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Assemblea 2011: la relazione del Presidente nazionale

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“LE PAROLE DELLA VERITÀ. MEIC, CULTURE E FEDE” – XI ASSEMBLEA NAZIONALE – ROMA 21-23 OTTOBRE 2011 – LA RELAZIONE DEL PRESIDENTE CARLO CIROTTO (pdf)

Una parola ha detto Dio, due ne ho udite
(Sal 62,12)

In apertura di questa mia relazione, desidero rivolgere un pensiero di affettuoso augurio al Vescovo Assistente centrale dell’Azione Cattolica mons. Domenico Sigalini. Nell’assicurargli la nostra preghiera, gli auguriamo una veloce guarigione.

L’assemblea elettiva Meic

L’Assemblea elettiva è, per tradizione del nostro Movimento – e prima ancora dell’Azione Cattolica da cui il MEIC trae ispirazione ideale – un momento prezioso per fare il punto del passato triennio, leggere la realtà attuale e, su queste basi, delineare, almeno per grandi linee, le prospettive di azione futura. Dalle indicazioni che emergeranno dall’Assemblea, il nuovo Consiglio nazionale trarrà un progetto compiuto di attività. L’Assemblea, insomma, è un momento della vita interna del movimento indispensabile per aprirsi al futuro facendo tesoro del passato.

Il Consiglio nazionale e la Presidenza hanno scelto il tema che, espresso in forma sintetica, costituisce il titolo di questa Assemblea e che ora mi preme presentare in forma meno condensata.

La proposta è quella di approfondire, in maniera critica, le principali tipologie di linguaggio che rientrano nel patrimonio culturale del nostro Movimento e sono le stesse delle società in cui viviamo.

Il tema dell’Assemblea: i linguaggi

La scelta del tema dei linguaggi risponde all’esigenza di accrescere la loro conoscenza in modo da poter aderire con più efficacia alla nostra missione che è quella di comunicare e testimoniare la Verità nella maniera più efficace possibile. Possedere meglio i linguaggi attuali, infatti, significa comprendere meglio coloro che li utilizzano e scoprire il modo migliore di comunicare con essi.

Nel mondo in cui viviamo sono veramente tante le lingue utilizzate. Da quelle ‘semplici’ della cultura popolare a quelle coinvolgenti dell’arte, da quelle impegnative della cultura ‘alta’ a quelle, spesso incomprensibili, dei saperi specialistici. Quelli tra noi che hanno la fortuna di esercitare l’insegnamento toccano con mano la realtà della molteplicità e, quasi, dello sbriciolamento dei linguaggi.

Eppure la mente umana è per sua natura affascinata dall’idea di giungere a spiegare il mondo attraverso un’unica immagine, un’unica idea esplicativa, che essendo unica è anche giusta. L’ideale mai abbandonato dagli studiosi della fisica di spiegare tutti i campi della loro indagine attraverso un’unica grande teoria unificata è una dimostrazione chiara della tensione che spinge l’uomo a ricercare l’unità in ogni campo delle sue attività.

Le immagini bibliche di Babele e della Pentecoste

Gli ideatori-architetti della torre di Babele la cui immagine, non a caso, è l’emblema di questa nostra XI Assemblea, avevano questo in mente, quando sfidavano Dio con il loro prodigioso edificio: rimanere un popolo unico, con una sola lingua, continuando a vivere all’ombra della torre. Al primitivo gruppo umano l’Autore sacro attribuisce queste parole: “Venite, costruiamoci una città e una torre la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra”. Sapevano che la dispersione avrebbe provocato la divisione in gruppi ed il conseguente affermarsi di lingue e culture molteplici.

L’ideale dell’unità veniva inteso da questi audaci costruttori come aspirazione a conservare una struttura uniforme, monolitica e indifferenziata, evitando in ogni modo di diversificarsi. Però, come si evince da questo e da molti altri racconti, le Sacre Scritture non parteggiano per un’unità siffatta. Pur essendo depositarie della rivelazione dell’Uno, del Dio unico, prediligono tuttavia un mondo fatto di differenze, preferiscono unità generate dalla sintesi di diversità piuttosto che unità primordiali indifferenziate. Lo testimonia sia il Testamento antico che quello nuovo.

Nell’episodio di Babele Dio scoraggia gli uomini a salvaguardare ad ogni costo la propria arcaica unità, boicottando la costruzione della loro torre, differenziandone le lingue e disperdendoli sulla faccia della terra. Le lingue, infatti, diversificano l’uno primordiale, introducono nell’indistinto l’arte del distinguo, che tra le arti della ragione è la più sofisticata.

