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CATANIA Amoris Laetitia, presupposti teologici e prospettive pastorali

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di SALVO DI LEO

Il 14 febbraio scorso, nell’intento di approfondire lo studio dei documenti pontifici, il gruppo MEIC di Catania ha affrontato il tema della Amoris Laetitia. Ha guidato la riflessione un esperto docente di teologia morale e teologia del matrimonio e della famiglia, il preside dello Studio teologico S. Paolo mons. Maurizio Aliotta parlando dei presupposti teologici e delle prospettive pastorali del documento di Papa Francesco.

E’ stato riaffermato in premessa il valore magisteriale della esortazione post-sinodale del vescovo di Roma che è stata preceduta dall’ascolto del popolo cristiano e di due rappresentanze dei vescovi, e nella quale sono contenuti ampi riferimenti a documenti magisteriali precedenti. Il testo è frutto di osservazione e rispetto di situazioni reali che diventano occasione di annuncio e non danno spazio al relativismo ma alla coscienza ed alla responsabilità. Esiste un presupposto antropologico e morale dato dalla esperienza pastorale del Vescovo Bergoglio tra la gente nel considerare la situazione, nel senso di Romano Guardini, da cui deriva una morale ben più esigente, non garantita da norme astratte ma sostenuta dall’esercizio responsabile della libertà e della coscienza. Il retroterra conciliare emerge nel ruolo centrale della coscienza, l’ecclesiologia di comunione, la famiglia intesa come “chiesa domestica”, l’apprezzamento dell’amore coniugale in tutte le sue dimensioni.

Vengono sottolineati alcuni elementi essenziali dell’impianto del documento: il primato della grazia del matrimonio, la valorizzazione della ministerialità degli sposi, la conseguente progressività e gradualità di maturazione dell’esistenza cristiana, la necessità di un discernimento comunitario. Ne risulta una visione positiva e integrale dell’amore coniugale che si rifà alla Gaudium et Spes.

Le prospettive pastorali si possono sintetizzare in tre verbi: accompagnare, discernere, integrale. Amoris Laetitia, in linea col Vaticano II, propone una morale fondata cristologicamente. Al discernimento morale sI applica il criterio della gerarchia delle verità (UR 11) ponendo al centro “la bellezza dell’amore salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo morto e risorto” (EG 36). A ciò si collega “il carattere progressivo della maturazione cristiana per il quale non tutto si comprende e si vive contemporaneamente e allo stesso livello. Il carattere dinamico della comprensione esige paziente accettazione dei propri limiti e costante ricerca di ciò che è meglio. Le scelte pastorali devono essere guidate dalla convinzione della presenza dei semina verbi anche nelle esperienze diverse o distanti dal modello familiare che scaturisce da una piena e consapevole adesione all’annuncio cristiano.

Da qui la “pedagogia divina” (AL 78) che la Chiesa deve adottare nell’accompagnare le persone nel loro tempo e nei loro tempi. Possiamo concludere con Gronchi (relazione, 8) che “la pedagogia divina conferma il primato della grazia, il cui fine è quello di rendere la persona capace di una risposta libera: lo Spirito Santo agisce nell’uomo infondendogli un nuovo dinamismo interiore che gli permette di osservare la legge non da schiavo, ma da uomo libero. La vita morale è sostenuta dall’azione della grazia in modo progressivo, così da escludere ogni opposizione tra legge morale e pedagogia divina.