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Un’idea di politica che orienti la storia a servizio dell’uomo. Ricordando Vittorio Bachelet

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Quarantuno anni fa, il 12 febbraio 1980, Vittorio Bachelet versava il suo sangue per la vita democratica del nostro Paese, martire laico della violenza assassina ed eversiva delle Brigate Rosse. Vogliamo ricordarlo, in questo particolare e difficile momento della vita politica italiana, con alcune parole di un suo scritto apparso sulla nostra rivista Coscienza nel 1976. Parole, idee, visioni che risuonano ancora come attualissime, a riprova di quanto profetica siano state la sua opera e la sua testimonianza.


«Non c’è democrazia, non c’è vitalità politica, se le forze politiche non sanno farsi interpreti delle attese, delle speranze e delle angosce dei cittadini, se non sanno proporre linee capaci non di subire, ma di guidare lo sviluppo del paese e le trasformazioni necessarie per rendere l’ordinamento della società adeguato ai mutamenti che hanno profondamente modificato la sua composizione, la sua cultura, il suo assetto territoriale e sociale, la sua mentalità, il suo costume.

In questo momento di passaggio sono certamente difficili lucide analisi della situazione, prospettive limpide e realistiche e sarebbero inattendibili programmi politici miracolistici. E tuttavia si ha l’impressione che molte forze e intelligenze tuttora impegnate a garantire posizioni o combinazioni di potere darebbero risultati non disprezzabili se applicate a studiare e affrontare i problemi reali del paese.

Ma soprattutto non vi è forza politica che sempre – ma specialmente in un momento come questo – possa proporsi come orientamento e guida del paese se non ritrova i valori morali profondi della sua forza ispiratrice. Non si tratta solo degli scandali che turbano l’opinione pubblica: anche gli sbagli più gravi possono essere occasione di una ripresa morale quando l’ispirazione etica che guida e sostiene l’azione politica ha una forza capace di vincere nel bene il male. Si tratta di sapere se nella intricata e mutevole vicenda della nostra storia, e in particolare in quella del nostro paese, v’è un ideale di uomo e società capace d’incidere in questa storia e di orientarla a servizio dell’uomo; capace di costituire un punto di riferimento e una forza traente al di là di vittorie e sconfitte, di successi e di soluzioni subite: capace di confrontarsi su altre proposte e altri valori senza intolleranze ma senza lasciarsi intimidire; capace di affrontare non con operazioni di piccolo cabotaggio, ma con animo grande i temi essenziali della vita dell’uomo, della difesa della sua dignità, della sua famiglia, del suo lavoro, della sua cultura, della sua responsabilità, della sua libertà nella giustizia e nella pace.

In particolare quanti ispirano ai valori cristiani la loro milizia politica sanno bene che è questa la loro forza vera e più grande cui non possono rinunciare, quell’amore oggi capace di dare una speranza agli uomini liberi e forti, e forse più largamente di quanto non si pensi, anche alle nuove generazioni in cerca di valori per cui vale la pena di vivere e operare. Perché si può dover legittimamente pensare “che il futuro dell’umanità sia riposto nelle mani di coloro che sono capaci di trasmettere alle generazioni di domani ragioni di vita e di speranza” (Gaudium et spes 31)».

(brano tratto da Vittorio Bachelet, Ritrovare una profonda ispirazione, in Coscienza, 2/1976, p. 28)