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Crociata: Da voi un’adesione intelligente e generosa alla missione cristiana

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Questa mattina il segretario generale della Cei mons. Maria Crociata ha celebrato la messa per il Meic e per la Focsiv nella Basilica di San Pietro, prima dell’udienza del Papa. Nell’omelia il vescovo ha affidato alle due associazioni e alla loro responsabilità “il peso lieve e gioioso di una cammino già percorso” e “l’impegno di una ripresa vigorosa di specifica vocazione nell’orizzonte ecclesiale di questo tempo inquieto e complesso, e nella volontà determinata di rispondere ad una chiamata che si rinnova e attende adesione intelligente e generosa nel dispiegarsi della missione cristiana nel nostro Paese”. Crociata ha richiamato il Meic e la Focsiv alla comunione ecclesiale: “L’armonia ordinata delle presenze e dei doni non è impoverimento ma potenziamento e condizione di piena realizzazione ed espressione per ciò che Dio fa sorgere e chiama a vita ecclesiale e missionaria”.

Di seguito il testo integrale dell’omelia.

OMELIA
Roma, Basilica di san Pietro, 19 maggio 2012

✠ Mariano Crociata

È con vivo senso di gioia e di gratitudine che ci ritroviamo convocati nella Basilica di san Pietro a celebrare l’Eucaristia. Il gesto supremo di lode a Dio per quanto incessantemente ci concede, si eleva al Padre nella persona di Cristo nostro unico Signore che ci unifica nel suo corpo ecclesiale e non cessa di offrire se stesso con noi sull’altare della croce e di elevarci alla sua gloria di Risorto. In lui quanto da noi compiuto si avvalora per giungere al suo vero senso e alla sua autentica realizzazione.
In questo momento la storia e la vita delle vostre realtà associative – con la celebrazione dell’80° anniversario della fondazione del MEIC e del 40° anniversario di fondazione della FOCSIV – sono come raccolte e condensate in un gesto di riepilogo, di ripresa e di rilancio. L’incontro liturgico nella basilica che più di ogni altra esprime la cattolicità della Chiesa e l’imminente incontro con il Santo Padre Benedetto XVI conferiscono a questo evento molto di più di una nota di retorica commemorazione, per affidare invece alla vostra responsabilità il peso lieve e gioioso di una cammino già percorso e l’impegno di una ripresa vigorosa di specifica vocazione nell’orizzonte ecclesiale di questo tempo inquieto e complesso, e nella volontà determinata di rispondere ad una chiamata che si rinnova e attende adesione intelligente e generosa nel dispiegarsi della missione cristiana nel nostro Paese. Tra le molteplici risonanze che la circostanza solleva nei vostri cuori, nonché nella vita delle vostre associazioni ci limitiamo in questo momento a raccogliere solo due spunti che la liturgia della Parola ci suggerisce a partire dalla Scrittura, in attesa che sia la parola del Santo Padre a suggellare il messaggio di questa giornata straordinaria.
Il brano degli Atti degli Apostoli (18,23-28) ci mette dinanzi una figura che presenta un tratto di estemporaneità ma esprime anche l’originalità e l’imprevedibilità della chiamata di Dio e della sua azione nella storia della fede. Uno sconosciuto intellettuale, felice parlatore delle cose di Gesù, Apollo, irrompe sulla scena della missione paolina a Efeso. La sua capacità oratoria è affascinante ma la sua conoscenza di Gesù e della sua dottrina è incompleta. Ciò che si verifica ha il carattere della esemplarità ecclesiale e risulta illuminante anche per noi. Egli non viene respinto come un corpo estraneo, né viene lasciato correre senza discernimento sul suo operato; viene piuttosto accolto con l’apprezzamento per il dono della sua parola ma insieme condotto verso una più adeguata corrispondenza alla chiamata e alla missione cristiana. Non c’è traccia di rivalità e di gelosia, né senso di infingimento e di falsa accondiscendenza verso una insufficienza che potrebbe rivelarsi di danno per il cammino della fede e della Chiesa nella corsa missionaria dell’annuncio cristiano. Ciò che avviene è semplicemente la serena ed equilibrata integrazione ecclesiale di una nuova