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25 aprile: festeggiare la speranza per non perdersi nella paura

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di BEPPE ELIA

Fa un po’ impressione (almeno a me) che, in occasione della festa del 25 aprile un vicepresidente del Consiglio ostenti palesemente la sua indifferenza per ogni celebrazione o ricordo di quel fondamentale momento storico del nostro Paese. Lo fa con una motivazione che a molti pare ineccepibile: sottrarsi ad un dibattito sul significato della Liberazione che si è fatto molto infuocato, e che invece egli ritiene di scarsa importanza per il presente e il futuro; cosicchè preferisce partecipare ad una iniziativa in Sicilia per parlare di mafia, tema assai più attuale.

Credo invece che riflettere oggi sulla Liberazione sia non solo importante, ma urgente, perché si vanno scolorendo i tratti fisiognomici della democrazia costruita dopo l’ultima guerra, smarrendo le fonti ideali del nostro vivere. E serve ricordare, soprattutto a chi è più giovane, a quale prezzo si è costruita la nostra democrazia, che valore ha la pace che abbiamo vissuto negli ultimi 70 anni, cosa significhi la libertà e come essa non sia un bene conquistato una volta per tutte, ma sia esposta al rischio di smarrirsi per la protervia di alcuni e l’indifferenza di molti.

Certamente il banco di prova per un politico sono i problemi del tempo che vive, ma la loro soluzione non è mai un fatto automatico, affidato unicamente ad atti normativi e ad iniziative di governo; solo attraverso la condivisione di principi comuni e la consapevolezza delle radici ideali si forma una comunità che è capace di affrontare le difficoltà e guardare avanti. Inutile negare che vi si stiano manifestano in misura sempre più estesa forme di intolleranza, quando avremmo necessità di rigenerare la dimensione comunitaria per non perderci dentro le paure del presente. Ricordare il 25 aprile è anche festeggiare un momento di speranza. E di speranza abbiamo davvero bisogno.