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#DISTANTIMAUNITI L’Eucarestia? Un dono, non un privilegio. E l’astinenza può farci bene

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di GIANCARLO CASELLA
Meic Cremona

Leggo di miracolo dell’Eucaristia e propongo in alternativa dono. Il dono è darsi tutto a tutti. Il miracolo si giustifica dall’accusa di ingiustizia solo se segno per la fede di tutti, ma in mancanza diventa ingiustizia e magia.

Credo che il Salvatore ci abbia lasciato il dono di sé in modo visibile e tangibile per la nostra limitatezza che non ci fa vedere la sua presenza che è garantita dalla sua parola fedele.

“In memoria di me”. Joachim Jeremias, grande filologo ed esegeta, in “Le parole dell’ultima cena” sostiene che il destinatario della memoria è il Padre: facciamo memoria al Padre del Figlio, che ha fatto la sua volontà in nostro favore. La nostra preghiera al Padre adduce a nostro favore la vita, la morte e la risurrezione del Figlio. Non è pensabile che la condizione di questo dono possa essere mettere a repentaglio la vita dei fedeli e anche degli infedeli.

C’e anche, ma qui andiamo nel cattivo, l’esempio della famosa processione che rese ancor più tragica la peste milanese del Seicento ( da 250mila abitanti a 70mila). Manzoni commenta: “Il buon senso c’era, ma se ne stava nascosto per paura del senso comune”.

Tanti anni fa, prima del Vaticano Secondo, don Giuseppe Piazzi, parroco di S. Ilario in Cremona, per punire la tiepidezza invincibile dei suio parrocchiani li condannò a un mese di astinenza dall’Eucaristia. Nessuno glie ne fece colpa tanto che poi fu vescovo di Bergamo. Anche l’astinenza può essere salutare.

Ho molto ammirato domenica, seguendo la messa trasmessa in televisione dalla Cattedrale, celebrante unico e lettrice laica, che questa ha rinunciato ad avere per sé ciò che è negato agli altri. L’Eucaristia non è un fatto personale, tanto meno un privilegio, che comunque non autorizza a trasgredire la distanza di sicurezza.

DISTANTIMAUNITI

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