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Giustizia, la necessità di riforma resta

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di LUIGI D'ANDREA

Domenica scorsa, chiamato alle urne per i cinque referendum relativi all’organizzazione ed al funzionamento del potere giudiziario, si è recato a votare appena un quinto del corpo elettorale: dunque, una frazione assai più ridotta del quorum richiesto dalla Costituzione. Evidentemente, i cittadini non hanno ritenuto di rispondere nella forma dilemmatica propria dell’istituto referendario alle questioni (per la verità, di differenziata rilevanza) che erano state loro sottoposte; ed hanno rilanciato la palla nel campo della politica e della dialettica parlamentare, affidandosi alla capacità di elaborare in quella sede soluzioni equilibrate ed efficaci rispetto ai complessi problemi che affliggono il mondo della giustizia. Ma tale sforzo riformatore cui sono chiamate forze politiche e istituzioni pubbliche (a partire dalla stessa magistratura, naturalmente) dovrà essere con forza sostenuto dalla società civile ed alimentato dalla riflessione documentata e critica del mondo della cultura; e certamente il MEIC non mancherà di fare sentire alta e forte la sua voce.