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Foligno. “Quale sanità nell’era post-covid?”

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“Occorre capire che per la nuova sanità, per la sottorete territoriale, bisogna cambiare mentalità.

Non è più il bisogno che va al servizio, come quando si va al pronto soccorso, come quando si va dal medico di famiglia, dallo specialista, si va al servizio; è il servizio che va al bisogno. La nuova sanità territoriale è questa qui.

È facile da dire, difficile da farsi perché deve coniugarsi con il socio-assistenziale, con il socio-sanitario, senza del quale evidentemente le cronicità, le fragilità non possono essere adeguatamente prese in carico.

E questo richiede una integrazione gestionale, professionale, un’integrazione istituzionale fra comuni e Regione, un’integrazione con il terzo settore e volontariato”.

È questa la parte centrale del video-messaggio di saluto del prof. Renato Balduzzi, (già presidente nazionale Meic e Ministro della salute nel 2011) con cui ha preso avvio l’incontro sul tema “Quale sanità nell’era post-covid? – Il sistema sanitario risponderà adeguatamente alle richieste dei cittadini?”, organizzato dal Gruppo Meic di Foligno il 29 maggio scorso presso la Biblioteca Jacobilli.

Un incontro-intervista, presentato dal presidente Paolo Tini Brunozzi, con Mauro Zampolini, Direttore sanitario del Presidio Ospedaliero di Foligno, coordinato da Giancarlo Nizzi del Meic di Foligno.

Il dott. Nizzi, nell’introdurre i lavori, ha precisato come l’obiettivo fondamentale dell’incontro sia quello di approfondire la conoscenza della complessità del funzionamento del S.S.N. e quindi dare un contributo di analisi e di proposta, “poiché è indispensabile una alleanza stretta tra tutti i soggetti chiamati ad agire in modo sinergico per raggiungere obiettivi di valore nella USL2 dell’Umbria”. E molteplici sono i soggetti chiamati ad agire: Assessore alla Sanità della Regione, Direzioni Aziendali, Medici, Infermieri, Sindacati ed anche i malati.

sanità Foligno
Nella foto, da sinistra, Giancarlo Nizzi, socio Meic Foligno, e il dott. Mauro Zampolini, direttore sanitario dell’ospedale di Foligno

Osservato come la complessità imponga risposte molto articolate, il dott Nizzi è passato a fornire un quadro delle realtà della nostra USL2: “Ci si occupa della salute di 385.000 cittadini; nel territorio
governato insistono otto Ospedali: Foligno, Spoleto, Orvieto, Narni, Amelia, Trevi, Norcia, Cascia; abbiamo 54 Comuni e quindi 54 Sindaci e tutti con diritto di parola”.

Il dott. Nizzi si è soffermato anche a richiamare le problematiche di fondo che investono il nostro Sistema sanitario già presenti prima della pandemia: liste d’attesa, scarsità di posti letto, depauperamento personale sanitario (medici e infermieri), mancata attrazione verso il SSN dei giovani medici, mancanza di medici specialisti, “per una grave miopia nella programmazione”.

Sanità: un “Sistema” in crisi

Il dott. Zampolini ha innanzitutto inteso evidenziare, pur nella temporaneità del suo incarico, il suo obiettivo di riannodare la comunicazione con la cittadinanza e la sua volontà di difendere il Sistema Sanitario Nazionale, attualmente molto in crisi.

Per Zampolini “non significa essere talebani nel dire che il sistema pubblico è l’unico possibile” tenendo però conto che il sistema privato è da utilizzare come integrazione, secondo una programmazione del Sistema sanitario regionale. E per far questo bisogna avere una capacità di programmazione e una capacità di obiettivi. Soprattutto “rivoluzionare l’approccio”, in tema, ad esempio, di ampiamento di prestazioni da erogare ovunque.