Anche nel nuovo Testamento, nel racconto della discesa dello Spirito Santo, che fa da eco e completamento a quello genesiaco della Torre, tutto comincia con una separazione.

Lo Spirito di Dio, nel giorno di Pentecoste, si rendeva visibile come “lingue di fuoco che si dividevano e si posavano su ciascuno” dei discepoli di Gesù. Suddividendosi, il fuoco dello Spirito confermava ciascuno di essi nel nuovo modo di vivere predicato da Gesù, in maniera, per così dire, personalizzata. Il primo risultato è quello del disorientamento: la folla dei Giudei che a Gerusalemme ascoltava gli Apostoli viene descritta come stupita, meravigliata; ancor peggio: confusa. Tutto, infatti, sembra rimescolato; si sfalda un ordine che si era costruito in precedenza: quello della pacifica convivenza di lingue che comunque restavano estranee l’una all’altra per far posto improvvisamente all’inaudita apparizione di una lingua nuova.

Non, però, un’ennesima lingua universale che andava ad aggiungersi alle altre come una nuova koiné, ma una sorta di meta-linguaggio che unificava, trascendendola, la molteplicità delle lingue preesistenti, che faceva tesoro di tutto l’esistente senza accantonarlo né umiliarlo.

Quest’operazione, che è una nuova creazione, è atto tipicamente divino che però va preparato, reso possibile ed accolto dall’impegno umano.

Il compito affidato all’uomo, non solo nel campo religioso ma anche in quello più genericamente socio-culturale, è di cercare e trovare un’unione imperniata sulla diversità: diversità che Dio stesso favorisce, che regolarmente risuscita se la trova impigrita o smorta.

Uniti nella differenza

Ciò significa che nostro compito è di far nascere l’unione non a dispetto delle differenze, non malgrado la differenza, ma grazie al confronto anche radicale di opinioni che, solo così, hanno modo di misurare se stesse, di correggere i propri lati più vulnerabili, di constatare la propria validità o la propria insufficienza o, al limite, la propria vacuità.

Avverbi come ‘a dispetto’ o ‘malgrado’ sono fuorvianti: l’unione non si conquista con atteggiamenti di dispetto o mal-gradimento nei confronti delle idee che sono refrattarie ad aderire o a conformarsi nell’obbedienza. L’ambizione all’armonia è superlativa se è ambizione di vivere accanto alla differenza governandola, senza annullarla. La differenza cementa l’unione, dà peso al suo agire e colore alla sua rappresentazione. Per ottenere un’unità degna di questo nome, insomma, bisogna saper contare almeno fino a due.

La “differenza” nei gruppi Meic

Noi del MEIC siamo già alquanto differenziati. Sappiamo contare ben oltre il numero 2. Giungiamo almeno fino al 95. Tanti sono i gruppi locali, caratterizzati ciascuno da una propria personalità, con competenze culturali e stili operativi talvolta assai diversi. Per ognuno di essi la storia, non di rado lunga decenni, ha prodotto tradizioni che sono divenute il leitmotiv del gruppo e il perno attorno al quale ruotano le iniziative e le attività comunitarie.

Niente di strano, allora, se il dialogo tra gruppi incontra talvolta difficoltà che favoriscono chiusure di difesa più che atteggiamenti di apertura.

Eppure la necessità che all’interno del Movimento sia promossa con vigore l’osmosi tra i gruppi è stata continuamente ribadita nelle ultime Assemblee dopo che, con quella straordinaria del 2003, il Movimento si era dato nuove basi unitarie con l’attuale Statuto.

Il documento del Consiglio Nazionale

Nella sua prima riunione, il Consiglio nazionale ora uscente, facendosi interprete dei suggerimenti e degli stimoli emersi nel corso della X Assemblea nazionale, stilò il documento programmatico che è allegato a questa stessa relazione. Il Consiglio identificò nell’atteggiamento di apertura e di dialogo la caratteristica che avrebbe dovuto contraddistinguere, più che altre, le attività del MEIC sia a livello locale che nazionale.

Permettetemi di ricordarne in maniera schematica i punti più significativi.

