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Non parlate “dei” giovani, parlate “con” i giovani

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03 Ottobre 2018

di RITA PILOTTI

Parlare con i giovani, invece che dei giovani. Nel solco di questa distinzione, formulata poco meno di cinquant’anni fa da Paolo VI, Francesco ha insistentemente inscritto, negli ultimi mesi, i lavori della XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, che si apre oggi per parlare de “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.

Quella di parlare “con” i giovani mi pare non soltanto un’importante indicazione di metodo, ma anche una proposta di contenuto per la riflessione: i giovani sono infatti considerati – e finiscono per considerarsi – sempre più una categoria speciale, con la quale non si sa bene come trattare, o dalla quale non è facile uscire. Ripristinare un autentico dialogo tra le generazioni, entro il quale alterità radicali – come quelle che dipendono da età diverse – si incontrino, costituisce dunque un passaggio imprescindibile per superare quest’impasse e consentire quel “condividere la vita” di cui le comunità ecclesiali sono chiamate a essere testimonianza nella società. Nel Sinodo si apre così un’opportunità non solo di toccare le fatiche e le risorse dei giovani oggi, ma anche di rinnovare la consapevolezza della giovinezza come età di passaggio, di crisi e di scelte decisive. D’altra parte, la fede – l’altro polo della riflessione sinodale – è l’esperienza umana che più di tutte esige un passaggio alla maturità: farsi promotori, nell’esempio come nell’accompagnamento, di questo passaggio è forse il dono più prezioso che a chi è giovane si possa consegnare.