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Da Quarto al malessere della democrazia

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di VITO D’AMBROSIO

“Da Quarto al Volturno. Noterelle di uno dei mille” è un libro sottile, eppure giudicato, da sempre, forse il migliore sulla epopea garibaldina, che fu epoca forte e positiva della nostra storia.

Oggi dobbiamo (vogliamo) parlare di un’altra Quarto, la cittadina vicino a Napoli, dove si sta consumando una vicenda che sarebbe comica, se non fosse sintomo allarmante della crisi italiana della politica.

Senza entrare nel merito (per farlo seriamente bisognerebbe conoscere bene i fatti), alcune noterelle possiamo azzardarle anche noi.

La prima è che un pre-requisito della politica, l’onestà personale, sta diventando elemento forte e preferenziale per affrontare una navigazione politica, che é cosa molto seria. Ma non basta essere una persona per bene per diventare un politico serio, capace ed affidabile.

La seconda è che i partiti, anche se non vogliono chiamarsi così, stanno diventando una proprietà personale di qualcuno, che ritiene di poterne disporre appunto come una proprietà privata. I programmi e i progetti passano in seconda fila di fronte ai sondaggi, e gli elettori vengono sempre più spesso chiamati ad applaudire il leader, non a valutare gli effetti delle sue azioni, né la coerenza delle sue decisioni. Il che, ovviamente, deforma la democrazia, che da confronto di idee e progetti, rischia di diventare scontro di insulti e di personalità.

La terza, infatti, è che il simbolo della democrazia, rappresentato dal voto, si allontana sempre più sullo sfondo, e le vicende della vita politica sono condizionate da valutazioni di pochissimi, se non addirittura di uno solo, che vorrebbe dettare il copione della recita, infischiandosene degli spettatori.

L’ultima osservazione, preoccupante, è che si parla sempre meno della vera emergenza meridionale, il dominio della criminalità, che esiste anche al Nord, ma trova terreno più fertile lì dove lo Stato é rimasto, molto spesso, soggetto estraneo e distratto, nel migliore dei casi, colluso nel peggiore.

Allora, in conclusione, si dimostra sempre più vera la diagnosi durissima di papa Francesco sulla corruzione, che emerge con forza pure dal suo ultimo scritto, e diventa anche espressione necessaria della nostra fede l’impegno più totale contro chi corrompe in radice le radici della solidarietà.