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Orrore e pietà in un villaggio in provincia di Parma

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Nella sua Poetica, Aristotele scrive che la tragedia suscita nello spettatore sentimenti di terrore, o di orrore, e di pietà. Ed in questo senso, Edipo Re di Sofocle è, per lo Stagirita, la tragedia perfetta. Ma non meno terrore e orrore, e non meno pietà, suscita, fra le tragedie antiche, la Medea di Euripide: è la vicenda di una madre che, per vendicarsi dell’abbandono subito dal proprio amante, uccide i figli da lui avuti

E sentimenti di orrore e di pietà suscita, non solo nel piccolo villaggio pedemontano di Vignale, non solo nel comune e nella parrocchia di Traversetolo, non solo in provincia e in diocesi di Parma, la vicenda di Chiara che, novella Medea, dopo aver partorito in segreto, avrebbe immediatamente ucciso (così sembra da quanto dichiarato dalla Procura di Parma) i suoi due figli – ma per cause che sono oscure e che tali, probabilmente, resteranno per molto tempo, se non per sempre.

Chi scrive queste note non è riuscito a seguire interviste, indagini, servizi giornalistici e televisivi, chiacchiere di paese e di città, ed ha cercato di astenersi da quella voglia di conoscere i dettagli, da quella curiosità un po’ morbosa che accompagna sempre vicende del genere. Il piccolo villaggio in cui è avvenuta la  tragedia,  pur posto su una importante strada  che collega due province, ha visto nei giorni crescere il numero di persone che si recano apposta in quel luogo…

Ma dei due termini con cui Aristotele descrive la tragedia, uno solo credo debba essere quello da coltivare nella presente vicenda: quello della pietà.

Innanzitutto, pietà per i due bambini, che non hanno nemmeno  visto la luce, e sono passati quasi immediatamente dal grembo materno al grembo di Dio. Se la vita dell’essere umano è –  dice il salmo –  come quella  dell’erba, che al mattino fiorisce e alla sera dissecca, mai tale verità esistenziale cessa di essere una metafora come nel caso delle due innocenti vittime, morte senza nome (se non il nome che Dio dà a tutti i suoi  figli e le sue figlie). Mai come in questo caso è vera la parola del profeta: se anche tua madre ti abbandonasse, Io non ti abbandonerò.

E pietà per la giovane madre. Sarà la magistratura a chiarire, dal punto di vista dell’umana giustizia, colpe, responsabilità, eventuali complicità. Saranno psicologi e psichiatri a cercare le motivazioni (non chiamiamole ragioni), le cause di questa tragedia – per quanto le indagini sulla psiche possano fare un po’ di luce sul guazzabuglio del cuore umano (ci sono più cose in cielo e in terra di quanto possa comprendere la tua filosofia, Orazio – tanto per restare in tema di tragedia…) Noi abbiamo il dovere di avere pietà per lei e di lei, rinunciando a trasformarci in giudici-psicologi-esperti da mercato ortofrutticolo, rinunciando a fare i piccoli giudici e i piccole maestri, perché uno solo è il Maestro, uno solo  il Giudice dei vivi e dei morti….

Infine, questa tragedia dovrebbe insegnare a tutti a non essere ipocriti. Molti si sono chiesti, giustamente, se chi le era intorno (genitori, amiche, il fidanzato con cui evidentemente aveva rapporti sessuali), nulla abbiano sospettato, di nulla si siano accorti. Pure su questo la Procura sta indagando, anche se è vero, come insegna l’ermeneutica, che spesso si vede solo quello che si vuole vedere. Molti si chiedono perché una ragazza di oggi, studentessa universitaria, abile a usare internet, o il suo fidanzato, non siano ricorsi a metodi anticoncezionali, che si trovano oramai in ogni supermercato. Altri ancora dicono perché non sia ricorsa all’aborto, garantito dalle strutture pubbliche, che oramai si fa in day hospital e nel più completo anonimato. Se avesse abortito, dimenticheremmo Aristotele ed Euripide, nessuno lo avrebbe saputo, lo avremmo considerato una cosa abbastanza normale, magari le amiche le avrebbero detto solo “la prossima volta stai più attenta, prima”.

Ma per i due piccoli angeli nulla sarebbe cambiato. Che questa tragedia ci insegni ad essere un po’ meno ipocriti e un po’ meno giudici, come giudici ipocriti erano i farisei di cui ci parlano i Vangeli.

E questa piccola grande tragedia è, purtroppo, soltanto una della tantissime, enorme tragedie che si compiono ogni giorno nel mondo. Ci fa orrore, e giustamente, che una ragazza qualsiasi, italiana, “nostrana”, benestante, relativamente colta, compia un gesto del genere. Ma ci stiamo abituando da mesi, da anni, a dare meno spazio emotivo, e giornalistico ad altre, e più grandi, tragedie, che colpiscono bambini innocenti in ogni dove: chi affonda dai barconi nel Mediterraneo,  chi è colpito (o rischia di esserlo) da missili  o altri ordigni mentre è in casa sua, o a scuola, o addirittura in ospedale, come accade in Ucraina, a Gaza, in Galilea e in altre, nascoste, parti del nostro mondo.

articolo di Guido Campanini