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Un nuovo inizio per il Meic nel dibattito pubblico

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di BEPPE ELIA

Questo numero di Coscienza ha un’impostazione totalmente nuova. Nella forma, più moderna e – speriamo – più gradevole; ma soprattutto nei contenuti, perché abbiamo raccolto le molte osservazioni che gli amici del Meic ci hanno espresso in questi anni, chiedendoci una rivista che, pur mantenendo un elevato livello culturale, contenga articoli più semplici e meno estesi, sia aperta alle vicende e ai problemi della Chiesa e del mondo, sia attenta alle tematiche artistiche e letterarie.

Il cambiamento che voi potete osservare leggendo queste pagine è però solo la punta dell’iceberg di una modalità comunicativa del nostro movimento che si sta rinnovando radicalmente lungo varie direttrici. Sotto il profilo organizzativo si è costituito un ufficio che ha il compito di gestire non solo la rivista ma anche gli strumenti informatici e la presenza del Meic nell’ambito dei media. Un primo obiettivo che desideriamo realizzare è una presenza più assidua nel dibattito pubblico, per cui la stessa Presidenza è impegnata a prendere parola quando gli avvenimenti, nella città e nella Chiesa, stimolano la nostra attenzione e ci sollecitano ad esprimere il nostro pensiero.

Nel contempo ci appare indispensabile che tutto il Meic, nelle sue molteplici espressioni, si senta coinvolto e partecipe di questo processo di cambiamento: in questi ultimi anni molti gruppi hanno informato delle iniziative che si realizzano negli ambiti locali e ci hanno consentito di rendere evidente la ricchezza delle proposte e la vivacità culturale della nostra associazione. Ciò che invece è spesso mancato – e che vorremmo invece venisse alla luce – è il risultato di tali iniziative, cioè le analisi, le idee, le proposte emerse, così come il valore del servizio culturale svolto dai gruppi Meic nella comunità territoriale e nella Chiesa locale. Abbiamo l’impressione che vi sia una riserva di pensieri e di progetti che non divengono patrimonio comune, perché non comunicati.

Per parte nostra ci impegniamo – e lo faremo nei prossimi mesi – ad una revisione del sito web per renderlo più funzionale a questa idea di uno spazio di confronto fra le persone e i gruppi del Meic e per coinvolgere tutti coloro che vorranno inserirsi e colloquiare con noi. Abbiamo bisogno di una Chiesa che si apra e il Meic, per la sua natura dialogica e accogliente, non può essere in seconda fila in questa sfida cui costantemente papa Francesco ci richiama.

C’è un obiettivo ulteriore cui stiamo lavorando: la nostra presenza sui social network, che costituiscono la via attraverso cui collegarci con un mondo da cui in passato siamo stati spesso separati. Per chi è meno giovane questa prospettiva appare forse poco interessante, ma non possiamo esimerci dallo stabilire relazioni secondo le forme di questo tempo e gli strumenti che moltissime persone oggi prediligono.

Sappiamo bene che l’utilizzo di un dispositivo informatico, che si aggiunge alle tradizionali forme comunicative, non è solo un problema tecnico, ma questa scelta comporta anche differenti modalità espressive; è un salto culturale cui dobbiamo attrezzarci. Come molti di voi hanno già avuto modo di sapere, questa nostra rivista, a cominciare da quest’anno, avrà una cadenza trimestrale e sarà pubblicata sia in versione cartacea sia in versione elettronica; e con la nuova organizzazione che abbiamo costruito faremo tutto quanto è possibile per essere puntuali (recuperando i ritardi che abbiamo accumulato negli anni scorsi). In un periodo nel quale le associazioni e l’editoria (e in specifico l’editoria cattolica) vivono una situazione difficile, abbiamo deciso di rinnovare il nostro volto. Non è però un semplice fatto cosmetico, un modo per renderci più visibili e con un aspetto più accattivante, ma è il segno del nostro impegno per dare al Meic strumenti adatti a continuare la sua esperienza, con un linguaggio comprensibile alla gente di oggi, in particolare a chi è più giovane.

Spero, interpretando anche il pensiero e le attese della Presidenza e del Consiglio Nazionale, che la rete di amici di cui è intessuto questo movimento accolga con favore la novità di questa stagione della nostra storia: serve l’aiuto di tutti, il sostegno, la critica, la proposta. Il Meic del futuro sarà non tanto quello che i suoi responsabili nazionali costruiranno, ma quello che i suoi soci e i suoi gruppi (anche minuscoli) sapranno pensare e realizzare. Occorre generare un circolo virtuoso fra il centro e la periferia del Meic senza il quale ogni processo di cambiamento rischia di essere velleitario. Non saremo mai una grande realtà dal punto di vista numerico, ma possiamo essere una piccola avanguardia che guarda lontano e stabilisce relazioni in territori difficili. Se abbiamo questa consapevolezza e lavoriamo insieme per questo obiettivo, anche il rinnovamento della nostra comunicazione assume un significato davvero strategico.

(da Coscienza 1-2016)