  • (1) Il Consiglio sottolineò l’esigenza di lavorare con impegno per la promozione della comunionale ecclesiale – in unione con i Vescovi, in sintonia con l’insegnamento del Concilio e le indicazione del Convegno di Verona – partecipando in maniera matura e responsabile alla vita ecclesiale.
  • (2) Considerò come primario il dovere di fronteggiare con decisione l’attuale emergenza educativa – la medesima esigenza dalla quale sono scaturiti gli orientamenti pastorali dell’Episcopato per il decennio 2010-2020 “Educare alla vita buona del Vangelo” – promuovendo il dialogo soprattutto con i giovani, che vivono tempi di gravi difficoltà, ma anche con i tiepidi e i lontani.
  • (3) Al medesimo spirito di dialogo si ispirava il proposito di aprirsi alle altre realtà dell’associazionismo ecclesiale e di incrementare il dialogo ecumenico ed interreligioso.
  • (4) La volontà di dialogo, però, non sarebbe stata genuina se non avesse portato il Movimento ad aprirsi anche alle realtà sociali non ecclesiali, offrendo il proprio contributo alla soluzione dei problemi che più affliggono la società – l’economia, il lavoro, la cittadinanza, l’ambiente, la questione giovanile e quella meridionale –lasciandosi in ciò interpellare dalla Dottrina Sociale della Chiesa. La fonte ispiratrice di tali rapporti fu identificata nel “Progetto Camaldoli”, in quanto frutto di un’intensa attività corale di studio e di approfondimento compiuta da tutto il Movimento.

Queste, esposte in maniera stringata, furono le linee programmatiche suggerite dalla precedente Assemblea nazionale ed esposte in forma organica dal Consiglio nazionale.

Giunti a questo punto, siamo in grado di fare un bilancio dell’attività del triennio appena trascorso.

Assemblea nazionale. Il bilancio delle attività del Meic

Per motivi di comodità e chiarezza esporrò ancora una volta schematicamente le attività svolte ai vari livelli organizzativi come attuazione del programma, evidenziandone di volta in volta gli aspetti positivi, quelli negativi e suggerendo eventuali miglioramenti che possano essere apportati.
Da decenni, ormai, sono entrate nella tradizione del Movimento alcune attività a carattere nazionale che si ripetono con periodicità temporali loro proprie.

La Settimana teologica

C’è, prima di tutto, la Settimana Teologica estiva che ha cadenza annuale. I titoli delle tre iniziative promosse (che stanno scorrendo sullo schermo) bastano da soli a mostrarne la coerenza con le richieste programmatiche. C’è però un ulteriore fatto significativo degno di nota.

A seguito del desiderio espresso dai Monaci di tornare ad ospitare a Camaldoli le nostre Settimane Teologiche, rinverdendo così un’antica e gloriosa tradizione, abbiamo organizzato lì le Settimane del 2010 e del 2011. Si è trattato come di un ritorno a casa. L’elevato numero dei partecipanti ne ha dimostrato il gradimento, e l’accoglienza fraterna dei monaci ha contribuito al consolidamento di un bel clima di serena amicizia che, soprattutto quest’anno, è stato palpabile.

Cadenze necessariamente pluriennali hanno gli altri incontri tradizionali del MEIC nazionale.

Giornate di spiritualità di Malmantile

Le giornate di spiritualità di Malmantile, gli ‘esercizi spirituali’ del Movimento, sono state organizzate nella primavera del 2009 ed hanno avuto a tema la sorprendente attualità della visione antropologica del libro dei Salmi. L’abbondanza di buoni frutti, testimoniata da tutti i partecipanti, ha confermato la validità della tradizionale iniziativa e ne raccomanda la prosecuzione.

Il Congresso nazionale

Nella primavera del 2010 si è tenuto a Padova il X Congresso nazionale nel nuovo e splendido ‘Centro d’arte e cultura S. Gaetano’. Si è trattato di un incontro stimolante con rappresentanti dei diversi mondi attivi nella realtà italiana, in quella europea e in quella mondiale. A contatto con tali realtà il MEIC ha saputo esprimere al meglio il suo ruolo specifico di formatore di coscienze in vista del raggiungimento del bene comune attraverso l’impegno nel mondo del lavoro, dell’imprenditoria, del volontariato ma soprattutto in quello della politica, intesa come luogo in cui si progetta il futuro, si dialoga in modo costruttivo, ci si impegna per la promozione umana e la difesa dei più deboli.

Anche in quell’occasione, come in questa Assemblea nazionale, il Segretario generale della CEI, Mons. Crociata ha voluto essere presente e celebrare l’Eucaristia conclusiva. Al gruppo di Padova vada, ancora una volta, il nostro ringraziamento. Senza il loro impegno i risultati dell’iniziativa non avrebbero raggiunto gli alti livelli che hanno registrato.

