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La prima giornata dell’Assemblea Nazionale del Meic

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E’ iniziata oggi la XV Assemblea Nazionale del Meic, che si svolge a Roma – presso la Domus Mariae – fino a domenica 14 aprile e che ha come tema “La nostra democrazia. Tra luoghi fisici e luoghi virtuali”. I gruppi locali saranno dunque impegnati ad eleggere i propri delegati che porteranno all’assemblea il respiro delle tante e diverse realtà che nel Meic condividono un cammino di impegno ecclesiale e culturale.

La prima giornata assembleare si è aperta, nel pomeriggio, con i saluti del presidente del Meic Luigi D’Andrea, di monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e dell’Azione Cattolica Italiana, di Tiziano Torresi, presidente dell’Assemblea e con le relazioni di Pierluigi Castagnetti, presidente dell’Associazione Nazionale I Popolari e di Elena Granata, docente del Politecnico di Milano.

«Condivido con voi la gioia per questo momento così importante e non dobbiamo mai stancarci di ricordare che la Fede se non si traduce in cultura è una Fede che viene meno ad un suo compito fondamentale», ha ricordato monsignor Giuliodori. «La nostra – ha aggiunto – è una Fede basata sull’incarnazione, cioè non può mai dissociarsi dalla storia, dalle vicende attuali, da ciò che accade nel mondo e dunque proprio dalla cultura e dalla sua valorizzazione». La Chiesa italiana, ha spiegato il vescovo, «ha una grande responsabilità nel portare avanti il grande progetto culturale che è un fondamento della nostra azione quotidiana, soprattutto dopo il Concilio Vaticano II, ma ci sono anche tante responsabilità del passato nel non essere ancora riusciti a portare a pieno compimento questo percorso». Per questo motivo, secondo Giuliodori, l’attività culturale portata avanti dal Meic e dall’attuale Assemblea, «è fondamentale così come lo sono tutte le azioni delle varie realtà ecclesiali. A volte – ha sottolineato – è difficile cogliere nel suo insieme la vastità dei tanti percorsi esistenti, dunque la frammentazione è un problema da affrontare» ma «il cammino sinodale e il concetto di sinodalità sviluppato dalla Chiesa in questi anni può aiutare moltissimo in tal senso». Monsignor Giuliodori ha infine citato la Settimana sociale dei cattolici italiani, arrivata alla 50esima edizione, che si terrà a Trieste dal 3 al 7 luglio prossimi e dal titolo “Al cuore della democrazia”. «Proprio il tema dell’Assemblea del Meic – ha ricordato il vescovo – è incentrato su “La nostra democrazia”, dunque i vostri lavori di questi giorni – ha detto rivolgendosi ai presenti – sono importanti e preziosi anche come preparazione in vista dell’appuntamento di Trieste».

«L’assemblea nazionale è per noi il momento massimo di riflessione, di auto-coscienza sul cammino fatto e quello da svolgere», ha invece affermato in apertura il presidente Luigi D’Andrea. «Ci è parso importante – ha spiegato – non limitare lo sguardo a noi stessi, ma accogliere la questione della democrazia come il tema fondamentale su cui riflettere, anche prendendo le indicazioni arrivate in preparazione della Settimana di Trieste». Secondo il presidente D’Andrea la democrazia è un tema «sempre aperto, in mutamento e mai da dare per scontato, soprattutto in un tempo come quello attuale dove nuovi sistemi dittatoriali si stanno facendo strada». Ecco perché come movimento ecclesiale «abbiamo il dovere e il compito di riflettere su questi argomenti per cercare di dare delle risposte, anche concrete».

La relazione di Pierluigi Castagnetti si è concentrata «sull’intelligenza cattolica rappresentata, oggi, da realtà e movimenti come quello del MEIC. E questa “intellighenzia” viene chiamata in causa quando i tempi sono gravi e sicuramente non facili», ha spiegato. «Fin dall’Assemblea Costituente  – ha raccontato – il mondo cattolico è stato chiamato in causa e vi ha partecipato in modo preparato, puntuale, con una chiara idea di democrazia. Non so – ha precisato Castagnetti -, ma lo spero, se attualmente nel mondo laico cattolico c’è reale consapevolezza della gravità del momento storico che sta attraversando il Pianeta. In tal senso dobbiamo guardare all’esempio di Papa Francesco che sta dimostrando una grande intelligenza storica con il suo insistere sul cambiamento del mondo e della società, sul concetto di terza guerra mondiale a pezzi e in generale sul fatto che se il mondo cambia cambiano anche le priorità di cui tenere conto». Tra queste priorità, ci sono quelle legate alle guerre e dunque al raggiungimento della Pace, dunque il pericolo «del rischio atomico, che ormai è addirittura relativizzato, seppur se ne parli drammaticamente ogni giorno» e «il dubbio su come e quando usciremo dalle due guerre più devastanti e importanti: quella in Ucraina e quella tra Israele e Palestina». Per Castagnetti è fuori da ogni dubbio che alla fine della guerra in Ucraina ci sarà da ricostruire un intero Paese «e di questo se ne dovrà occupare l’Europa, ma con quali mezzi? con quali fondi?». Un abisso dal quale siamo drammaticamente vicini, ma che, secondo la relazione di Castagnetti, «abbiamo il dovere di affrontare per scongiurarlo».

A continuare il fil rouge della democrazia e rispondendo a Castagnetti, la relazione di Elena Granata. Nonostante i dettagli drammatici posti all’attenzione dei presenti dalla prima relazione, Granata ha infatti messo il luce «il dovere della gioia e della speranza, soprattutto durante la congiuntura sociale, politica e geopolitica in cui ci troviamo. Dovremmo avere il compito, da cattolici – ha spiegato – di drizzare la schiena e dire che non siamo ancora finiti e che non tutto è perduto». Inoltre come adulti, ha spiegato Granata, «abbiamo il compito di come raccontare tutto ciò ai nostri giovani, ai nostri studenti. Sicuramente dobbiamo proteggerli, non far perdere loro la speranza nel futuro, ma allo stesso tempo dobbiamo dare loro il senso delle cose, una visione e una condivisione, in particolare sul tema della democrazia odierna, di cui si parla in questa Assemblea nazionale, altrimenti non ci segue più nessuno». Secondo la docente del Politecnico di Milano, la democrazia, come la Costituzione, «va incarnata: deve diventare luogo, fatti, azioni, intensità dei sentimenti, concretezza». La risposta, dunque, è pensare ai luoghi della democrazia oggi, che sono sicuramente cambiati rispetto al passato. Basti pensare, ha spiegato, tanto per fare un esempio «che oggi non si scende più in piazza, ma nei giardini quando parliamo di democrazia ecologica. Allo stesso tempo la democrazia oggi – secondo Granata – passa dalla lingua parlata e, volendo fare una metafora, possiamo dire che esiste sia una lingua “madre” che una lingua “padre”». La seconda è quella che racconta la storia, il vissuto, il passato, ciò che abbiamo vissuto e viviamo. La prima «è quella delle emozioni, quella che suscita in noi il pensiero critico, ci smuove dentro, come per esempio fa tante volte Papa Francesco con le sue metafore, le sue similitudini che vanno dritto al cuore e insegnano tantissimo».

Infine, a concludere la prima giornata di Assemblea, prima della celebrazione dei Vespri, il commovente ricordo Beppe Elia, Saverio Sgarra e don Giovanni Tangorra.