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CAMALDOLI 2018 Elia ad Avvenire: il nostro impegno per la partecipazione, il futuro ha bisogno di coraggio

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30 Agosto 2018

Oggi su Avvenire il presidente nazionale del Meic Beppe Elia ha raccontato le conclusioni della Settimana teologica 2018, sintetizzate nel documento finale di Camaldoli, e ha ribadito l’impegno di tutto il Movimento nella ricerca di nuove forme di partecipazione civile, per salvaguardare la democrazia e di nuove prassi di sinodalità, perché questa diventi stile permanente della Chiesa.

Ecco il testo dell’articolo, scaricabile anche in pdf (link in fondo alla pagina).


MEIC, DA CRISTIANI AL SERVIZIO DELLA CHIESA E DELLA SOCIETA’

Il presidente Elia: dalla nostra Settimana teologica l’impegno a trovare nuove forme di partecipazione

GIACOMO GAMBASSI – Avvenire, 30 agosto 2018

Il laicato sempre più protagonista nella Chiesa e nella realtà italiana. È un appello a «immaginare e realizzare» nuove «forme di partecipazione nella società e all’interno della comunità cristiana» quello che giunge dal Meic – Movimento ecclesiale di impegno culturale – al termine della Settimana teologica tenutasi nei giorni scorsi nel monastero benedettino di Camaldoli, laboratorio di impegno ecclesiale e civile sull’Appennino toscano nell’ultimo lembo della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. Al centro dell’edizione 2018 del tradizionale appuntamento estivo il binomio “democrazia” e “sinodalità”. «Le forme di partecipazione alla vita delle comunità di appartenenza stanno mutando radicalmente rispetto ai modelli del passato – spiega il presidente del Meic, Beppe Elia -. Le nuove tecnologie aprono a modi di partecipazione molto più parcellizzati e impersonali che danno l’impressione alle persone di essere presenti nel dibattito pubblico senza una vera assunzione di responsabilità». Da qui il richiamo al ruolo dei laici. «Nella Chiesa c’è ancora una grande riserva di impegno – afferma Elia -. Ma ci sono due questioni aperte. La prima riguarda l’ambito di impegno di molti credenti: tutto interno alla comunità cristiana, raramente attento alla complessità dei problemi sociali e culturali, preoccupato più a conservare che a innovare; il servizio ecclesiale vissuto come un mondo separato e protetto. Poi c’è un secondo aspetto: la convinzione che una parte molto consistente, probabilmente maggioritaria, del mondo cattolico si sia conformata alle tendenze politiche prevalenti, come se anni di annuncio della Parola, di catechesi, di insegnamento sociale della Chiesa, fino al magistero di papa Francesco, non avessero lasciato traccia. Occorre, con grande umiltà, capire le cause per rielaborare seriamente degli itinerari nuovi». Guardando all’ambito ecclesiale, la sfida è quella della corresponsabilità. «Certo – avverte il presidente del Movimento – non basta qualche convegno in più o qualche assemblea, se questi non sono un luogo reale di libertà, di dialogo, di confronto dialettico, di creatività. In questo processo ci sono ritardi e anche resistenze. Così come a volte ho l’impressione che i nuovi problemi che la Chiesa deve affrontare, ad esempio la diminuzione dei sacerdoti, siano gestiti spesso più in chiave organizzativa quando invece potrebbero essere un grande stimolo a ripensare il modo di intendere la responsabilità nella Chiesa. I laici devono sentire che il futuro della Chiesa è anche, o soprattutto, nelle loro mani. Senza dimenticare che solo attraverso uno stile davvero sinodale può essere ripensata la presenza dei giovani e delle donne nella vita della Chiesa. Uno stile “permanente”, come insiste a dire il Papa».

Poi c’è l’urgenza dell’impegno socio-politico. Il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, ha spronato più volte i cattolici italiani a tornare a incidere sulla polis e a spendersi per il bene comune. «Il Meic condivide le preoccupazioni e l’invito di Bassetti – chiarisce Beppe Elia -. Da un lato, c’è la convinzione che nessun partito oggi riesce a dare risposte adeguate alle esigenze dei cittadini e alle sfide della mondializzazione; dall’altro, va ribadito che i laici cattolici hanno un patrimonio di pensiero e una capacità progettuale da mettere al servizio del Paese. Comunque penso che prima ancora sia essenziale ricostruire una trama di esperienze, di incontri, di percorsi formativi, orientati a rileggere il Vangelo dentro le complessità di questo tempo, con uno sguardo al contempo critico e propositivo. Devono farlo le associazioni ecclesiali. Insomma, occorre generare una cultura politica diffusa senza la quale non saremo sale della terra. E per realizzare questo non basta aggiornare culture e organizzazioni che erano state vincenti nel passato. Il cantiere del futuro richiede molto più coraggio».

L’INIZIATIVA Le giornate di dialogo a Camaldoli nel segno di Concilio e Costituzione

«In questo momento difficile occorrerebbe da parte dei cattolici un impegno simile a quello del secondo dopoguerra quando riuscirono insperatamente a costruire la democrazia». L’invito è giunto da Ugo De Siervo, presidente emerito della Consulta, durante la Settimana teologica del Meic che si è svolta a Camaldoli nei giorni scorsi. Il costituzionalista ha dialogato con lo storico dell’Università di Chieti-Pescara, Enrico Galavotti, e la storica dell’Università di Torino, Marta Margotti, nella tavola rotonda sul tema “Costituzione, Concilio, Contestazione”. Fra i relatori della Settimana anche Rosy Bindi, ex ministro e parlamentare di area cattolico-democratica, che ha parlato di «crisi profonda della nostra vita democratica» e ha sollecitato a «reagire creando nuove forme di partecipazione e soprattutto puntando su quella che qualcuno chiama “democrazia deliberativa”, una democrazia che sceglie, che decide ma che lo fa attraverso filtri e percorsi di vera partecipazione». Da Filippo Pizzolato, docente di diritto pubblico all’Università di Padova, il richiamo a guardare alla Costituzione che può «essere ancora la fonte a cui attingere per interrogarci sul futuro della democrazia».