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Tangorra: “Tocca a voi, laici”. Don Giovanni e il Meic

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Lo scorso 25 settembre è improvvisamente scomparso don Giovanni Tangorra, assistente nazionale del MEIC dal 2013 al 2019.

Nato nel 1955, presbitero della diocesi di Palestrina dal 1979, egli ha percorso un fecondo itinerario di studi e di insegnamento: dopo aver conseguito il Dottorato di ricerca con la pubblicazione di una tesi sull’ecclesiologia di Yves Congar, è stato docente di teologia dogmatica e direttore dell’Istituto Teologico Leoniano di Anagni. Ha insegnato alla Facoltà Teologica Teresianum e dal 2001 alla Pontificia Università Lateranense. Lì ha insegnato Teologia Sacramentaria, quindi ha ricoperto l’incarico sulla cattedra di Ecclesiologia ed Ecumenismo.

L’ecclesiologia conciliare è stata la stella che ha orientato i suoi studi e il suo ministero ecclesiale. Il servizio svolto nella presidenza del Meic ne è testimonianza.

Una testimonianza che la memoria, colpita da questo lutto improvviso, rende oggi ancor più luminosa e che rilancia un esigente richiamo all’impegno per tutte e tutti.

Don Giovanni e il suo incontro con il Meic

Scelto per ricoprire l’incarico di assistente nazionale senza ancora conoscere il Movimento, don Giovanni ha sin da subito cercato di tessere con discrezione e pazienza una tela di legami di amicizia e di reciproca fiducia con quanti collaboravano con lui, nel rispetto dei ruoli e delle responsabilità di ognuno.

Le sue omelie e i suoi interventi sono stati sempre ispirati a promuovere e a incoraggiare la vocazione specifica dei laici all’interno della Chiesa, della quale volentieri egli trascurava i congegni istituzionali e le logiche burocratiche. Nella sua parola attorno al tavolo di presidenza, sui banchi del consiglio o all’ambone della Chiesa di Camaldoli è risuonata una eco duratura e cordiale al sempre attuale insegnamento della costituzione Gaudium et Spes.

Profondo conoscitore del Concilio Vaticano II e della sua svolta ecclesiologica, don Giovanni non ha mai fatto avvertire ai propri interlocutori il peso della preparazione accademica. Piuttosto egli è stato un fedele interprete, in parole e opere, dello spirito del Concilio, che ancora oggi fatica ad animare e permeare la vita ecclesiale.

Da ultimo, su «Coscienza» n. 3 del 2022, ha indicato nella speranza la cifra ideale dell’assise conciliare e delle grandi attese da essa suscitate, in gran parte da colmare a sessant’anni di distanza, affinché la missione della Chiesa nella società contemporanea continui ad essere autentica e fruttuosa.

Don Giovanni: Il Meic, “ponte” tra Chiesa e cultura

In anni di cambiamenti importanti per la vita del Meic, come pure di eventi di grande significato, come la beatificazione e la canonizzazione di Paolo VI, don Giovanni con sensibilità e spesso con pungente ironia non si è mai stancato di richiamare la presidenza e il consiglio nazionale ad abbandonare i linguaggi e le abitudini autoreferenziali o rivolte al passato, affinando piuttosto la sensibilità del Movimento verso un nuovo modo di essere parte attiva della comunità dei credenti, laddove «ecclesiale» e «culturale» sono i due fuochi di una ellisse che orienta l’azione del Meic ed esprime la sua identità. Un ponte tra Chiesa e cultura, come pure tra Chiesa e mondo.

Lo scrisse con la chiarezza che il Meic ha presto imparato a conoscere e ad apprezzare, in un breve articolo programmatico col quale ebbe a presentarsi su «Coscienza» all’inizio del suo ministero (Avviciniamo la Chiesa al mondo, n. 6, 2013):

«Rendere connaturale il Vangelo al modo di esistere degli uomini è la sfida che ci sta davanti, consapevoli che una spaccatura in questo campo porterebbe a rinchiudere il cristianesimo nelle sagrestie. Non si tratta di dominare, ma di ascoltare, dialogare e servire, credendo nella forza liberante del messaggio evangelico».

In modo estremamente significativo, nello stesso fascicolo, l’allora vicepresidente, di lì a pochi mesi presidente nazionale, Beppe Elia, che ha preceduto don Giovanni nell’ultimo viaggio, firmava un coraggioso contributo sulla necessità di responsabilità durature e creative da parte del laicato cattolico. Il breve, incisivo titolo appare oggi come un motto ideale dell’impegno di don Giovanni. E di Beppe. Di entrambi. Anzi del Meic intero: Tocca ai laici.

Tiziano Torresi

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