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PAX ROMANA Creativi e coraggiosi per la nuova evangelizzazione

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“Consapevole del bisogno di un ardore più grande per accompagnare la nuova evangelizzazione nello spirito del Concilio Vaticano II”, Pax Romana si sente chiamata in causa “per un più effettivo coinvolgimento e una più forte mobilitazione”. È l’impegno che oltre cento laici provenienti da tutto il mondo in rappresentanza delle associazioni aderenti al Movimento internazionale degli intellettuali cattolici (per l’Italia c’è il Meic) hanno assunto pubblicamente alla fine di un seminario di cinque giorni che si è tenuto a Roma alla vigilia del Sinodo dei vescovi. Un incontro organizzato con l’obiettivo di contribuire al lavoro e alla riflessione dell’episcopato riunito in questi giorni in Vaticano e che ha prodotto una dichiarazione finale che è stata inviata ai Padri sinodali.

Il contributo degli intellettuali cattolici, spiega il documento, nasce dalla consapevolezza che “i laici hanno più che mai una grande responsabilità nell’annuncio del Vangelo” e nel portarne il messaggio, in particolare, “a chi è troppo spesso invisibile o inascoltato: poveri, donne, giovani, fragili”. L’evangelizzazione, sottolinea ancora Pax Romana, ha bisogno di coraggio, ascolto, creatività: “Dobbiamo essere più audaci e pronti anche a correre rischi, senza paura dell’incerto; dobbiamo ascoltare più profondamente il mondo in cui viviamo per discernere i segni dei tempi e le Chiese locali devono partecipare più creativamente all’evangelizzazione attraverso l’inculturazione: evangelizzare non è una mera trasmissione verticale di un messaggio ma una questione di dialogo tra culture, tradizioni e generazioni”.

L’annuncio del messaggio cristiano, concludono gli intellettuali cattolici, ha bisogno della “carità, il miglior linguaggio dell’evangelizzazione, davanti alle condizioni di povertà di troppi uomini nel mondo”: anche per questo occorre impegnarsi nello “studio delle dinamiche dell’economia e della politica per combattere le strutture di peccato e promuovere una cultura del bene comune”. E del dialogo: quello “con le culture moderne intorno al concetto di verità”, capace di raccogliere “la sfida del pluralismo religioso anche a livello di base”.

Il testo integrale della dichiarazione finale (inglese)