di BEPPE ELIA
Sabato 5 novembre il Papa è intervenuto al terzo incontro mondiale dei movimenti popolari. Il discorso, ampio e ricco di suggestioni, ha avuto scarso rilievo nei giornali di casa nostra, molto più coinvolti nella insopportabile battaglia elettorale statunitense e nelle diatribe infinite della campagna referendaria italiana. Eppure Francesco ha toccato, in taluni passaggi ribadendo idee già espresse, alcune questioni essenziali anche per le nostre società ricche e dissennate.
Di fronte ai progetti di crescita economica, ai progressi tecnologici, alla richiesta di maggiore “efficienza” per produrre beni materiali, egli ha affermato che essi non costituiscono vero sviluppo, ma sono unicamente “protesi cosmetiche”, perché continuano ad alimentare il benessere di pochi, e non pongono in primo piano le esigenze di un’umanizzazione integrale. Il superamento dell’inequità, negli ambiti locali e in quello globale, non è quindi solo una esigenza fra le altre, ma la grande priorità, da cui dipende la risoluzione delle altre questioni.
Ne risente la stessa democrazia, le cui forme sono oggi in crisi praticamente ovunque: e questo per la distanza crescente fra il popolo e i luoghi in cui essa si esprime. Francesco ha chiesto ai movimenti popolari (ed è una richiesta che ci riguarda da vicino) di non farsi segregare negli spazi delle politiche sociali, delle esperienze solidali, delle buone prassi (per quanto esse siano importanti), ma di “entrare nella grandi discussioni, nella Politica con la maiuscola”. Ho risentito in queste parole, a distanza di qualche decennio, l’invito di Antonio Acerbi, ad un convegno nazionale dei Giovani di Azione cattolica, a non occuparci solo delle “zone molli” della società (i luoghi della cooperazione sociale, dell’aiuto ai più poveri e deboli…), ma quelle “dure”, dove si decidono le strategie e si confrontano interessi e valori differenti.
Pensavo, in questi giorni di dibattiti infuocati su riforme istituzionali e leggi elettorali, se non stiamo perdendo di vista questioni ben più fondamentali, da cui non dipende solo l’ordinata vita civile di questo Paese ma il suo stesso futuro in un contesto mondiale in cui valori preziosi come la pace, la libertà e la fraternità rischiano di essere travolti da poteri sconsiderati.