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L’Italia dica No alle armi nucleari, Sì alla pace

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I nuovi scenari di guerra sul territorio europeo potrebbero non riguardare solo Mosca e Kiev. Mai come in questo momento si avverte la necessità di una seria azione delle diplomazie, che sappiano comporre le divisioni, edificando una pace giusta. Ma più ancora sono i popoli d’Europa ad essere chiamati in causa per far sentire la loro voce contro la guerra, dopo che per due volte, nel corso del XX secolo, il nostro continente è stato origine di un conflitto devastante che si è poi propagato a tutto il mondo.

Giunge dunque più che mai opportuno e pienamente immerso nella grave attualità di questi giorni l’appuntamento di sabato 26 febbraio 2022, a Roma, presso la Domus Mariae (in via Aurelia 481 – dalle ore 10 alle ore 13), Per una Repubblica libera dalla guerra e dalle armi nucleari. Un’occasione di riflessione e di dialogo aperto, approfondimento teologico e discernimento voluta dai promotori dell’Appello a favore dell’adesione dell’Italia al Trattato di proibizione delle armi nucleari: Azione Cattolica, Acli, Comunità Giovanni XXIII, Movimento Focolari e Pax Christi, e per confrontarsi assieme alle oltre 40 associazioni cattoliche che la scorsa primavera hanno firmato il documento in cui si chiede al Governo italiano di aderire al “Trattato di proibizione delle armi nucleari” (TPNW). Tra queste c’è anche il Meic.

Dopo il saluto iniziale del presidente nazionale dell’Ac, Giuseppe Notarstefano, seguiranno gli interventi di mons. Giovanni Ricchiuti, vescovo di Altamura, Gravina, Acquaviva delle Fonti e presidente nazionale di Pax Christi; Maria Bianco del Coordinamento delle teologhe italiane; Maurizio Simoncelli dell’Archivio Disarmo di Roma. (In allegato, il programma).

Diretta streaming sul canale Youtube dell’Azione Cattolica Italiana

L’articolo 11 della nostra Carta costituzionale, nella sua prima parte, stabilisce uno dei principi fondamentali su cui si fonda la Repubblica: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Parole certe nel loro significato. Parimenti certo è il fatto che dal 22 gennaio 2021, al termine dei 90 giorni previsti dopo la 50esima ratifica, il “Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari” è diventato giuridicamente vincolante per tutti i Paesi che l’hanno firmato. Questo Trattato, che era stato votato dall’Onu nel luglio 2017 da 122 Paesi, rende ora illegale, negli Stati che l’hanno sottoscritto, l’uso, lo sviluppo, i test, la produzione, la fabbricazione, l’acquisizione, il possesso, l’immagazzinamento, l’installazione o il dispiegamento di armi nucleari. Il nostro Paese in contrasto con il suo dettato costituzionale non ha né firmato il Trattato in occasione della sua adozione da parte delle Nazioni Unite, né l’ha successivamente ratificato.

Conseguenza (e ragione di questa mancata ratifica) è che ancora oggi in Italia, nelle basi di Aviano (Pordenone) e di Ghedi (Brescia), sono presenti ordigni nucleari (B61), una quarantina circa. Senza contare che nella base di Ghedi sono state ampliate le strutture per poter ospitare i nuovi cacciabombardieri F35, ognuno dal costo di almeno 155 milioni di euro, in grado di trasportare nuovi ordigni atomici ancora più potenti (B61-12). Lavori che hanno fatto seguito alla decisione del nostro Paese di impegnarsi ad acquistare 90 cacciabombardieri F35 per una spesa complessiva di oltre 14 miliardi di euro, cui vanno aggiunti i costi di manutenzione e quelli relativi alla loro operatività. Uno scandalo, mentre il Paese fa i conti con le conseguenze della pandemia ancora in corso e una crisi sociale ed economica molto pesante, specialmente per i più poveri e i più fragili, aggravata (manco a dirlo) dai venti di guerra che giungono da Est.

Viene da chiedersi se siamo sudditi o alleati di chi ci costringe a tenere in casa ordigni di distruzione di massa e a spese militari che nulla avrebbero a che fare con un Paese che il “ripudio” della guerra oltre a proclamarlo lo praticasse. E vengono in mente le parole di papa Francesco in occasione della sua visita in Giappone, il 24 novembre 2019, a Hiroshima: “Con convinzione desidero ribadire che l’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine, non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune. L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è immorale, come allo stesso modo è immorale il possesso delle armi atomiche… Saremo giudicati per questo. Le nuove generazioni si alzeranno come giudici della nostra disfatta se abbiamo parlato di pace ma non l’abbiamo realizzata con le nostre azioni tra i popoli della terra”.

Antonio Martino
Azionecattolica.it