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C’è un Italia di periferia che si sente abbandonata

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di BEPPE ELIA

La morte di 27 persone nell’incidente ferroviario pugliese dei giorni scorsi, oltre a generare molto dolore, ha suscitato anche domande ed una serie di accuse al modo con cui il nostro sistema di trasporto su rotaia è gestito.

Di fronte ad eventi tanto gravi credo siano doverosi anzitutto gesti di vicinanza e di condivisione, che gli amici dei gruppi MEIC di quel territorio hanno compiuto nei confronti di chi è stato colpito nei suoi affetti.

Passati alcuni giorni dall’evento occorre però, lucidamente, domandarci quali vie debbano essere intraprese per rendere più sicura la vita degli uomini e delle donne nei nostri paesi.

Sulle responsabilità di quanto è successo sarà la magistratura ad esprimersi, e credo sia giusto evitare delle valutazioni superficiali che spesso accrescono il risentimento e la rabbia, ma non aiutano a capire la realtà dei problemi: ho trovato personalmente incomprensibile ad esempio che molta stampa si sia scagliata sul fatto che la linea sia in quel tratto a binario unico, quando questa non è la ragione dell’incidente (molte linee ferroviarie a binario unico funzionano con elevati standard di sicurezza). E neppure si può dire che questa ferrovia sia in precarie condizioni (perché anzi, da viaggiatore saltuario sui suoi treni, debbo elogiarne la qualità delle carrozze, la puntualità, la pulizia). Le cause vanno accuratamente indagate e valutate le responsabilità, soprattutto per il rispetto che dobbiamo alle vittime.

Vorrei tuttavia mettere in evidenza, fra i molti altri aspetti evidenziati nelle analisi di questi giorni, una questione: e cioè che esiste una parte del nostro Paese che si sente poco considerata, e talvolta abbandonata dallo Stato e dalle Amministrazioni locali. Il sistema ferroviario è per certi versi paradigmatico di un’Italia dai molti volti. Efficientissimo lungo la dorsale Torino-Milano-Napoli, debole lungo altre direttrici anche importanti, addirittura scadente in molti tratti locali. E inevitabilmente la grande platea di cittadini che su questi treni meno affidabili debbono viaggiare quotidianamente acquisisce la convinzione di vivere una situazione ingiusta.

Ma la stessa affermazione possiamo farla guardando taluni problemi ambientali, infrastrutturali, sociali, di vita nei grandi agglomerati urbani.

Finché la politica non prenderà davvero a cuore le periferie, quelle delle città ma anche quelle più diffuse sul territorio, e non porrà attenzione alle condizioni di vita delle gente più semplice, cresceranno l’ostilità verso il potere pubblico e si acuiranno le tensioni sociali; e in tempi difficili come gli attuali abbiamo invece il dovere di ricreare maggior coesione e uno spirito di collaborazione.