ROMA – “Qui in Europa il Medio Oriente ci sembra lontano e pericoloso, e invece è molto più vicino di quanto pensiamo e soprattutto è ricco di risorse che non conosciamo”: è per questo, ha spiegato Philippe Ledouble, vicepresidente mondiale di Pax Romana, che il movimento internazionale degli intellettuali cattolici organizza un laboratorio sui temi del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente. Il workshop, che ha preso il via oggi e andrà avanti fino al 9 ottobre, è stato presentato questa mattina a Roma in una conferenza stampa alla quale sono intervenuti alcuni dei relatori del convegno: monsignor Paul Hinder, vicario apostolico di Arabia, padre Rafiq Khoury, parroco di Bir Zeit (Territori palestinesi) e invitato al Sinodo come esperto, suor Katia Antonios Mikhael della Caritas Medio Oriente e William Gois, coordinatore del Migrants Forum of Asia, oltre che Carlo Cirotto, presidente del Meic (membro italiano di Pax Romana).
Pax Romana ha convocato a Roma per questo laboratorio più di cinquanta rappresentanti del laicato e del mondo intellettuale cattolico dei paesi dell’area mediorientale: l’obiettivo è quello di ragionare intorno ai temi indicati nell’Instrumentum Laboris del Sinodo (questione politica, rapporto Occidente-islam, migrazioni, ecumenismo, servizio dei cristiani nella società civile, libertà religiosa) e di produrre un documento che sarà consegnato ai vescovi che prenderanno parte all’assise vaticana come contributo del laicato.
“E’ un’iniziativa ottima perché il contributo dei laici è importante”, ha commentato il vescovo Hinder, che ha portato la sua testimonianza di pastore di una regione che comprende sei stati (Emirati arabi, Bahrein, Qatar, Oman, Arabia saudita e Yemen) e nella quale vivono oltre 2 milioni e mezzo di cattolici. “Di solito quando in Occidente si parla di Medio Oriente si pensa solo alla Terra Santa, o al massimo a Dubai, anche a causa della crisi economica. Invece l’Arabia è una realtà importante, anche se sconosciuta, dove c’è una comunità cristiana viva, composta esclusivamente da immigrati (filippini e indiani soprattutto), che va avanti nonostante le restrizioni alla libertà religiosa. Dal Sinodo noi ci aspettiamo uno sguardo verso il futuro, così come indicato dal tema che è ‘Comunione e testimonianza’. Un rafforzamento della comunione, all’interno della Chiesa, tra le diverse tradizioni, porterà anche a un rafforzamento della nostra capacità di testimonianza sia nella nostra regione che nei confronti del mondo intero”.
Diversa, invece, la prospettiva di padre Khoury, rappresentante della comunità cristiana delle origini, quella della Chiesa di Terra Santa: “Noi siamo cristiani da 2000 anni e la nostra gente è originaria di quella terra così come lo sono gli arabi e gli ebrei”. Il sacerdote del Patriarcato di Gerusalemme dei Latini ha raccontato il contributo della propria comunità cristiana al processo di ricerca di una pace duratura e stabile nell’area israelo-palestinese, e in particolare ha parlato del Documento Kairos, un testo redatto da alcuni cristiani palestinesi dove, ha spiegato, “si espone la nostra situazione, si sottolinea come la Parola di Dio sulla Terra Santa va interpretata come diretta al bene di tutti e non di una sola parte, e si compie la scelta di resistere al male doverosamente e pacificamente”.
Del contributo significativo dei cristiani nelle società civili del Medio Oriente ha parlato suor Mikhael, medico religiosa saveriana impegnata in Caritas: “La Chiesa cattolica, attraverso le proprie istituzioni sociali, contribuisce a portare nella cultura orientale i valori del rispetto dei diritti umani, della tutela della salute, dell’educazione e della giusta informazione. Oggi i cristiani hanno davanti due strade: ripiegarsi su se stessi o emigrare. Il Sinodo deve indicare una terza via: aprirsi sul piano sociale e religioso alla comunione e alla testimonianza, rifuggendo la tentazione del ghetto e esplorando il pur faticoso percorso di uno sviluppo comune tanto dei cristiani quanto dei musulmani. E’ una sfida che ci riguarda tutti”.
La realtà dei fenomeni migratori è stata sottolineata da William Gois del Migrants Forum of Asia, un network che collega associazioni ed enti che si occupano dei migranti nel continente asiatico: “Siamo davanti a una questione globale che riguarda un’enorme quantità di persone alla ricerca di condizioni di vita migliori e di un lavoro decente, in gran parte donne. Sono soggetti deboli e praticamente invisibili, e per questo a forte rischio di sfruttamento e di violazione dei diritti umani. Spero che anche loro siano messi al centro della discussione del Sinodo”.
