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CAMALDOLI 2019 Ugo Perone: “Tutti inseguono l’istante, noi coltiviamo il presente”

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“Siamo a Camaldoli perché non ci rassegniamo a una politica senz’anima, senza visione, in cui vale tutto e il contrario di tutto, tanto domani nessuno si ricorda più quello che è stato detto oggi”. Il presidente del Meic Beppe Elia, dal monastero in cui 76 anni fa i “laureati cattolici” redassero il celebre Codice che fu poi decisivo per la ricostruzione democratica del Paese dopo il fascismo, giudica con severità l’attuale momento politico del Paese, ma senza rassegnazione. Sono oltre 130 le persone arrivata da tutta Italia per l’annuale Settimana teologica del movimento degli intellettuali cattolici, quest’anno dedicata al rapporto tra fede e politica. “Una partecipazione record, ma non è un caso”, spiega Elia: “Lo spettacolo indecoroso degli ultimi mesi, questo corto circuito che tiene insieme i rosari branditi ai comizi e leggi contro l’umanità e contro la dottrina sociale della Chiesa, ha convinto molti che non è più tempo di rimanere a guardare”.

I lavori della Settimana sono incentrati sul tema del dialogo: per Elia è prioritario “coltivare l’ascolto, il confronto, la mediazione culturale, tutte parole silenziate dall’era gridata dei social. Il pericolo di una deriva autoritaria e sovranista è reale. I laici cattolici hanno un patrimonio di pensiero e una capacità progettuale da mettere al servizio del Paese”. Il tutto a partire dal valore della competenza: “La complessità dei problemi di oggi ci spaventa. La crisi, la globalizzazione, l’immigrazione: le analisi sono faticosissime, rifugiarci nei nostri ambienti protetti è molto più comodo. Ma la realtà non deve impaurirci, deve sollecitarci. E questa è una responsabilità che appartiene soprattutto al mondo intellettuale, che ha smesso di parlare alla gente e di ascoltarla”.

La giornata di ieri a Camaldoli ha visto gli interventi del politologo della Gregoriana don Rocco D’Ambrosio – che si è soffermato sulla necessità, come credenti, di vivere la politica più nel segno della coerenza che in quello dell’appartenenza – e poi la relazione di Ugo Perone, filosofo e docente alla Humboldt-Universität di Berlino. Perone ha insistito a lungo sull’urgenza di contrastare la strumentalizzazione della paura: “Tenere la paura sotto controllo e allargare il più possibile l’orizzonte della speranza e del futuro sono stati a lungo tratti distintivi della modernità. Oggi invece la paura è stata risuscitata in termini strumentali, addirittura come fattore di costruzione della società. Ma la paura non costruisce nulla, anzi, frantuma il presente”. Ha continuato il filosofo: “Ora tutti inseguono l’istante, ma il presente è un’altra cosa: non è un punto isolato, ma un tempo che mette in relazione passato e futuro. Dobbiamo rianimare i luoghi in cui il presente assume valore, come ad esempio l’Europa: un’istituzione con radici profonde e orizzonti vasti, che proprio per questo va difesa e preservata”. Un punto, questo, che sta particolarmente a cuore al Meic: “È tempo ormai che gli europei scelgano se proseguire la loro storia divisi oppure aspirino davvero a «diventare un popolo», per usare le parole di Evangelii Gaudium” – conclude Elia – e noi crediamo che inclusione sociale e solidarietà fra le nazioni siano valori dei quali il nostro continente non possa fare assolutamente a meno”

(da www.agensir.it)