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“The Economy of Francesco”: giovani pronti a sporcarsi le mani

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Il racconto di una partecipante all’incontro internazionale dei giovani impegnati per un’economia più giusta ed equa: “Niente scorciatoie, essere lievito”

Antonella Riccardo
dottoranda in Scienze politiche, Università di Pisa

Una comunità di giovani, una comunità globale, una comunità al servizio di The Economy of Francesco. Questa la rotta di quello che è stato definito più di un evento e più di un semplice incontro. The Economy of Francesco è la spinta iniziale di un processo che vede noi giovani under 35 protagonisti del sogno di un’economia più giusta ed equa. Il desiderio di bene e la responsabilità verso un mondo che in più ambiti eleva il suo grido di sofferenza, ha mosso molti di noi a rispondere all’appello del Santo Padre di “incontrare chi sta studiando e praticando un’economia diversa, quella che fa vivere e non uccide, include e non esclude, umanizza e non disumanizza, si prende cura del creato e non lo depreda”, provando a stipulare “un patto” per cambiare l’attuale economia e dare un’anima all’economia di domani” (Lettera del Santo Padre Francesco per l’evento “The Economy of Francesco”, 1 maggio 2019).

E così la mia storia si è intrecciata con altre duemila storie di cambiamento confluite tutte nell’incontro tenutosi dal 19 al 21 novembre, per via telematica. La fiducia ricevuta nei lavori preparatori – che in questi mesi hanno visto dodici villaggi tematici riflettere e costruire proposte concrete di cambiamento – ci ha sollecitati a condividere le nostre esperienze personali, le ricerche ed il nostro lavoro in una dimensione relazionale che supera i confini disciplinari e le frontiere nazionali. Lo scambio, la collaborazione e la diffusione di beni immateriali ha accresciuto in noi la consapevolezza di appartenere ad un’unica comunità globale, tutta in relazione. Tre sono le direttrici rintracciabili e sintetizzate anche nel messaggio finale di Papa Francesco:

  • comunità al servizio della vita: l’uomo, produttore e/o consumatore, non può annaspare nella mera logica del profitto, che produce disuguaglianza ed esclusione. È ora che le scelte politiche ed economiche siano rivolte a sanare il capitalismo malato attraverso la trasformazione dei modelli dominanti, che uccidono la dignità dell’uomo, che distruggono l’ambiente, che sfruttano le risorse perpetuando ingiustizie e povertà;
  • comunità che maturano la logica del Noi: la risposta all’individualismo, all’egoismo e all’indifferenza, che negli ultimi decenni la globalizzazione ha esasperato, richiede la capacità di rafforzare i fili delle nostre comunità, il sentimento di fratellanza e la produzione di nuove alleanze. Ciò significa abbracciare quella che Papa Francesco definisce “la tanto necessaria cultura dell’incontro, che è l’opposto della cultura dello scarto”, attraverso il dialogo, il pensiero condiviso, lo scambio e la co-costruzione di bene comune;
  • comunità operanti non più solo per i poveri ma con i poveri: ogni uomo ha la dignità per essere considerato non solo destinatario di un’azione di bene, ma anche co-costruttore della propria realizzazione. Il passaggio dalla cultura dell’assistenzialismo alla cultura della partecipazione interpella il decisore politico così come quello economico, le attività filantropiche così come le esperienze di carità: a loro è chiesto un cambio di prospettiva trasversale delle politiche, dei modelli organizzativi di produzione e della distribuzione di ricchezza.

Quali sono i prossimi step di The Economy of Francesco? Affinché questo processo attecchisca, come giovani continueremo a lavorare nei nostri territori di appartenenza, attraverso i villaggi tematici e gli hub regionali che si sono costituiti. Sotto spinte che ritroveremo dall’ascolto delle nostre realtà e dalle alleanze che sapremo costruire tra noi e con gli adulti che intendono camminare al nostro fianco, potremo immaginare e davvero costruire percorsi concreti di cambiamento. Per noi il monito è chiaro: “Niente scorciatoie, essere lievito, sporcarsi le mani”.