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“La pandemia? Bisogna combattere la solitudine con la solidarietà”. I 97 anni di monsignor Bettazzi

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Lo scorso 26 novembre don Luigi Bettazzi ha compiuto 97 anni. Luca Rolandi, giornalista e socio del Meic di Torino, lo ha intervistato per il Corriere della Sera. E l’ultimo padre conciliare italiano vivente è stato schietto come sempre: «Sto ultimando un nuovo libro, il titolo sarà “Le mie eresie”»

Luca Rolandi 
intervista per il Corriere della Sera - Torino

Per monsignor Luigi Bettazzi, nato a Treviso il 26 novembre 1923, il tempo non passa, il suo orizzonte è sempre oltre. La sua biografia è già una storia bellissima. Nel castello di Albiano, vive da ormai venticinque anni come emerito di Ivrea e solo la pandemia l’ha bloccato nel suo peregrinare in Italia, e un tempo nel mondo, per parlare di Concilio, fede, cultura, dialogo, incontro tra l’uomo e il mistero di Dio. E gli auguri per don Luigi diventano come sempre confronto aperto e schietto.

Quasi un secolo di vita. Come rilegge la sua esperienza in prima linea, con coraggio e passione nel contesto di un mondo che ha visto mutare così profondamente?
«Sono fedele al Vangelo e alla storia. Un cristianesimo di frontiera che va controcorrente, oltre la dottrina e profondamente evangelico. La spiritualità cristiana si deve incarnare nella storia L’impegno nel sociale e il dialogo con la politica insieme alla condivisione di gioie e dolori dell’umano hanno caratterizzato la mia vita»

[…] Il tempo della pandemia come lo vive il cristiano?
«Non è un castigo o una presenza del male. Il Signore ha affidato il mondo all’umanità e l’ha salvata, ma ha anche chiesto di custodirla. Il male esiste, la fragilità e la finitudine dell’esistenza è il nostro destino. Bisogna combattere la solitudine con la solidarietà. Io sono anziano e comprendo quello che ci sta succedendo. Serve un forte senso di responsabilità per salvare il pianeta, cambiare lo stile di vita di uomini, donne e popoli. Francesco lo ha detto e scritto nell’Enciclica “Fratelli tutti”, nei discorsi ad Assisi sull’economia. Mi meraviglio che sia ancora vivo. Con tanti pazzi in giro rischia come Giovanni Paolo II»

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