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8 marzo. Donne protagoniste di storie positive

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Ci risiamo: un nuovo otto marzo da celebrare. E per parlare di donna/donne oggi non si sa da dove cominciare. E vien subito da dire che sarebbe stata più opportuna una voce maschile a proporre una riflessione sull’“argomento”.

Per quanto si cerchi di elevarsi dalla cronaca quotidiana, infatti, l’”argomento” donna oggi si identifica quasi esclusivamente con storie drammatiche: talmente numerose, tanto simili ma anche tanto diverse, da essere impossibile sceglierne una che sia significativa anche per altre.

E allora proviamo a partire da storie di altro tipo, da alcune delle storie positive scelte dal presidente Mattarella come esemplificative di tante altre: “casi significativi di impegno civile, di dedizione al bene comune e di testimonianza dei valori repubblicani”.

Storie positive di donne

Le donne scelte appartengono a generazioni e professionalità le più diverse ma sono accomunate dall’aver dato prova di saper vedere bisogni spesso non espressi e dall’aver saputo trovarvi risposta: c’è la professoressa di 88 anni che aiuta i detenuti del carcere di Porto Azzurro; c’è la startupper che, vedendo le difficoltà a viaggiare di un’amica cieca, inventa una app che semplifica i viaggi delle persone con disabilità; c’è la madre che, avendo perduto una figlia, finanzia con tenacia investimenti nelle strutture ospedaliere per aiutare bambini ad essere curati; c’è la donna che mette la sua competenza al servizio delle vittime di violenza; e quella che attraverso il canto riunisce in un coro persone appartenenti a diverse culture.

Donne coraggiose

Per aprire l’orizzonte al di fuori dell’Italia, poi, in questi giorni chi può non essere stato colpito dalla madre di Alexei Navalny che va a rivendicare la consegna del corpo del figlio morto all’esterno della colonia penale siberiana? E dalla determinazione della moglie dello stesso, che sa presentarsi con ferma fierezza come la continuatrice delle battaglie del marito?

Ma si potrebbe guardare altrove per trovare in tutte le direzioni e a tutte le latitudini donne, spesso invisibili, che aiutano la vita con modalità impensabili e con sacrifici inimmaginabili. Si diceva di evitare di parlare di storie drammatiche, e non si intende farlo, ma un filo conduttore tra queste e quelle positive si può individuare nella qualità delle relazioni, affettive o sociali.

Relazioni da educare

Non si può non affermare che anche le relazioni vadano educate, e non sembri il ripescaggio di un ritornello d’altri tempi.

Ha colpito milioni di persone solo pochi mesi fa la riflessione del padre di Giulia Cecchettin in chiusura del funerale della figlia. Il personale dolore è riuscito in quel caso ad offrire una lucida lettura di alti valori civili su cui costruire le relazioni nella società perché non si ripetano quelle tragedie. Che accadono “perché ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti: famiglie, scuola, società civile, mondo dell’informazione.” …

”A chi è genitore come me, parlo con il cuore: insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell’impegno e aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte. Creiamo nelle nostre famiglie quel clima che favorisce un dialogo sereno perché diventi possibile educare i nostri figli al rispetto della sacralità di ogni persona, ad una sessualità libera da ogni possesso e all’amore vero che cerca solo il bene dell’altro. Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia ci connette in modi straordinari, ma spesso, purtroppo, ci isola e ci priva del contatto umano reale. È essenziale che i giovani imparino a comunicare autenticamente, a guardare negli occhi degli altri, ad aprirsi all’esperienza di chi è più anziano di loro… Abbiamo bisogno di ritrovare la capacità di ascoltare e di essere ascoltati, di comunicare realmente con empatia e rispetto”.

Ascoltare ed essere ascoltati: è troppo? è troppo poco? Proviamoci, insieme.

Rosetta Frison
vice presidente nazionale MEIC