Il primo convegno dei presidenti dei gruppi Meic

Un’iniziativa assente nella nostra tradizione – ma che mi auguro divenga presente per l’avvenire – è il Convegno dei Presidenti dei gruppi locali. Fortemente voluto dal Consiglio nazionale, è stato organizzato nello scorso mese di febbraio ed ha visto la partecipazione attiva del 70% dei presidenti dei gruppi e di numerosissimi altri aderenti.

L’abbondanza di tempo riservato alle comunicazioni personali ha portato frutti ottimi ed inattesi tanto da indurre il Consiglio a modificare, per questa nostra XI Assemblea nazionale, la struttura tradizionale delle Assemblee del Movimento nel modo che è esposto nel programma.

Il programma della XI Assemblea nazionale

Su di esso desidero richiamare brevemente la vostra attenzione.

Oltre al tempo che dovremo dedicare obbligatoriamente agli adempimenti istituzionali, avremo l’intera giornata di domani e parte della mattina di domenica a disposizione per approfondire il tema dell’Assemblea nazionale, quello della pluralità dei linguaggi che caratterizzano la nostra vita nella società civile, nella Chiesa, nel MEIC.

A ‘dare il la’ ai nostri lavori sarà la relazione del prof. Pieretti che offrirà gli spunti di approfondimento per le tre sessioni di lavoro dell’Assemblea nazipnale alle quali siete tutti chiamati a portare il vostro personale contributo. Quanto emergerà dai lavori, poi, opportunamente sintetizzato, fornirà al nuovo Consiglio nazionale il materiale per la stesura del programma per il prossimo triennio.
Scusatemi per questa divagazione più adatta ad una introduzione dei lavori che ad una relazione. Mi preme molto però chiedervi un supplemento di impegno affinché dai nostri lavori esca un quadro concreto e realistico della situazione attuale e altrettanto concreti e realistici suggerimenti per i futuri sviluppi del nostro Movimento.

La comunicazione del e nel Meic

Torno allora alla mia relazione in questa XI Assemblea nazionale, focalizzando l’attenzione sulle strutture che ci siamo dati per rendere efficace ed efficiente quella rete di contatti e di comunicazioni che sono a servizio dell’unità del Movimento. Intendo la rivista Coscienza e il sito internet.

Dobbiamo alla generosità e alla competenza di Renato Balduzzi, direttore della rivista, se Coscienza continua ad uscire con regolarità conservando l’alto livello culturale che da tempo le viene riconosciuto. Avendo dedicato la nostra Assemblea al tema dei linguaggi, non poteva mancare un tempo riservato specificamente a Coscienza. Sarà lo stesso direttore, quindi, a fare il punto sullo stato di salute della rivista, sulle sue difficoltà e le sue esigenze. Colgo l’occasione per ringraziare, anche a nome di tutto il Movimento, il direttore per questo suo prezioso servizio, augurandomi che voglia proseguirlo anche per il futuro.

La rivista Coscienza, fondata nel 1947, è una vera miniera di ricchezze ancora da scoprire. Vi hanno lasciato le loro firme uomini che hanno fatto la storia della Chiesa, della Repubblica, dell’Europa. Non è bene che resti chiusa in un archivio, disponibile alla sola consultazione degli storici.

Le tecnologie informatiche permettono di avere accesso a questo tesoro e il Consiglio ne ha promosso la pubblicazione su mezzo informatico dapprima, nel 2009, dei fascicoli del ventennio 1988-2008, nel 2010 dei fascicoli del ventennio 1967-1987 e finalmente oggi, in occasione della nostra Assemblea nazionale, dei restanti fascicoli che vanno dal 1947 al 1966.

Il sito del Movimento (http/www.meic.net), di recente riorganizzato e regolarmente aggiornato da Simone Esposito – il cui servizio è prezioso anche nell’ufficio stampa – è attraente, maneggevole e si dimostra un ottimo strumento per una comunicazione rapida ed efficace.
Mi sembra pleonastico chiedere ancora una volta a voi, e attraverso di voi a tutti gli aderenti, di collaborare all’arricchimento della rivista e del sito con i vostri contributi.

Gli “Osservatori”

C’è un’altra arena, nel Movimento, progettata per favorire l’approfondimento, il dibattito e la proposta, quella degli Osservatori.

