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CATANIA Il gruppo è ripartito, ecco le ultime iniziative

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Dopo quattro anni di pausa, sta riprendendo alacremente il suo impegno il gruppo Meic di Catania. Una presenza che quest’anno si è fatta sentire molto, attraverso una serie di iniziative e di proposte per l’animazione culturale della vita della Chiesa diocesana e della città etnea, l’ultima il 23 giugno scorso sul tema della democrazia partecipativa.

In particolare, il gruppo vuole condividere quanto scaturito da un altro incontro organizzato recentemente, quello svoltosi il 25 maggio scorso sul tema della Laudato Si’ e dell’urgenza di una autentica ecologia integrale. Ecco il resoconto della giornata.

Laudato si’, verso un’ecologia integrale attraverso il dialogo

di MICHELE DAMIGELLA

Organizzato dal Gruppo Meic di Catania, si è svolto, presso il salone parrocchiale della Chiesa S. Agata al Borgo, l’annunciato incontro di studio sulla prima Enciclica di Papa Francesco, ad un anno esatto dalla pubblicazione. Era presente il Rettore del Seminario Arcivescovile, Mons. Giuseppe Schillaci.
La scelta di svolgere l’incontro presso una parrocchia – il Meic si riunisce di solito presso il Seminario – è stata indotta dall’intenzione di coinvolgere, nell’impegno di riflessione, una delle Comunità ecclesiali presenti nella città.

Dopo il saluto del Prof. Salvo Di Leo, Presidente del Meic di Catania, ha preso la parola il relatore, Don Paolo La Terra, Assistente regionale del Meic, che ha esordito osservando come il Papa ha ricevuto il gradimento dell’80% della gente, tra cui Ivo Diamanti, dichiaratamente non credente, che lo ha definito Papa pop. Al tempo stesso, l’Enciclica è ritenuta, in altri ambienti (mondo della finanza; multinazionali), scomoda, per qualcuno da dimenticare e far passare sotto silenzio.

L’oratore ha delineato, anzitutto, il sistema adottato nello svolgimento del documento pontificio, nel quale ogni capitolo, sebbene abbia una sua tematica propria ed una metodologia specifica, riprende, a sua volta, da una nuova prospettiva, questioni importanti affrontate nei capitoli precedenti. Questo riguardo specialmente ad alcuni “assi portanti” che attraversano tutta l’Enciclica. Per esempio, l’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta; la convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso; la critica al nuovo paradigma ed alle forme di potere che derivano dalla tecnologia; l’invito a cercare altri modi di intendere l’economia ed il progresso; il valore proprio do ogni creatura; il senso umano dell’ecologia; la necessità di dibattiti sinceri ed onesti; la grave responsabilità della politica internazionale e locale; la cultura dello scrto e la proposta di un nuovo stile di vita: questi temi non vengono mai abbandonati, ma anzi, continuamente ripresi ed arricchiti.

Al n. 104 il Papa ha osservato che mai l’umanità ha avuto tanto potere su sé stessa e niente garantisce che lo utilizzerà bene (bombe atomiche lanciate in pieno sec. XX; il grande spiegamento di tecnologia ostentato da regimi totalitari, orientato allo sterminio di milioni di persone: strumenti bellici sempre più micidiali. ecc.).

La relazione prosegue con l’esame delle dimensioni costitutive di una ecologia integrale, che vanno: 1) dall’ecologia ambientale (n.138) che studia le relazioni tra gli organismi viventi e l’ambiente in cui si sviluppano, tenendo presente (n. 139) la relazione tra natura e società che la abita; 2) passando per l’ecologia economica (n. 141), osservando che. la crescita economica tende a produrre automatismi ed ad omogeneizzare, al fine di semplificare i processi e ridurre i costi; 3) ecologia sociale, giacchè lo stato di salute delle istituzioni di una società comporta conseguenze per l’ambiente e per la qualità della vita umana (142); 4) ecologia culturale, poiché il patrimonio storico, artistico e culturale è parte dell’identità comune di un luogo e base per costruire una città abitabile. La visione consumistica dell’essere umano tende a rendere omogenee le culture e a indebolire l’immensa varietà culturale, che è tesoro dell’umanità; 5) ecologia della vita quotidiana, per la quale si rende necessario armonizzare lo spazio in cui si svolge l’esistenza delle persone (n. 147); 6) ecologia umana che implica la necessaria relazione della vita dell’essere umano con la legge morale iscritta nella sua propria natura (n.155).

Al n. 156 dell’Enciclica si sottolinea che l’ecologia integrale è inseparabile dalla nozione di bene comune, cioè dall’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono, tanto ai gruppi quanto ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente.

La nozione di bene comune coinvolge anche le generazioni future. Ormai non si può più parlare di sviluppo sostenibile senza una solidarietà fra le generazioni. La difficoltà di prendere sul serio questa sfida è legata ad un deterioramento etico e culturale, che accompagna quello ecologico. L’uomo e la donna del mondo post moderno corrono il rischio permanente di diventare profondamente individualisti, e molti problemi sociali attuali sono da porre in relazione con la ricerca egoistica della soddisfazione immediata, con le crisi dei legami familiari e sociali, con la difficoltà di riconoscere l’altro.

Il metodo suggerito per perseguire un’ecologia integrale è quello del dialogo, a tutti i livelli: nella politica internazionale, nelle politiche nazionali e sociali, usando trasparenza nei processi decisionali, tra politica ed economia, e tra le religioni e le scienze.

Papa Francesco determina, poi, il posto della politica richiamando il principio di sussidiarietà, che esige più responsabilità verso il bene comune da parte di chi detiene il potere, a tutti i livelli.
L’Enciclica termina con l’insegnamento del Papa per i quale la cura per la natura è parte di uno stile di vita che implica capacità di vivere insieme e di comunione (228). Gesù ci ha ricordato che abbiamo Dio come nostro Padre comune e che questo ci rende fratelli. L’amore fraterno può solo essere gratuito, non può mai essere un compenso per ciò che un altro realizza.

L’esempio di Santa Teresa di Lisiux ci invita alla pratica della piccola via dell’amore, a non perdere l’opportunità di una parola gentile, di un sorriso, di un qualsiasi piccolo gesto che semini pace e amicizia. L’amore , pieno do piccoli gesti di cura reciproca, è anche civile e politico, e si manifesta in tutte le azioni che cercano di costruire un mondo migliore.

La relazione di Mons. La Terra è stata calorosamente applaudita dai numerosi presenti. Sono seguiti i contributi, molto apprezzati, del Prof. Giuseppe Burrafato, Presidente del Serra Club, del Prof. La Tora, del Prof. Giuseppe Rossi del Meic di Acireale e del Dott. Toni Greco.