di Renato Balduzzi
Pubblichiamo, in anteprima, l’editoriale del direttore di Coscienza che comparirà sul numero 6/2010 della rivista, in distribuzione dalla prossima settimana
Tra le tante domande che la ricorrenza del centocinquantenario dell’unità d’Italia fa venire alla mente, vorremmo suggerire ai nostri lettori quella espressa nel titolo di questo “Esame di Coscienza”.
In queste settimane nelle quali la vergogna etica del nostro Paese è oggetto di commenti preoccupati in ogni parte del mondo (anche se per lo più rigorosamente censurati da molti media nostrani, inguaribilmente cortigiani), riandare alle origini può servire.
Quando, qualche anno fa, alcuni settori politici scatenarono una vera e propria lotta senza quartiere contro la Costituzione italiana e ne proposero una revisione considerata dalla maggior parte degli osservatori come stravolgente e pericolosa, anche noi del Meic ci unimmo, per ragioni culturali profonde e non per spirito di parte, a quanti organizzarono la resistenza contro tali tentativi. Ci fu d’aiuto, allora, il ricordo memore dell’avvenimento costituente, quando un gruppo di persone di estrazione politica e culturale assai diversa, ma di alto sentire e nobiltà etica, seppe elaborare un testo bello e anticipatore, equilibrato e stimolante, forse da ritoccare, certamente da non stravolgere.
La memoria dei padri fondatori del Risorgimento, da quelli più strettamente politici a quelli, non meno importanti, culturali e spirituali, ci può aiutare oggi a rintracciare, nella storia lunga del nostro Paese, le linee culturali e morali capaci di resistere alla barbarie di alcuni degli attuali esponenti della politica e al servilismo dei loro cortigiani intellettuali.
Senza mitizzare quelle generazioni dell’Ottocento, come non rimarcare in esse un senso alto della cosa pubblica, un’attenzione a non divaricare più di tanto vita pubblica e vita privata, una capacità di indignarsi e di suscitare la giusta indignazione, e tutto ciò senza il sostegno di un’opinione pubblica? O non è forse proprio nell’anomalia della formazione dell’opinione pubblica, a causa della commistione tra proprietà dei media e cariche politiche e di governo, dei conflitti di interessi così giganteschi da non apparire reali, della bugia assurta a strumento normale e ordinario dell’esercizio del potere, che risiede la vera e più profonda causa dell’attuale degrado italiano?
Domande, queste, forse retoriche. Dai quasi vent’anni che abbiamo alle spalle dovremmo fuoriuscire attingendo dall’arsenale della storia patria gli strumenti utili per ricuperare terreno, ripristinare la separazione dei poteri compromessa e sbeffeggiata, ridare alla parola legalità un senso non semplicemente derisorio, comunicare ai più giovani che il bene comune non è barzelletta per creduloni, ma viatico per ogni vocazione di servizio politico e amministrativo.
Di questo rinnovato ethos risorgimentale l’elemento portante potrebbe essere proprio l’aumentata consapevolezza dell’emergenza educativa, che richiede risposte coerenti e un’attenzione minuta e costante alla coincidenza tra dichiarato e vissuto, valori e fatti, principi e loro traduzione.
Come per il Risorgimento della storia ottocentesca, anche per questo nuovo Risorgimento ci sarà bisogno dell’apporto di tutti, credenti e non credenti. Anzi, per noi cattolici potrebbe essere l’occasione per fare finalmente i conti con l’idea ricevuta dell’estraneità dei nostri avi ai fatti dell’indipendenza nazionale, per la cui smentita in quest’anno 2011 potrebbero essere utili approfondimenti che aiutino a comprendere meglio come l’ossatura culturale e, in parte, anche politica, del ceto risorgimentale sia stata tutt’altro che egemonizzata da preconcetti anticattolici.
In un altro Ottocento, profondamente diverso da quello italiano, John Henry Newman seppe introdurre l’elemento della coscienza riuscendo a sfuggire alla trappola del soggettivismo cieco senza peraltro cadere nella rete degli argomenti ex auctoritate. Un esempio da non trascurare, anche in vista di un nuovo Risorgimento italiano: la coscienza retta, perché illuminata dal confronto impegnato con le fonti spirituali e perché, sul terreno civile e politico, rettamente informata, rimane la risorsa più preziosa, quella che nessuno ci può togliere anche quando, attorno a noi, tutto sembra crollare. Per esprimerci con Newman, essa è il primo fra tutti i vicari di Cristo.