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CAMALDOLI 2019 Elia ad Avvenire: “Riconnettere fede e politica”

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“Il dialogo tra fede e politica? Si è interrotto. Anche perché nelle comunità ecclesiali abbiamo chiuso gli occhi e le orecchie”. Il presidente del Meic, Beppe Elia, è netto. Nel pieno della crisi di governo, il movimento degli intellettuali cattolici è a Camaldoli, impegnato nell’annuale Settimana teologica: al centro, proprio il rapporto tra credo religioso e impegno politico. “A un certo queste due dimensioni sono sembrate inconciliabili e c’è stata una sorta di rimozione collettiva della questione”, spiega Elia. “Una rottura drammatica: ci ha scollato, come cristiani, dalla realtà, e ha tolto l’anima alla politica stessa. Lo spettacolo di questi mesi parla da solo: siamo al punto che fede e politica, invece di parlarsi, hanno finito per fare corto circuito, tra rosari esibiti ai comizi che convivono con posizioni violente e aberranti rispetto alla dottrina sociale della Chiesa”.

È questa confusione che ha spinto il Meic a lavorare sul tema del confronto e della mediazione culturale: “Come movimento intellettuale sentiamo molto questa responsabilità”, continua il presidente. “La complessità dei problemi spaventa tutti, ma la realtà non deve impaurirci, deve sollecitarci. I laici cattolici hanno un patrimonio di pensiero e una capacità progettuale da mettere al servizio del Paese e non possono permettersi di rimanere a guardare, sarebbe un vero e proprio peccato di omissione. La Settimana di Camaldoli vuole dare una mano per evitarlo”.

Di impegno concreto ha parlato a lungo anche don Rocco D’Ambrosio, ordinario di filosofia politica alla Gregoriana, che ieri ha aperto i lavori al monastero camaldolese. “Papa Francesco è stato chiaro: non serve un partito cattolico, ma credenti che ‘cercano il bene comune senza lasciarsi corrompere'”, ha puntualizzato. Questo significa che “i cristiani devono smettere di pensare alla politica in termini di appartenenza ma di coerenza. Oggi il punto non è tanto cosa votino i cattolici, ma se siano formati politicamente, se la loro fede cristiana ispiri la loro azione in tutti gli ambiti di vita: etica, sociale, economica, professionale, politica, culturale. La Chiesa deve ricordare che la fede non è ideologia ma impegno concreto per il bene dei singoli e delle comunità. Il buon Dio ci invita a essere ‘liberi e forti’ da ogni compromesso con chi vuole comprare – magari con privilegi o leggi – o strumentalizzare, in tanti modi, il consenso dei credenti”.

(da “Avvenire” del 28 agosto 2019)

#camaldoli2019

L’articolo di ”Avvenire”