura della persona nella sua integralità. Ecco perché spesso alla fine dice “la tua fede ti ha salvato”. Usa questa parola, ‘salvezza’: non solo guarigione, perché la salvezza è globale.

Per esempio vede la fede della donna cananea e alla fine lui è stupito di quanta fede abbia questa donna ed è questa che salva, e lui lo riconosce. Qualche volta opera delle azioni di guarigione, altre volte le riconosce, perché c’era già la fede interna.

La dimensione umana del prendersi cura dell’altro

Da un punto di vista umano, invece ho preso tre dimensioni relazionali del “prendersi cura”,

  • quella del fratello, che dovrebbe confluire – non è garantito – nella fraternità e lo spiego attraverso delle relazioni familiari Giuseppe e fratelli;
  • quella dell’amicizia, che è una relazione libera;
  • e la terza, l’aspetto sociale, quella della cittadinanza, usato sia per la vita pubblica – San Paolo parla di politeo e del vivere in una società di una polis, e dall’altra, invece, il termine “concittadini dei Santi”, dove san Paolo usa la parola “cittadini” anche per la comunità ecclesiastica ecclesiale la quale deve a sua volta vivere in mezzo alla ‘cittadinanza’, quindi non solo riconoscere ogni discepolo come “concittadino dei Santi” nella comunità, ma anche come comunità che diventa corresponsabile di un territorio.

La cittadinanza dei cristiani e della comunità ecclesiale

Il tema della cittadinanza apre al grande tema dell’accoglienza della differenza.

Oggi facciamo fatica a comprendere perché è cambiata la situazione sociale in cui vivono le nostre comunità che non sono più maggioranza. Noi invece viviamo come se tutto fosse uguale.

Dobbiamo prendere coscienza della nuova situazione e quindi dell’apporto che una comunità cristiana può dare in mezzo alla cittadinanza comune che condivide, partendo da una parte per sé con il Vangelo ispiratore, ma anche partendo dalla Costituzione dal valore che la Costituzione ha questo è molto importante.

E questo dovrebbe guidare anche i nostri i nostri linguaggi, perché ci sono tanti linguaggi: alcuni vanno riscoperti, altri vanno rifiutati. Bisogna fare discernimento anche nel linguaggio perché il linguaggio è importante per creare cultura e creare mentalità.

Ascolta qui l’intervista a don Marcello Milani


Sul sito delle Edizioni Camaldoli si può acquistare la registrazione di tutti gli incontri della settimana teologica