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Questa strage è una bestemmia, non chiudiamoci in casa

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17 Novembre 2015

di VITO D’AMBROSIO
vicepresidente nazionale del MEIC

Ancora una volta sangue, ancora una volta domande angosciate sulle ragioni di una tale feroce mattanza di persone innocenti. A Parigi continua quella che Papa Francesco ha definito una guerra mondiale strisciante.

Una guerra del tutto anomala, nella quale non ci sono scontri armati, ma fucili e bombe contro donne, uomini, ragazzi, che cercavano di vivere la sera del dì di festa rilassandosi, divertendosi, sfruttando l’intervallo tra una settimana lavorativa e l’altra.

Precisamente questa voglia di vivere hanno voluto colpire con una brutalità non umana. E lo hanno fatto inneggiando al loro Dio – che è l’unico Dio – mentre uccidevano. Compiere stragi nel nome di Dio è una enorme bestemmia, ha ripetuto Francesco, e le sue parole ci fanno capire quanto una pretesa giustificazione religiosa possa rendere estremi i tratti di una situazione di angosciante contrapposizione.

E proprio a questa orribile e sanguinosa provocazione dobbiamo, tutti, resistere, reagire, con la forza del cuore e della ragione, anche se straziati. A noi credenti il compito di trarre dalla nostra fede motivi ulteriori per non arrenderci, per continuare a vivere come se niente fosse accaduto. Perché cambiare la nostra vita, rifugiarci nella nostre case darebbe al terrorismo la vittoria definitiva.

Tutto deve proseguire come programmato; la vita di ogni giorno e gli eventi straordinari già previsti. Tra i quali il Giubileo della misericordia, che dovrà allargarsi alla pietà per i nostri morti, morti a Parigi ma il cui ricordo deve sopravvivere in noi.

Che il Signore misericordioso li accolga nel suo amore.