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SETTIMANA TEOLOGICA 2016 Conclusi i lavori: ricomporre la frattura fra etica pubblica e privata

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Si è conclusa a Camaldoli la Settimana teologica del Meic, dedicata al tema della corruzione. L’iniziativa si è svolta a 80 anni dalla prima edizione che si tenne nell’estate del 1936 su ispirazione di Igino Righetti e Giovanni Battista Montini.

Nell’ultima parte dei lavori, a riflettere sulle valenze morali e antropologiche odierne della corruzione è stato il filosofo Luigi Alici, ordinario all’Università di Macerata e già presidente nazionale dell’Azione cattolica. Alici ha evidenziato “due paradossi con i quali fare i conti”. Il primo è di natura ecclesiale: “Il magistero di papa Francesco, così attento a valorizzare la misericordia, è invece durissimo contro la corruzione, considerata qualcosa più di un peccato. Questo ci aiuta anche a rivedere un’interpretazione un po’ troppo buonista della misericordia stessa”. Il secondo paradosso è “la schizofrenia per cui oggi siamo accanitamente moralisti in etica pubblica e altrettanto libertari in etica privata: denunciamo con forza la corruzione della politica e degli affari ma la alimentiamo con grande complicità sul versante dei consumi e dei comportamenti personali”. Per Alici è necessario “ricomporre la nostra visione antropologica perché è in questa frattura dell’essere impietosi nel pubblico e indulgenti nel privato che la corruzione si infiltra e mette a dura prova persino l’idea di misericordia”.

Nella sessione finale della Settimana a dialogare sono stati il vicepresidente del Meic Vito D’Ambrosio, già magistrato ed ex presidente della Regione Marche, e il canonista Andrea Favaro, docente al Marcianum di Venezia. Per D’Ambrosio “il primo impegno dei cristiani per combattere la corruzione è riconoscerne i nuovi ‘travestimenti’, non più solo bustarelle ma un posto di lavoro per un parente, agevolazioni personali e tanto altro”. Il secondo è quello di “smetterla di pensare che sia un fatto di scarsa di gravità, mentre è un peccato contro la fraternità. E’ a partire da questo che troveremo il coraggio della denuncia e soprattutto della testimonianza, che spetta a noi come laici ma anche alla Chiesa intera”.

C’è anche un altro ‘travestimento’ sul quale riflettere, ha sottolineato invece Favaro: “È quello della corruzione del diritto, causata dalle leggi ingiuste. I cattolici sono chiamati anche a riconoscere quando nella costruzione normativa avviene una corruzione della giustizia, che comporta una mancanza di rispetto del soggetto debole: davanti a questa situazione andrebbe riscoperto un senso rinnovato dell’obiezione di coscienza”.

In conclusione, è positivo il bilancio della Settimana 2016 tracciato dal presidente nazionale del Meic Beppe Elia: “Un buon successo di numeri – oltre cento partecipanti – ma anche per il significato di questa edizione. Abbiamo affrontato un tema davvero significativo e sia gli interventi dei relatori che quelli emersi nel dibattito hanno lanciato spunti e proposte rilevanti”. Per il presidente poi “è stato molto positivo il momento di approfondimento storico dedicato agli 80 anni delle Settimane. Rivisitare quel momento della nostra storia è stato importante per inquadrare un’esperienza fondamenale della storia ecclesiale e civile di quegli anni ma anche per rilanciare il senso e la missione delle Settimane teologiche del Meic oggi”.