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#DISTANTIMAUNITI Sostenere, investire, progettare insieme sul lungo periodo

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22 Giugno 2020

di MARCO GRAZZI
professore associato di Politica economica, Università Cattolica di Milano

La situazione epidemiologica è adesso sotto controllo e, pur se smarriti di fronte all’incertezza di una possibile seconda ondata, non ci possiamo sottrarre dal cercare di programmare una ripartenza economica.

Talmente seria è la situazione e diversi tra loro i possibili ambiti di intervento che è necessario limitare l’analisi: mi concentrerò su tre punti.

Un primo aspetto che chiaramente incide in modo rilevante è lo stock di debito pubblico accumulato nel tempo. Infatti, anche in assenza di qualsiasi intervento di spesa pubblica, la riduzione della base imponibile che si accompagna a questa come ad ogni recessione porta ad un peggioramento del debito pubblico. Come la recente cronaca rende evidente, lo stock accumulato di debito limita fortemente le azioni di politica economica che possono essere intraprese in modo indipendente dal nostro paese e richiede, in modo per noi più pressante, il perseguimento di un accordo in sede europea. Se negli ultimi anni non si erano registrati margini di manovra rilevanti ottenuti tramite un allentamento dei vincoli condivisi in UE, la gravità della pandemia pare aver indotto a maggior disponibilità e attenzione. Per cui senza entrare in dettagli tecnici pur rilevanti, pare che nella fase attuale, l’ingente stock di debito non rappresenti un impedimento ad interventi di spesa.

Diventa quindi possibile affrontare il secondo punto relativo all’identificazione degli interventi da attuare. In tal senso, dopo ormai più di venti anni di stagnazione della produttività,  non mancano nel nostro paese numerose e accurate analisi dei limiti strutturali e gli annessi piani per il rilancio e la crescita. Ad una prima, ancora incompleta, lettura del cosiddetto piano Colao colpisce che molti degli interventi suggeriti siano sì relativi a Covid-19, ma soprattutto nella misura in cui il lockdown ha aggravato problemi già esistenti. A tal proposito, del piano si apprezza un certo bilanciamento tra spese correnti, rese necessarie dalla necessità di sostenere famiglie e settori produttivi particolarmente colpiti, da un lato, e investimenti in infrastrutture, dall’altro. Infatti, se la letteratura economica ci ricorda che la spesa in investimenti produrrebbe effetti più rilevanti sul PIL per l’effetto del cosiddetto moltiplicatore, dall’altro, in questa contingenza è anche necessario sostenere il reddito con dei trasferimenti.

Il terzo aspetto, relativo al come procedere, è certo il più critico in quanto richiede una comunanza di intenti e di condivisione ideale necessarie a realizzare progetti che per essere efficaci devono necessariamente prolungarsi oltre i normali cicli di governo o parlamentari così come spaziare oltre i canonici confini delle competenze delle singole amministrazioni.