Non si risolve, oggi più che mai, il problema della salute aumentando prestazioni e distribuendo prestazioni. Noi “dobbiamo andare verso la vera presa in carico, non delle ricette, ma delle persone” ha puntualizzato il dott. Zampolini. Soprattutto nella condizione dove la cronicità diventa ormai l’80 per cento della sanità moderna. Quindi “dobbiamo cambiare completamente approccio, senza aspettare la richiesta delle prestazioni”. A fronte di malattie croniche importanti occorre fare una programmazione attiva che prescinda dalle liste d’attesa. Che non si risolveranno mai aumentando le prestazioni, perché più si aumentano le prestazioni più si allungano le liste d’attesa.

Il dott. Zampolini ha quindi ampiamente risposto, con dovizia di particolari, alle domande poste di volta in volta dal dott. Nizzi, approfondendo ulteriormente le precedenti osservazioni.

Sanità: le liste d’attesa

A cominciare dalla prima, sulle problematiche e la strategia per la gestione delle liste di attesa. Al riguardo il dott. Zampolini, ricordato che al momento esisterebbero circa 40mila prestazioni cui dare risposta, conseguenti al cumulo formatosi per effetto della pandemia, ha affermato l’esigenza “di costruire una modalità affinché queste liste di attesa non si generino più”.

La strategia “è quella dell’agenda di 2° livello”, per cui il paziente in visita specialistica che necessiti di accertamenti, invece di essere rimandato dal medico di famiglia, viene fatto “transitare in un percorso interno”, su ricetta dello specialista e fissando già l’appuntamento successivo di controllo. Il dott. Zampolini ha anche annunciato la possibilità, per gli ultra 65enni ed i pazienti fragili, di rinunciare a visite lontane dalla propria sede senza essere cancellati.

Sono seguite altre domande sulla situazione del “terzo polo” degli ospedali di Foligno e Spoleto, sul ruolo della sanità territoriale nel rapporto cronicità/Ospedale nonché sul rapporto pubblico/privato, anche all’interno dell’Ospedale in relazione alla salvaguardia della protezione universalistica della legge 833/78, sui posti vacanti di primario e sulla digitalizzazione e telemedicina.

Medicina territoriale

Sul ruolo della medicina territoriale in rapporto all’ospedale, per il dott. Zampolini “non esiste un ospedale che funzioni se non esiste un territorio che funzioni”. In particolare anche per l’Ospedale di Foligno costituiscono un “fardello” enorme il “libero afflusso” per tutte le patologie, compresa ad esempio anche una polmonite, ed il percorso di “fine vita”, per i quali si ricorre all’ospedale anziché a domicilio. Ma così l’ospedale si riempie e si rischia di “ricorrere alle barelle nel corridoio”.

Ciò significa “che i posti letto sono insufficienti e che il territorio non riesce più a reggere l’impatto della fragilità, cronica o complessa”. Si generano così liste di attesa anche per la chirurgia programmata.
Diventa quindi fondamentale la collaborazione dei medici di medicina generale, ove in futuro potessero tutti eseguire anche accertamenti diagnostici di primo livello.

Attività privata “intra moenia”

Sulla questione del rapporto tra attività pubblica e attività privata all’interno dell’ospedale, cioè l’intramoenia, che non è percepita positivamente per la tempistica ravvicinata rispetto alle prestazioni in lista d’attesa, il dott. Zampolini ha rammentato come sia stata messa in campo, a suo tempo dall’allora ministro della Sanità, Rosy Bindi, per regolamentare l’attività privata che veniva svolta in maniera caotica. Tale attività ora non può superare l’attività pubblica. È chiaro che essendo pochi i cittadini che vi ricorrono, si trova una più ravvicinata possibilità di risposta, un percorso più celere.

Nel rispondere sulla situazione del “Terzo polo” ospedaliero di Foligno-Spoleto, il dott. Zampolini ha rammentato come l’esigenza d’integrazione dei due presidi di Foligno e Spoleto sia nata da anni e che a suo tempo sia stato redatto un progetto da un gruppo di esperti che fece una proposta di integrazione. “Fu già un passo avanti”, ha sottolineato il dott. Zampolini, secondo cui, se occorre semplificare e ottimizzare, ciò “non significa fare di due ospedali un unico ospedale mettendo insieme le risorse”. Occorre trovare un modello che funzioni.

Alvaro Bucci