1. Home
  2. Giustizia
  3. Lo Giudice. Nell’antica Atene i primi passi oltre la violenza

Lo Giudice. Nell’antica Atene i primi passi oltre la violenza

0

Quando la violenza cede il passo alla giustizia? Tornare nell’antica Grecia per trovare nella letteratura le premesse di quello che sarà molti secoli dopo il concetto di giustizia in uno Stato di diritto. Alessio Lo Giudice è stato la “guida” di questo “viaggio” per  i partecipanti al convegno nazionale Meic  “‘E liberaci dal male’ Percorsi di giustizia e di riparazione in questo tempo” in corso a Roma dal 24 al 26 marzo. 

Il tema dell’intervento di Lo Giudice è stato quello del “Narrare la giustizia: dalla violenza al pharmakon.

Lo Giudice ha proposto una riflessione “sul rapporto tra giustizia e male, e quindi tra giustizia e violenza, a partire dalle tragedie letterarie del mondo greco e in particolare dal ciclo dell’Orestéa di Eschilo,   perché – ha spiegato Lo Giudice –  attraverso un passaggio determinante che è quello dal sistema della vendetta al sistema del giudizio, al sistema della Giustizia che si amministra in tribunale, l’Orestéa rappresenta e ricostruisce un percorso che poi in realtà si realizza nella storia. È il percorso che conduce ad addomesticare la violenza, a regolare, a orientare la violenza e il male, evitando che l’amministrazione della giustizia si riduca alla reazione vendicativa”.

Il “dialogo” entra in scena

Il passaggio dalle Erinni alle Eumenidi, ha aggiunto Lo Giudice, “testimonia proprio l’istituzione del giudice e del giudizio, l’istituzione delle parti e il riconoscimento reciproco delle parti, del dialogo, della parola, del logos, del rispetto, e quindi della decisione del giudice soltanto come frutto di tutto questo”. 

Un passaggio che si allontana dal “sistema della vendetta, che è riconducibile alla legge del taglione, per cui si fa giustizia reagendo immediatamente senza riflessione al torto che si è subito”.

La violenza, che fine fa?

“Il tema, alla luce di tutto questo, è però – ha aggiunto Lo Giudice – anche un altro: che ne è di questa violenza? La violenza, che è chiaramente presente nel sistema della vendetta, viene eliminata dal sistema del giudizio o rimane presente e svolge un’altra funzione? In realtà – ha sottolineato Lo Giudice – la violenza non è eliminabile, ma nell’amministrazione della giustizia ‘civile’ viene ‘addomesticata’, viene orientata, viene regolata e in qualche modo marginalizzata, ma resta presente affinché comunque quell’ordine possa possa mantenersi.

In questo passaggio  si comprende l’altro termine del racconto, il pharmakon, perché, ha spiegato il relatore, “come etimologicamente si può dire del farmaco, l’antidoto che ci permette di sconfiggere il veleno contiene in sé una dose del veleno stesso”.

I testi commentati da Lo Giudice sono scritti nell’antica Grecia del 458 A.C., quindi ben prima della ‘invenzione’ del diritto romano e dell’apparizione sulla scena mondiale del cristianesimo con tutti i suoi valori. Questi testi rappresentano, dunque, “una prima fase del superamento della legge del taglione dal punto di vista della rappresentazione, potremmo dire letteraria”.

L’aeropago, il “tribunale” di Atene

Ma è anche vero, ha aggiunto, “che questa rappresentazione letteraria corrisponde in realtà ad un passaggio storico effettivo perché l’Orestéa di Eschilo è anche un momento di grande esaltazione della superiorità della civiltà giuridica ateniese rispetto a quella delle altre polis, proprio perché era stato istituito l’areopago, cioè il tribunale della città ateniese. E l’aspetto interessante, e per certi versi incredibile, di questo ciclo di tragedie greche, è proprio l’anticipazione di temi e riflessioni che in realtà trovano un loro compimento soltanto nella modernità compiuta attraverso l’idea dello Stato di diritto, del giudice terzo e imparziale”.

Ascolta il commento