Ripensati dal Consiglio, facendo tesoro di esperienze già presenti nel Movimento, si tratta di gruppi di soci coordinati da membri del Consiglio, interessati all’aggiornamento e all’approfondimento di tematiche di importanza generale.

Non si può dire, purtroppo, che l’iniziativa degli Osservatori, considerata nel suo complesso, sia stata vissuta come una possibilità concreta di partecipazione alla vita del Meic, né, tanto meno, che abbia dato segni di entrare a far parte della sua tradizione. Tuttavia è doveroso ricordare il lavoro svolto da alcuni di essi:

  • L’Osservatorio “Cittadinanza e Istituzioni” ha promosso un ampio dibattito su “Un nuovo patto per una cittadinanza allargata”, coronato da una tavola rotonda organizzata durante la passata Settimana Teologica. Ha realizzato anche una ricca serie di interviste a personalità eminenti pubblicata su supporto informatico e, in parte, sul sito.
  • L’Osservatorio “Lavoro ed Economia” ha curato il resoconto critico ed approfondito dei lavori della Settimana Teologica di Pacognano.
  • L’Osservatorio “Organizzazione del Movimento e vita dei gruppi” si è fatto promotore di interviste a personalità significative del MEIC, pubblicate sul sito.
  • L’Osservatorio “Teologia” è impegnato a raccogliere e riordinare, per la pubblicazione, i documenti delle ultime due edizioni.

I convegni di Ostuni

Da ultimo, ma non perché siano ultimi per importanza, desidero ricordare i Convegni di Ostuni sul Mediterraneo, all’organizzazione dei quali si sono impegnati anche il Consiglio e la Presidenza nazionali.

Forse non avrei dovuto scendere nei particolari per evitare di tediarvi con lunghi elenchi e considerazioni. Ma soprattutto per non correre il rischio, sempre in agguato in simili circostanze, di omettere – non però per cattiva volontà! – qualche capitolo, o qualche nome, degni di nota.

I gruppi locali Meic

Non mi è possibile, ad esempio, neanche elencare le iniziative promosse dai gruppi locali e diocesani o dalle delegazioni regionali. A chi fosse interessato a conoscerle nei particolari suggerisco di visitare il sito nazionale dove, comunque, non compaiono tutte le attività svolte – questo particolare sistema di comunicazione periferia-centro è ancora in rodaggio! – ma ne figurano a sufficienza da costituire una panoramica significativa.

Pur nell’impossibilità di elencarle, mi piace tuttavia esporne le caratteristiche più salienti che sono anche risposte organiche ad alcune forti esigenze del nostro vivere civile.

  • (1) Numerosissime sono state le iniziative ispirate al ‘Progetto Camaldoli’, tra cui alcune vivaci scuole di formazione politica.
  • (2) La collaborazione con altri gruppi ecclesiali ed anche non ecclesiali è stata una caratteristica diffusissima nel panorama delle attività.
  • (3) Lo spirito di servizio alla Chiesa e all’uomo è stato la nota caratteristica di tutte le iniziative.

Ho accennato, all’inizio, al numero dei gruppi locali: 95.

È importante, ora, osservarne anche la distribuzione sul territorio nazionale. Gruppi MEIC sono presenti in tutte le regioni ecclesiastiche. Tra le regioni civili, invece, mancano all’appello il Trentino-Alto Adige e il Molise. La presenza distribuita capillarmente sul territorio nazionale è un dato importante che va tenuto presente soprattutto in sede di programmazione sia locale che nazionale. È questa diffusione che ci ha finora permesso di privilegiare uno stile di presenza continuativo ed esteso, tendente più all’educazione paziente, mediante un costante dialogo personale, che alla produzione di grandi eventi. È questo, d’altra parte, lo stile che abbiamo ereditato dai Laureati di Azione Cattolica, che ha portato tanto buon frutto in passato e del quale oggi si avverte la mancanza nella vita civile ed ecclesiale del nostro paese.

È questa nostra presenza distribuita, unita all’abitudine di lettura critica della realtà, che fa sperare di poter continuare a svolgere il nostro servizio anche, e soprattutto, in questo tempo caratterizzato da grandi incertezze e sbandamenti non solo in campo politico e sociale ma anche etico e culturale. Il motivo è semplice. Da vecchio sperimentatore so che quando la teoria non è più in grado di generare previsioni o, peggio, di suggerire soluzioni è bene mettersi in attento ed umile ascolto degli eventi. È da essi che sicuramente verranno indicazioni utili alla risoluzione dei problemi più difficili, persino di quelli apparentemente insolubili. La ramificazione del Movimento su buona parte del territorio nazionale facilita quest’operazione.

