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L’incontro fra Oriente e Occidente al centro dei lavori di Camaldoli

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CAMALDOLI (AR) – Prosegue a Camaldoli la Settimana teologica del Meic, dedicata a “L’uomo nelle religioni”. Dopo la prima parte del convegno, incentrata sulla teologia delle religioni e sull’antropologia cristiana, gli oltre cento partecipanti, membri del movimento intellettuale cattolico provenienti da tutta Italia, sono stati impegnati nell’approfondimento della visione
dell’uomo nelle fedi orientali, dal buddismo all’induismo. Un tema con forti ricadute sulla questione dei rapporti tra Occidente e Oriente nella società globalizzata, sempre più segnata dai flussi migratori e dai contesti multireligiosi.
Il presidente del Meic Carlo Cirotto ha tracciato un bilancio di questa prima parte dell’iniziativa: “E’ veramente necessario approfondire la conoscenza delle diverse religioni per superare la visione stereotipata che ce ne fa parlare come di blocchi unici: non si può parlare di ‘buddismo’ ma di ‘buddismi’, così come abbiamo visto che ci sono molte e diverse forme di spiritualità induista. Quello che è certo è che nelle fedi orientali vi sono dei semi condivisi, per esempio la comune aspirazione dell’uomo al superamento del limite, che possono essere la base di un incontro e di un dialogo con i cristiani”.
“C’è bisogno di un vero incontro tra l’Occidente e l’Oriente – ha spiegato Benedict Kanakappally, indiano, docente di Fenomenologia delle religioni alla Pontificia Università Urbaniana – e incluso in questo è anche l’incontro della spiritualità. Se un incontro dialogico profondo con le spiritualità indù è sempre auspicabile per il cristianesimo in genere, esso rimane la via obbligata per i cristiani dell’India. Sebbene il cristianesimo abbia preso piede in India già nei primi secoli, culturalmente esso è rimasto in un limbo, e anche oggi dà l’impressione di non sapere o, anche peggio, di non volere entrare in un serio dialogo culturale con le spiritualità indiane. La questione dell’adattamento culturale della spiritualità cristiana in India assume un senso d’urgenza proprio oggi, di fronte all’integralismo culturale religioso indù che si oppone al cristianesimo e alle sue attività in India, e giustifica la sua presa di posizione nei confronti del cristianesimo in nome proprio di una sua percepita estraneità culturale al paese”.
Sulla stessa esigenza di incontro dialogico si è espresso Cinto Busquet (nella foto), teologo catalano della Pontificia Università Urbaniana ed esperto di culti dell’estremo Oriente: “La Chiesa, aprendosi all’Oriente in modo radicale come ha iniziato a fare dal Concilio in poi, diventa così veramente ‘cattolica’. Le nuove inculturazioni orientali diventano sempre più presenze affatto secondarie anche nel cristianesimo”.
Domani la Settimana si chiuderà con l’intervento dell’islamista Francesco Zannini e con le conclusioni del presidente Cirotto.

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Cinto Busquet – ”L’uomo nelle religioni dell’Estremo Oriente”