“Dobbiamo sollecitare sempre di più una presa di coscienza sulla situazione dei cristiani in Medio Oriente”, ha concluso Carlo Cirotto. Secondo il presidente del Meic “c’è un obbligo morale dei cristiani occidentali di sollecitare la nostra opinione pubblica nei confronti di quella realtà. Il Meic si impegna da anni in questa direzione, soprattutto attraverso i gruppi locali, e lo farà sempre di più”.
Il documento finale del laboratorio di Pax Romana sarà presentato sabato 9 ottobre alle 11 in via della Conciliazione 1 (Sala dell’Azione cattolica) e consegnato ai Padri sinodali che saranno presenti.
PROGRAMMA DEL WORKSHOP SUL SINODO PER IL MEDIO ORIENTE
PAX ROMANA – MIIC
Dal 6 al 9 ottobre
Domus Mariae, via Aurelia 481, Roma
6 OTTOBRE
Modulo 1 (mattino) – La frattura tra Occidente e Islam
Al centro di questo modulo il grande malinteso della questione mediorientale: la frattura tra Occidente e Islam. Ciascuno può riconoscere che Occidente non significa “i cristiani” e che per questo l’Islam non identifica il Medio Oriente. Per questo Occidente e Islam sono realtà non comparabili e non prettamente politiche, e la frattura avvelena la vita internazionale e in particolare, da alcuni decenni, la vita dei cristiani del Medio Oriente
- Un rappresentante del World Economic Forum: “Il programma del WEF: risultati, sfide e valutazioni”
- Joseph Maïla, responsabile delle Politiche religiose per il Ministero degli Esteri della Repubblica francese: “Come trattare la frattura politicamente: l’esempio della Francia”
- Stefano Ceccanti, senatore della Repubblica italiana: “Come trattare la frattura politicamente: l’esempio dell’Italia”
Modulo 2 (pomeriggio) – Le migrazioni in Medio Oriente
Il rapido sviluppo economico di alcuni Stati mediorientali, in particolare di quelli del Golfo, ha richiamato l’arrivo di un numero impressionante di immigrati. Quali sono le loro condizioni, quali le ripercussioni geopolitiche? Tra di loro vi è un numero significativo di cristiani, e molti si situano sui gradini più bassi della scala sociale: filippini, cingalesi, indiani, pachistani o cristiani dell’Africa nera. Un volto del cristianesimo non occidentale, legato agli svantaggiati: quali sono le conseguenze politiche, sociali e religiose?
- William Gois, coordinatore del Migrant Forum of Asia (MFA): “Un’analisi a partire dai Paesi asiatici”
- Paul Hinder, vescovo, vicario apostolico di Arabia: “Il nuovo volto della Chiesa nei Paesi del Golfo”
7 OTTOBRE
Modulo 3 (mattino) – Ecumenismo e servizio alla società
- Gaby Hachem, responsabile Fede, unità e presenza cristiana al MECC (Middle East Council of Churches): “L’ecumenisco con elemento di risoluzione dei problemi dei cristiani in Medio Oriente”
- Katia Antonios Mikhael, Caritas Medio Oriente e Nord Africa: “I cristiani al servizio della società mediorientale: insegnamento, sanità, servizi sociali”
Modulo 4 (pomeriggio)
Visita al Pontificio istituto di Studi arabi e islamistica: incontro con Miguel Angel Ayuso Guixot (rettore) e Michel Saghbiny (direttore degli studi)
8 OTTOBRE
Modulo 5 (mattino) – Verso un quadro politico che permetta ai cristiani di vivere in Medio Oriente?
La posizione dell’Instrumentum Laboris sulla questione si riassume nella formula: separazione tra Chiesa e Stato per garantire i diritti delle minoranze. E’ questa la condizione per il rispetto dei diritti delle persone e delle comunità e per l’edificazione di uno Stato di diritto. Questa “soluzione” non pecca forse di un certo etnocentrismo che non riconosce la democrazia se non nella sua forma occidentale? Si possono immagine altre vie di sviluppo democratico?
- Bernard Sabella, sociologo dell’Università di Betlemme, parlamentare palestinese: “La soluzione del conflitto israelo-palestinese: premessa a ogni discussione e a ogni difficoltà”
- Otmar Oerhring, responsabile Diritti dell’uomo all’agenzia Missio (Aachen) e Boutros Labaki, professore del Centro libanese di sviluppo sociale ed economico, “Valutazione del modello laico in Medio Oriente: garanzia per le minoranze?”
Modulo 6 (pomeriggio): Elementi per una soluzione?
Non è sufficiente analizzare le difficoltà, ma bisogna mostrare vie di soluzione ai problemi, rendendo visibili gli sforzi che già si compiono, anche se a volte appaiono piccoli in proporzione all’ampiezza delle difficoltà.
- Rafiq Khoury, sacerdote di Betlemme: “Il Documento Kairos”
A conclusione: partecipazione al seminario dell’Azione cattolica italiana e dell’Istituto Toniolo su “Gerusalemme: temi aperti di diritto internazionale” (programma)
9 OTTOBRE
Presentazione del documento finale (via della Conciliazione, ore 11) con la partecipazione di alcuni padri sinodali.