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“Europa. Radici e futuro per cambiare prospettiva”: ecco il primo numero del 2019 di Coscienza

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Nel tempo dei populismi e delle prospettive nazionaliste e sovraniste l’Europa sembra aver perso la sua centralità politica. Ma il processo di integrazione economica, culturale, sociale e in futuro politica è inevitabile in un mondo globale e interdipendente. Come contribuire all’inaugurazione di una nuova stagione europeista? Ripartendo dalle radici e scrutando il futuro. Insomma, cambiando prospettiva.

Coscienza, con il primo numero del 2019, guarda alle prossime elezioni del Parlamento europeo e alla grande sfida politica e sociale che si sta giocando intorno al futuro del Vecchio continente. Lo fa a partire dalle riflessioni che hanno accompagnato il convegno dedicato a “radici e futuro” dell’Europa che si è tenuto a Milano lo scorso settembre, promosso dalle delegazioni Meic delle regioni del Nord Italia. Qui di seguito, la presentazione del numero firmata dal vicepresidente Meic Stefano Biancu.

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LEGGI L’EDITORIALE DI BEPPE ELIA

RIPARTIANO DALL’UMANESIMO EUROPEO

di STEFANO BIANCU

Questo 2019 sarà l’anno dell’Europa. Le elezioni di primavera segneranno inevitabilmente o il rilancio del progetto politico europeo o il suo affossamento, probabilmente definitivo.

Gli errori del passato sono sotto gli occhi di tutti e se ne pagano a caro prezzo le conseguenze. Sono errori legati a una mancanza di solidarietà tra i paesi membri dell’Unione e a una mancanza di lungimiranza delle classi dirigenti, figlia della necessità di incassare, di volta in volta, un tornaconto elettorale immediato, da spendere sul piano solo nazionale. Le umiliazioni riservate ai popoli – il popolo greco, tra tutti – dimostrano come la storia abbia insegnato poco o niente: la lezione dei totalitarismi del XX secolo, nati sotto la cenere della frustrazione e dell’umiliazione, sembra essere stata vana.

Appare evidente che l’Europa potrà riprendere con slancio il proprio cammino soltanto a condizione di togliere lo sguardo da sé stessa. Un mondo senza Europa sarebbe un mondo peggiore, più ingiusto, meno pacificato, più instabile. Per riprendere una coppia concettuale cara a papa Bergoglio, l’umanesimo europeo non è soltanto una categoria “logica” – dotata di un contenuto storico e culturale definito – ma è anche una categoria “mitica”, nel senso che costituisce un inesauribile ideale al quale tendere, una costellazione valoriale all’interno della quale riconoscersi e capace di produrre futuro nel nome del riconoscimento della comune umanità di tutti gli esseri umani.

La sfida non è quella di preservare delle identità già date, proteggendosi da pericoli esterni e interni, ma è quella di scegliere di “diventare” popolo: popolo non lo si è una volta per tutte e in maniera scontata, ma occorre sempre e di nuovo volerlo essere, anche grazie all’inclusione di nuovi soggetti, portatori di nuovi punti di vista. Rispetto a questa sfida, i cristiani possono portare un contributo grazie alla loro competenza nell’essere popolo. Possono e devono. Occorre però che i popoli europei possano tornare a sentirsi soggetti attivi e non soltanto oggetti passivi di un progetto europeo che passa sopra le loro teste.

Così si chiudeva – settant’anni fa – un appello dal titolo Europa Cultura Libertà, scritto da Giuseppe Capograssi e firmato da alcuni tra i più importanti intellettuali dell’epoca (Croce, De Sanctis, Einaudi, Parri, Silone, ai quali si sarebbe in un secondo tempo aggiunto La Pira, insieme a molti altri): «L’Europa è stata madre di civiltà al mondo in quanto non è stata altro che l’eroica affermazione dell’umanità come ragione, giustizia e fraternità, l’instancabile sforzo di porre la libera individualità umana non come mezzo, ma come fine. E da tale affermazione è nata la sua grande cultura, filosofia, poesia, arte e scienza, la immensa creazione delle scienze che hanno trasformato la terra. A questa Europa e alla verità che essa rappresenta l’Italia deve mantenersi fedele». Da qui – settant’anni dopo – occorre ripartire. In questo numero di Coscienza sono riportati i testi di alcune delle relazioni tenute al convegno Europa: radici e futuro, per cambiare prospettiva, promosso dalle delegazioni regionali del Nord Italia e tenutosi a Milano, all’Università Cattolica, il 29 settembre del 2018.