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La corte risponde a Costalli: il protagonismo dei laici parta dalla Dottrina sociale

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Riceviamo da Pietro Lacorte una lettera aperta a Carlo Costalli, presidente nazionale del Movimento Cristiano Lavoratori. Lacorte, attraverso questo intervento, replica ad un’intervista rilasciata da Costalli sull’edizione di Avvenire del 10 settembre scorso, sul tema della crisi, del lavoro e del contributo politico e sociale dei cattolici, nel quadro del dibattito in vista della prossima Settimana sociale. Il testo dell’intervista (in pdf) è allegato in fondo a questa pagina.

Lettera aperta a Carlo Costalli
Presidente nazionale del Movimento Cristiano Lavoratori

Illustre presidente,
sono il presidente diocesano del Meic e referente del Progetto culturale della diocesi di Brindisi-Ostuni.Ho letto su Avvenire del 10 settembre scorso l’intervista che Lei ha concesso a Paolo Viana.
Sento il dovere di esprimerLe la mia sorpresa per quanto da Lei affermato nel proporre una “rivoluzione riformista per uscire dalla crisi”, dopo aver giustamente sostenuto che “a Reggio Calabria, nel corso della Settimana sociale, dovrà essere ribadito che è l’ora di un nuovo protagonismo che rafforzi la rete associativa e costituisca un poderoso blocco sociale” e che “servono nuove formule di coordinamento, magari a partire dalle organizzazioni dell’area cattolico-sociale che si occupano di lavoro e di economia”.
Lei ritiene positivo il segnale offerto dal “modello Pomigliano”, modello che, va chiaramente osservato non offre certo un esempio di rispetto della dignità e dei diritti dei lavoratori come persone, quei diritti tante volte ribaditi nella Dottrina sociale della Chiesa; la quale peraltro è stata la prima a proporre la partecipazione dei lavoratori agli utili dell’impresa, quella partecipazione che ora sostengono i ministri Tremonti e Sacconi, nonchè quel “principio di sussidiarietà” che porta avanti la Fondazione di Giorgio Vittadini.
Forse è ora, egregio Presidente, che il protagonismo di cui Lei parla inizi dall’affermazione ferma e coraggiosa dei principi dottrinali espressi nel tempo dalla Chiesa in campo sociale e politico, astenendosi dal citare personaggi dell’area sociale e di quella politica, il cui sostegno non garantisce certo maggiore rilevanza e credibilità a quei principi.
A tal fine è auspicabile che cessino veramente le divisioni dei lavoratori cattolici, i quali continuano a militare in associazioni diverse, dando inizio a quel coordinamento che Lei propone.
Solo in tal modo noi cattolici potremo sperare di acquisire quella credibilità e quella rilevanza che sono necessarie per riempire il “vuoto politico” di cui Lei parla.
Lei, presidente Costalli, dovendo presiedere la sessione economica nel corso della Settimana sociale di Reggio Calabria, ha la grave responsabilità di essere chiaro ed obbiettivo in quello che dovrà affermare, mantenendosi neutrale nei confronti di esponenti di associazioni e di aggregazioni politiche di ogni tipo.
Noi cattolici oggi abbiamo solo bisogno di essere richiamati ad essere autentici testimoni del Vangelo, rispondendo “con dolcezza e rispetto e con retta coscienza a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi”.
Grato per l’attenzione, La saluto distintamente.

Pietro Lacorte

L’intervista a Carlo Costalli su Avvenire (10/09/2010)