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Che quel ponte non diventi la metafora dell’Italia

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15 Agosto 2018

di STEFANO BIANCU
vicepresidente nazionale del Meic

La tragedia che ha colpito Genova, con il crollo del ponte Morandi, tocca tutta l’Italia e ciascuno di noi, cittadine e cittadini di questo Paese. Davanti a un numero così alto di vite perdute e di persone coinvolte nella catastrofe non si può che tacere: è il momento della preghiera e, per quanto possibile, della solidarietà. Ma è anche il momento della responsabilità, in cui non si può affatto tacere che l’Italia necessita di un risveglio etico e civico, di un ritorno alla cultura del lavoro e del dovere, dopo anni di ubriacatura di diritti a buon mercato e di messaggi e provvedimenti tesi a incoraggiare scorciatoie e apparenti furbizie di ogni tipo.

Il crollo è certamente dovuto a molte cause, e la pretesa di poter tutto controllare non sarebbe che un’illusione. Ma appare evidente che dietro a eventi di questo tipo si celano precise responsabilità umane, che spetterà alla magistratura accertare e sanzionare. A ciascuno di noi spetta tuttavia di combattere una cultura favorevole ai furbi e ai venditori di illusioni. Ciascuno deve fare la propria parte, affinché quel ponte non diventi la metafora di un intero Paese.