presenza riconosciuta come iniziativa e carisma divino. Non è forse proprio questo il metodo, lo stile, la coscienza ecclesiale che dovrebbe esprimere ogni nuova presenza che lo Spirito suscita nella comunità cristiana? In un certo senso la storia delle vostre associazioni potrebbe essere riletta nella luce di questa dinamica tipicamente spirituale ed ecclesiale, seguendo la quale il dono che Dio suscita nella Chiesa e per la Chiesa, propria da essa e in essa viene accolto ma anche integrato nella piena comunione affinché produca in pienezza i frutti in vista dei quali è stato voluto. L’armonia ordinata delle presenze e dei doni non è impoverimento ma potenziamento e condizione di piena realizzazione ed espressione per ciò che Dio fa sorgere e chiama a vita ecclesiale e missionaria, il cui esito ultimo e adeguato è l’incontro e la conoscenza di Cristo Gesù.
Coerentemente, si direbbe, la pagina del vangelo di Giovanni (16,23b-28) ci conduce verso una dimensione più profonda, sulla linea di quanto la vicenda ecclesiale di Atti ci ha comunicato. Ci fa comprendere, infatti, che la radice di ogni esistenza e impegno ecclesiale è la relazione personale con Gesù. Di questa relazione vengono oggi in particolare sottolineati due aspetti intimamente connessi: la preghiera di richiesta e il rapporto mediato e diretto allo stesso tempo con il Padre. È in gioco la missione di Gesù. Come Figlio, Egli è colui che realizza pienamente e in totale fedeltà la missione divina. Ma quanto più la sua missione giunge a realizzazione tanto più appare che il suo risultato consiste nel mettere coloro che hanno accolto e creduto in comunicazione e in comunione con il Padre, con il mistero e la sorgente ultima della realtà e del bene, con il fondamento di tutto ciò che esiste e con la volontà da cui scaturisce ogni chiamata e ogni missione.
C’è una connotazione trinitaria in questa pagina evangelica: quanto più Gesù entra nel mistero della sua “ora”, tanto più il Padre emerge come il protagonista della sua persona e della sua missione; ma quanto più egli porta a compimento ciò che il Padre gli ha chiesto, di tanto egli stesso si mostra mediatore indispensabile. Il nostro destino è la relazione personale con il Padre, ma questa, tanto più e meglio si stabilisce, quanto più è presente e attivo Gesù stesso. Non c’è alternativa tra Gesù è il Padre, ma circolare e reciproca necessità. Più ci avviciniamo al Padre. più siamo uniti a Gesù; più conosciamo Gesù, più entriamo nel mistero di Dio: la comunione con l’uno non allenta quella con l’altro, al contrario la porta a più perfetto compimento. Gesù è venuto per rivelarci il Padre e donarci la grazia di entrare e di vivere nella comunione piena che sussiste eternamente tra di loro, quella comunione che altro non è se non lo Spirito Santo. Il nostro destino e la nostra piena realizzazione è la Trinità. In essa è il segreto sorgivo della nostra identità e della nostra chiamata. Ad esso dobbiamo ricondurre ogni nostro impegno, perché lì, nel fuoco vivo della comunione trinitaria, è la sorgente della nostra vita, della nostra vocazione e di ogni nostro bene e responsabilità ecclesiale.
Per questo è la preghiera di domanda – sì, di domanda – la sorgente e il luogo esemplare della nostra realizzazione vocazionale e della nostra specifica presenza ecclesiale. Questa formidabile insistente affermazione che quando chiediamo per mezzo di Gesù otteniamo e otteniamo direttamente dal Padre, deve ridarci la misura intima e la condizione sorgiva del nostro esserci nella Chiesa. Ciò che dobbiamo chiedere e sempre otteniamo è stare nella comunione delle persone divine. Quando stiamo in questa comunione, è adempiuta la condizione essenziale di tutto il nostro impegno cristiano nella Chiesa e nella società.
Mi pare possa essere colta in questa Parola divina una cifra proporzionata e una luce commisurata al senso e alla solennità delle ricorrenze che celebrate, per procedere al rilancio che questo gesto celebrativo, coronato dall’incontro con il successore di Pietro, vi chiede e vi impegna ad assumere con rinnovato entusiasmo e immutata generosa dedizione.

L’omelia di mons. Crociata