1. Home
  2. Notizie
  3. “Queste riforme non sono antidemocratiche”

“Queste riforme non sono antidemocratiche”

0

05 Maggio 2015

La lettera di Grazia Portoghesi pubblicata su questo sito il 28 aprile scorso (“Riforme costituzionali, un invito alla resistenza“) ha ravvivato tra i nostri soci un acceso dibattito sulle modifiche alla Carta promosse dal governo Renzi insieme all’approvazione della nuova legge elettorale.

Questa è la risposta di Raffaele Savigni, consigliere nazionale del Meic. Il confronto continua.


Con riferimento alla lettera inviata da Grazia Portoghesi ai parlamentari e pubblicata sul sito del MEIC raccolgo l’invito del presidente alla discussione. Esprimo il mio netto e fermo dissenso rispetto alle valutazioni espresse nella lettera. Certamente è legittimo discutere sulle diverse proposte di riforma costituzionale: su questi temi è naturale che all’interno del MEIC possano emergere posizioni diverse. Da tempo l’unità politica dei cattolici non è più un dogma.

Si può ritenere che l’Italicum non sia la migliore delle riforme elettorali possibili, e che anche per quanto concerne il Senato si potessero fare scelte diverse, fermo restando il fatto che da molti parti si era lamentata (a mio avviso a ragione) la lentezza del processo legislativo e l’irrazionalità di un sistema bicamerale perfetto. Ma mi sembra discutibile presentare le scelte dell’attuale maggioranza di governo come se si trattasse di scelte antidemocratiche, in continuità con quelle berlusconiane: è proprio per rispondere ai populismi imperanti ed alla crisi di rappresentanza dei partiti che è necessario intervenire, per evitare che i veri populismi (quelli sì potenzialmente antidemocratici) occupino sempre più la scena politica. Difendere lo “status quo” non serve a nessuno. E di fronte ad uno scenario nuovo non serve riproporre le ricette del passato né presentarsi come gli unici legittimi interpreti del pensiero della “comunità del Porcellino” e di Giuseppe Dossetti, che tutti ricordiamo con affetto, senza necessariamente condividere al 100 % tutte le sue singole valutazioni. Proprio questa volontà di far valere l’eredità morale di Dossetti e del suo gruppo mi sembra l’aspetto più discutibile della lettera: il dibattito sulle riforme costituzionali deve rimanere entro i binari di un dibattito razionale e “laico”, senza toni apocalittici.

Del resto Matteo Renzi si ricollega in qualche modo a La Pira, oggetto della sua tesi di laurea; e Stefano Ceccanti, autorevole ex presidente della Fuci e da sempre vicino al nostro movimento, ha espresso valutazioni assai diverse da quelle della signora Portoghesi: alle sue analisi rinvio per gli aspetti più squisitamente tecnico-giuridici. Non credo che si possa accusare Ceccanti di voler legittimare un processo costituzionale antidemocratico… Su questo terreno nessuno è infallibile: tutti siamo in ricerca della soluzione migliore possibile, che spesso è la meno imperfetta.

Raffaele Savigni