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Luigi Bettazzi il vescovo del Concilio e della pace. Cresciuto nella Fuci e nei Laureati a Bologna

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Difficile dire e scrivere di mons. Bettazzi, per gli amici della Fuci, dei laureati e del Meic don Luigi, morto alle soglie del secolo di vita nella sua casa ad Albiano.

Partiamo dal domicilio che l’ha ospitato per quasi 25 anni. Dal 1999 quando lasciava l’incarico di vescovo di Ivrea Bettazzi abitava in un vecchio castello, molto animato e vissuto che ha condiviso, nella logica evangelica del noi, con famiglie, profughi, una ong, vegliando e accudendo progetti di solidarietà e inclusione, per poi essere a sua volta aiutato negli ultimi tempi della sua luminosa esistenza.

La casa e la comunità, la fede e la pace, il mondo e il suo destino sono i temi sui quali Luigi Bettazzi ha scommesso. La Parola prima di tutto. Perché don Luigi era un innamorato di Gesù e lo era nella dimensione dell’incarnazione dell’essere qui e ora a rendere ragione della propria fede al mondo, non come spada a difesa ma dono da con-dividere.

La cifra di uomo di Dio e per il mondo occhi azzurri, sguardo penetrante, ironia innata e una forza spirituale e morale uniche Luigi Bettazzi era uomo sempre in movimento, l’inquietudine del ricercatore, l’ironia dell’uomo saggio e la necessità di indagare sul mistero ma con gioia e la speranza dell’affidamento.

Non è un caso che sia stato l’ultimo testimone e sopravvissuto del Concilio Vaticano II, la primavera della Chiesa, l’aggiornamento voluto da Giovanni XXIII e portato a compimento da Paolo VI che portò una ventata d’aria fresca nella chiesa in rapporto al mondo, alla modernità e alla contemporaneità, ritornando alle fondi evangeliche al centro di tutto il messaggio il Cristo morte e Risorto per la salvezza dell’umanità.

Nato a Treviso da una famiglia in parte piemontese ed in parte emiliana. In Veneto matura la sua vocazione che diventerà tale a Bologna la sua terra di formazione che per trent’anni l’avrebbe cresciuto e dove la sua famiglia è rimasta, a San Lazzaro di Savena.

Lercaro, Dossetti, il cattolicesimo sociale e culturale della dotta Bologna ma dentro le temperie del fascismo e della guerra, mentre Luigi studiava teologia a Roma e filosofia a Bologna.

Bettazzi, giovane assistente Fuci

È nel mondo della Fuci e dei Laureati cattolici che dal 1946 don Luigi muove i passi del pastore assistente; i congressi, le settimane teologiche a Camaldoli, i viaggi nelle università e nei gruppi diventa per la sua intraprendenza e capacità innata di dialogo un riferimento.

Nel 1963 la svolta grazie a papa Montini e mons. Lercaro, il genovese biblista, cresciuto negli ambienti della stagione del rinnovamento della Chiesa genovese degli anni Trenta del cardinale Carlo Dalmazio Minoretti, primo tra i grandi della riflessione ecclesiologica del Novecento: don Giuseppe Siri, don Franco Costa e don Emilio Guano.

Vescovo, tra i più giovani padri del Concilio

Il 10 agosto Paolo VI lo nomina vescovo titolare di Tagaste e ausiliare di Bologna. Il 4 ottobre successivo riceve l’ordinazione episcopale, e diventa il primo collaboratore del card. Giacomo Lercaro, La partecipazione al Vaticano II, come ausiliare di Bologna tra più giovani padri conciliari è il centro della sua esistenza.

Del Concilio assapora tutto, il dialogo e il conflitto, l’apertura e l’aggiornamento e le difficoltà della sua applicazione e ne rimarrà testimone coraggioso lungo tutti i successivi sessant’anni caratterizzati dai pontificati di Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco, il suo ultimo e forse più vicino Papa.

Al Vaticano II, che cercherà di testimoniare per tutta la sua vita, fu l’unico italiano tra i 50 padri conciliari che firmarono ‘Il Patto delle catacombe’ per una Chiesa povera e dei poveri.

Del Vaticano II, in cui contribuì anche alla riforma liturgica, fortemente voluta da uno dei suoi mentori, il cardinale Giacomo Lercaro, e al cambio di approccio della Chiesa verso la società – non più arroccamento e scontro, ma solidarietà e dialogo -, don Luigi è stato nei decenni successivi un instancabile e appassionato testimone e divulgatore.

Ironico e tagliente, anche a colpi di barzellette rimaste iconiche nella memoria di chi ha avuto la fortuna di ascoltarlo in giro per l’Italia. Una su tutte, quella con protagonista il cardinale Alfredo Ottaviani, mastino dell’ex Sant’Uffizio, che prende il taxi per andare al Concilio. Dove? “Ma a Trento e dove sennò?“, è la domanda retorica dell’alto prelato al povero tassista. 

Con Fuci e Meic un rapporto per tutta la vita

Con la Fuci e il Meic ha conservato un rapporto costante, tutti gli anni celebrava i primi di ottobre una messa a Bologna con le varie generazioni di fucini. Enrico Peyretti lo ricorda con parole dolci che descrivono la sua generosità.

”Negli ultimi circa 15 anni ha sempre partecipato agli incontri annuali che una dozzina di noi, allora nella Fuci e rimasti collegati in vari impegni, abbiamo realizzato in varie parti d’Italia, da Messina a Torino, Firenze, Roma, ecc. Lo chiamiamo il gruppo Fuci 60. Lui veniva sempre, come uno di noi. Almeno una volta ha detto messa in una casa delle nostre. Portava sempre le sue battute, come questa: «Se arrivo a cento anni, sono un prete… secolare!”.

Monsignor Luigi Bettazzi raccontava e si interrogava, sperava e pregava e continuava a domandare e a domandarsi come si possa essere uomini e donne del proprio tempo. La famiglia, le sue città e poi le speranze e gli orizzonti: il Concilio Vaticano II, la pace, il dialogo sono le parole chiave, le realtà di una esistenza vissuta in profondità.

La morte? Un arrivederci

Nella linearità e nella dolcezza felice, ma mai banale delle parole del vescovo del Concilio. Nei tanti colloqui tra i temi affrontati non allontanava mai la fine o l’inzio, affermando “La morte… è un fatto biologico e naturale, ma io provo a dire per fede che cosa significa nella sua dimensione più tragica e gloriosa. Fuori dal peccato originale eravamo in uno stato edenico. Quando uno giunge al termine della vita dovrebbe affermare ‘me ne vado’. Il che non significa la distruzione totale, ma un arrivederci, in una dimensione diversa: ’Io vado di là e poi arriverete anche voi’”.

Luca Rolandi

Ricercatore in storia sociale e religiosa e storia del giornalismo nella fondazione Carlo Donat-Cattin ed è direttore responsabile di N-Enne Magazine del Polo del ‘900. Ha scritto insieme a Michele Ruggiero “Ricordi, vita e pensiero in Luigi Bettazzi” (ed. araba Fenice)