I nostri gruppi, proprio perché dispersi in ambienti fisici e culturali diversi, infatti, collezionano esperienze diverse dalla cui lettura attenta ed intelligente possono derivare gli spunti giusti che portano alla tanto desiderata soluzione.

Mi piace figurarmi la rete dei gruppi MEIC come la ramificazione periferica di un sistema nervoso, ricco di terminazioni che moltiplicano le possibilità di entrare in contatto con il reale dalle più diverse angolature. È ovvio supporre che tali letture trovino espressione in linguaggi altrettanto diversi che, a loro volta, debbano confluire in unità affinché il beneficio apportato da uno possa essere esteso a tutti.

Prima di concludere, permettetemi di soffermarmi su uno di questi linguaggi che troppo spesso non viene capito.

Nel tema dell’assemblea nazionale, il “linguaggio” dei giovani

È il linguaggio dei giovani, espressione di una situazione di profondo disagio e di sofferenza che deriva non solo dalla mancanza attuale di lavoro ma da una sempre più fievole speranza per il futuro. Lo cito perché ritengo che il problema dell’inserimento nella società delle nuove generazioni sia quello la cui soluzione vada trovata prima di ogni altra.

Certo, il dialogo intergenerazionale non è facile. Quanto sia grande questa difficoltà lo si è visto, proprio nei giorni scorsi, nella manifestazione romana degli ‘Indignati’ e nella evidente incapacità di molti uomini politici – alcuni addirittura di governo – a comprenderne le parole.

Difficoltà nel dialogo tra generazioni ne abbiamo registrate parecchie anche all’interno del Movimento. Nella maggior parte dei casi sono state superate con un supplemento di buona volontà. In pochi, tristi casi, invece, la difficoltà è degenerata in rottura.

Ringraziando il Signore, il numero di gruppi nuovi, anche anagraficamente, sta crescendo nel MEIC e cresce anche il numero di gruppi che hanno avviato al loro interno uno schietto dialogo tra generazioni.

Agli aderenti giovani vorrei chiedere un supplemento di pazienza e comprensione; agli anziani un supplemento di pazienza e di umiltà. L’interazione costruttiva tra giovani ed anziani è, infatti, troppo importante perché ci si arrenda alle prime difficoltà.

Rapporto con altre associazioni e gruppi

Anche il rapporto con le associazioni e i movimenti laicali diversi da quelli che si rifanno alla comune radice dell’Azione Cattolica non è semplice e, mentre vengono rinsaldate anche formalmente le relazioni con Azione Cattolica e FUCI, è difficile stabilire collaborazioni con altre aggregazioni. I tentativi, comunque, vanno ripetuti. Nell’immediato futuro due ricorrenze dovranno essere celebrate in modo particolarissimo dal Movimento e potranno anche essere occasione di nuove aperture e collaborazioni.

Mi riferisco ai 50 anni dall’inizio del Concilio Vaticano II e agli 80 anni dalla fondazione dei Laureati Cattolici.

La prima ricorrenza ci aiuterà a riconsiderare il servizio che è proprio del MEIC all’interno della Chiesa: una presenza fedele ed attiva di tanti laici impegnati nella mediazione culturale.

La seconda ricorrenza dovrà trasformarsi in occasione di un ripensamento della nostra missione e di un rilancio della nostra presenza nella società.

Credo sia giunto il termine di concludere questa mia relazione e desidero farlo facendo riferimento al singolare versetto del Salmo 62 che ho posto in esergo: “Una parola ha detto Dio, due ne ho udite”. Una sola creazione Dio ha messo in atto, ma due sono le storie che ce la raccontano. Una sola legge ha dato sul Sinai, ma più di uno sono i decaloghi che ce la testimoniano. Una sola promessa ha fatto, ma molte sono le profezie che la rinnovano. Uno solo è Gesù il Cristo, ma almeno quattro sono i vangeli che ne raccontano la vita.

Abbiamo a che farde con molte parole, ma siamo incamminati verso l’unica, definitiva Parola che è la Verità. Mentre camminiamo, possiamo rendere la meta più vicina dedicando le nostre energie a gettare semi di unità tra le lingue, le culture, le organizzazioni sociali e religiose di questo nostro mondo.

La relazione del presidente Cirotto all’XI Assemblea nazionale