Roma, S. Pasqua 2010
Carissimi amici,
sembra di ieri la lettera natalizia ed eccomi qui a scrivervi di nuovo per gli auguri di Pasqua.
Il tempo vola e solo con difficoltà riusciamo a ritagliarcene un po’ per pensare al senso della nostra vita. Eppure dobbiamo farlo, almeno a Pasqua, per rivedere noi stessi e il nostro MEIC alla luce del Signore risorto.
La risurrezione di Gesù, a differenza della nascita, è avvenuta in assenza di testimoni. I suoi amici se ne sono accorti la mattina seguente, a cose fatte, a tomba ormai vuota. Anche se fossero stati presenti, comunque, dubito che se ne sarebbero accorti.
L’uscita dallo spazio-tempo e l’ingresso nella dimensione dell’eternità, infatti, non fa rumore né emette luce! Il Risorto ha voluto lasciare solo due indizi di ciò che era accaduto: la pietra allontanata dall’apertura e le bende, che avvolgevano il cadavere, afflosciate su se stesse quasi che Colui che ne era avvolto fosse sgusciato via senza disfarle.
Il Signore, risorgendo, non ha dovuto lacerare il sudario né sciogliere le bende perché ha abbandonato la gabbia spazio-temporale di questo mondo procedendo lungo una dimensione del tutto nuova, quella del Regno, che egli stesso ha inaugurato e aperto a tutti noi.
La sua risurrezione è stata una vera seconda nascita. Una nuova, straordinaria ‘singolarità’ nella storia dell’universo.
Il mio augurio pasquale, allora, è che rimaniamo tanto tenacemente aggrappati al Signore da essere trascinati nella sua risurrezione e con noi trainare tutta la realtà umana e materiale della storia e del cosmo.
Don Cataldo, Luigi, Costantino e Doriana si uniscono a me nel formularvi gli auguri più fervidi di una serena e santa Pasqua di risurrezione.
Carlo Cirotto
PS. Vi aspettiamo al X Congresso nazionale di Padova “Dio nel cuore, Cesare nella città? La rilevanza pubblica del Cristianesimo”, di cui il programma definitivo è riportato nel banner apposito.