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SETTIMANA TEOLOGICA 2016 80 anni fa a Camaldoli un “anticipo” del Concilio

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Un laboratorio culturale e religioso fondamentale per la storia ecclesiale e civile italiana: questo sono state le Settimane di Camaldoli, nate nell’estate di ottant’anni fa, nel 1936, e continuate nel corso dei decenni fino a sfociare oggi nell’eredità delle Settimane teologiche del Meic. Proprio nel corso dell’edizione 2016 si è tenuta una giornata di studi storici, promossa dalla Fondazione Camaldoli Cultura in collaborazione con il Meic, per celebrare l’importante anniversario con un nutrito parterre di studiosi: Daniele Menozzi, Tiziano Torresi, Giselda Adornato, Riccardo Saccenti, Alessandro Persico, Marta Margotti, Massimo De Giuseppe e padre Innocenzo Gargano.

“È la prima volta che la comunità scientifica indaga su questa orologi replica vicenda così singolare”, spiega Tiziano Torresi, ricercatore dell’Istituto italiano di studi storici di Napoli e segretario nazionale del Meic. “Le Settimane di Camaldoli sono un unicum nella storia della Chiesa e del pensiero religioso italiano: per ispirazione di Igino Righetti e Giovanni Battista Montini, i fondatori del Movimento Laureati, qui a Camaldoli si diede appuntamento il meglio della classe dirigente cattolica”. Fu un esperimento coraggioso, continua Torresi, perché “per la prima volta, in un panorama estremamente stantio del pensiero teologico e della cultura religiosa, vennero messi a confronto presbiteri e laici”. Ai primi erano affidate le “lezioni” su temi dottrinali, ai secondi le “comunicazioni” sui fermenti della società dell’epoca. Così, prosegue il ricercatore, “teologia, pensiero, cultura e scienza dialogavano insieme. Le Settimane innescarono un profondo moto di rinnovamento nella teologia, nell’ecclesiologia e in parte anche nella liturgia, preannunciando le novità del Concilio Vaticano II”. Camaldoli fu anche l’esperienza più significativa del Movimento Laureati. “Qui – conclude Torresi – si è formata un’intera generazione di laici cattolici che poi sarebbe stata fondamentale per la ricostruzione della vita politica e culturale italiana dopo il fascismo e la guerra”. Basti pensare al Codice di Camaldoli, nato qui proprio a partire dal gruppo di amici delle Settimane.

Alla base dell’intuizione delle Settimane ci fu soprattutto Montini: “Il suo rapporto con i laici impegnati a Camaldoli era molto stretto – conferma Giselda Adornato, dell’Istituto Paolo VI di Concesio – e a loro chiede di lavorare su due fronti: quello di costruire un autentico ‘sensus Ecclesiae’ e quello di cementare quell’unità tra cattolici necessaria per incidere nella società”. Un’influenza duratura: “Anche quando Montini non riesce a partecipare alle Settimane, si fa comunque presente con indicazioni sul programma e sui relatori, orientando in maniera determinante il ‘pensiero nuovo’ alla base del movimento cattolico-democratico del dopoguerra”.

Un segno di quanto fosse ardito il progetto di Righetti e Montini è la presenza di don Primo Mazzolari, che fu invitato a tenere le meditazioni della prima Settimana del 1936: “Una scelta coraggiosa – spiega Marta Margotti, dell’Università di Torino – dato che Mazzolari era già noto per le sue posizioni antifasciste e solo pochi mesi prima il suo libro ‘La più bella avventura’ era stato condannato dal Sant’Uffizio come ‘modernista'”. La Settimana del 1936 fu l’occasione per il parroco di Bozzolo “di proporre la sua visione di un cristianesimo aperto e di una ricerca di Dio senza tappe prefissate, dove l’importante è arrivare”. Per Margotti si tratta di “un messaggio certamente in contrasto con la visione irregimentata della Chiesa di quel tempo, ma in linea con l’idea di apertura alla società moderna che fermentava tra i Laureati cattolici”.