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#DISTANTIMAUNITI Tra economia e salute non contrapposizione ma mediazione

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di DIANA SARTI per “Lumsanews”

Ieri il presidente del Parlamento tedesco Wolfgang Schäuble ha rilasciato una intervista al quotidiano Der Tagesspiegel in cui ha detto di non essere d’accordo quando sente dire che di fronte alla tutela della vita e della salute tutti gli altri diritti fondamentali devono arretrare. “La dignità delle persone è intoccabile. Ma questo non esclude che dobbiamo morire”, ha affermato. Lumsanews ha ascoltato in merito il parere del Professor Stefano Biancu, docente di Etica del Dipartimento di Scienze Umane presso l’Università Lumsa di Roma.

Professor Biancu, secondo lei la vita umana vale più dell’economia?

“Prima di tutto una visione tutta bianca o tutta nera va evitata. L’uomo non può prescindere dal fattore economico, è evidente. Non possiamo mettere in contrapposizione netta la vita all’economia. Si può anche morire di fame. C’è una questione di civiltà che è essenziale. La capacità di riconoscere che anche chi è diverso da me è umano e la sua vita vale quanto la mia. Porsi il problema della difesa delle vite più vulnerabili come criterio che debba orientare la nostra azione è fondamentale. Non si tratta di sacrificare l’economia alla vita, ma di dire che rimaniamo umani se ci poniamo questo problema. L’alternativa non può essere tra vita ed economia. Dobbiamo porre al centro della nostra attività la difesa di chi è più fragile, a costo di sacrificare tutti qualche cosa”.

Quindi non crede che ci sia nel lungo periodo il rischio di un trade-off tra il costo economico di tenere tutto chiuso e il salvataggio delle vite umane?

“Abbiamo una alternativa tra due beni possibili e questo costituisce un dilemma. La domanda è a quale bene dare la priorità, cercando però di non perderne nessuno. Bisogna trovare una mediazione, il migliore equilibrio possibile. Non possiamo sacrificare tutto per difenderci dal virus perché altrimenti saremmo vittime di altre cose. Però allo stesso tempo non possiamo sacrificare troppe vite in nome dell’economia”.

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