Il gruppo Meic di Mondovì propone un doppio incontro di riflessione sulla sfida che vivere nel nostro tempo rappresenta per la fede cristiana.
Il primo appuntamento sarà martedì 16 aprile, alle ore 20.45, presso i locali della parrocchia di Mondovì Ferrone. L’ingresso è libero e aperto a tutti.
Data l’urgenza della tematica, il Meic ha deciso di ritornare sull’argomento del «Credere in Dio nell’epoca del disincanto», come indicato dal sottotitolo del libro, che ancora farà da guida, «L’umanità della fede» (Effatà 2011), del teologo Duilio Albarello che, peraltro, sarà presente all’incontro.
La Parola di Gesù di Nazareth ha qualcosa da offrire a noi uomini e donne del III millennio? Noi, ormai smaliziati, cosa abbiamo a che fare con l’affidamento ad un Altro che ha la pretesa di dire/essere la Verità della nostra vita?
Forse è giunto il tempo che “finisca davvero una determinata figura di cristianesimo, la figura che grosso modo ha cominciato a prendere forma a partire dal Concilio di Trento e che passando attraverso molte metamorfosi resiste ancora oggi. Tale fine, però, potrebbe coincidere con l’annuncio di un nuovo inizio, un inizio sorprendente, in cui la Parola dell’Evangelo ricomincia ad irradiare la sua luce a partire dal centro della vita di ciascuno, ossia come scrive [Maurice] Bellet «là dove l’uomo impara a diventare uomo».” («L’umanità della fede» pag 8)
Dalla medicina alle scienze umane, dalla psicologia alla sociologia, abbiamo appreso, almeno in parte, come funzioniamo come esseri umani. Abbiamo scoperto la rilevanza della dimensione corporea, la sua imprescindibilità e il suo condizionamento nell’equilibrio psico-emotivo. Analogamente sappiamo ormai i riverberi degli aspetti emotivi e relazionali sulla salute del corpo. Questo grande bagaglio culturale che andiamo accumulando sembra possa prendere tranquillamente il posto della sapienza di fede, quindi Dio non ci serve più. Siamo uomini disincantati appunto. Ma come adolescenti che si illudono di avere in mano tutto ciò che serve per vivere pienamente, presto ci accorgiamo che qualcosa ci manca, che non siamo ancora diventati adulti. Perché per crescere nella libertà occorre trovare la Verità di sé che non ci possiamo dare a partire esclusivamente da noi stessi. Occorre un Altro che sappia dirci chi veramente siamo.
La sfida dunque per il cristianesimo è quella di trovare un linguaggio che sappia coinvolgere gli uomini contemporanei alla scoperta del Vangelo di Gesù come Parola che ha qualcosa da dire a qualunque uomo voglia vivere felicemente. La sfida per i cristiani è allora testimoniare con la loro esistenza che la Verità di sé è all’incrocio tra il proprio desiderio di vivere, la forma della dedizione all’altro e lo sguardo fiducioso rivolto al Padre.
Si tratta pertanto di imparare le nuove coordinate dell’essere cristiani oggi, di farsi sale della terra, diventando umilmente sapore responsabile tenendo i piedi ben piantati sulla Terra.
(comunicato del gruppo)