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LODI “Ingiustizia intollerabile”: il Meic contro l’accordo Ue-Libia sui migranti

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08 Gennaio 2018

“Una ingiustizia che non possiamo più tollerare”: è il titolo del durissimo documento pubblicato in occasione della Giornata mondiale della pace dal gruppo Meic di Lodi, per esprimere la propria posizione sulla politica di contrasto all’immigrazione portata avanti dall’Unione europea con la Libia. Una politica “disumana”, come l’ha definita recentemente l’Alto commissariato Onu per i rifugiati. Il documento integrale, al quale riteniamo di dover dare diffusione anche sulle pagine nazionali del sito del Movimento, è riportato qui di seguito e scaricabile in allegato.


UNA INGIUSTIZIA CHE NON POSSIAMO PIÙ TOLLERARE

La politica Ue di assistere le autorità libiche nell’intercettare i migranti nel Mediterraneo e riportarli nelle “terrificanti” prigioni in Libia “è disumana”. Lo denuncia l’Alto commissario per i diritti umani in un comunicato diffuso a Ginevra qualche settimana fa.
Gli osservatori dell’Onu in Libia “sono rimasti scioccati da ciò che hanno visto: migliaia di uomini denutriti e traumatizzati, donne e bambini ammassati gli uni sugli altri, rinchiusi dentro capannoni senza la possibilità di accedere ai servizi più basilari.” E’ la denuncia dell’Alto Commissario.

A questa denuncia si aggiunge quella di Amnesty International “Governi europei complici delle torture”. Il rapporto descrive come i governi europei, per impedire le partenze dal Paese, stiano attivamente sostenendo un sofisticato sistema di violenza e sfruttamento dei rifugiati e dei migranti da parte della Guardia costiera libica, delle autorità addette ai detenuti e dei trafficanti. “Centinaia di migliaia di rifugiati e migranti intrappolati in Libia sono in balia delle autorità locali, delle milizie, dei gruppi armati e dei trafficanti di persone umane spesso in combutta per ottenere vantaggi economici. Decine di migliaia di persone (comprese donne e bambini) sono imprigionate a tempo indeterminato in centri di detenzione sovraffollati e sottoposte sistematicamente a violenze e abusi di ogni genere.”

La cooperazione coi vari attori libici da parte dell’Italia e della Ue si sviluppa lungo tre assi:
– la fornitura di supporto e assistenza tecnica al Dipartimento per il contrasto all’immigrazione illegale, l’autorità libica che gestisce i centri di detenzione al cui interno rifugiati e migranti sono trattenuti arbitrariamente e a tempo indeterminato e sottoposti a gravi violazioni dei diritti umani, compresa la tortura;
– la fornitura di addestramento, equipaggiamento (navi incluse) e altre forme di assistenza alla Guardia costiera libica per metterla in grado di intercettare le persone in mare;
– la stipula di accordi con autorità locali, leader tribali e gruppi armati per incoraggiarli a fermare il traffico di esseri umani e a incrementare i controlli alla frontiera meridionale della Libia.

ALTRE STRADE SONO POSSIBILI

Di fronte a questa drammatica situazione chiediamo con forza all’Unione Europea e al Governo Italiano che venga immediatamente abbandonata questa politica disumana ingiustificata che produce gravissime ingiustizie nei confronti di migliaia di persone già terribilmente colpite da povertà, guerre e sofferenze di ogni tipo.

Ci sono altre strade che la comunità internazionale, se vuole continuare a definirsi “umana”, deve percorrere:
– Affrontare una volta per tutte e alla radice il problema dello sviluppo economico dell’Africa che le politiche neocolonialiste degli Stati Europei hanno sistematicamente impedito a proprio vantaggio; – istituire una autorità sovranazionale in grado di stabilire un credito di migrazione suddiviso tra i Paesi che accolgono migranti (non solo europei). Il meccanismo sarebbe quello di accogliere migranti nei propri territori in quantità pari o superiore alle quote assegnate (secondo criteri da stabilire a livello internazionale). Chi non accoglie o accoglie al di sotto della quota assegnata deve acquistare i crediti che gli mancano da altri governi che, invece, si siano comportati in maniera più virtuosa di quanto richiesto e che quindi possano cedere i propri crediti “eccedenti”.

– Agevolare l’apertura di nuovi corridoi umanitari, un progetto che dimostra come, utilizzando gli strumenti legislativi già a disposizione dell’Unione Europea, si possono garantire ingressi regolari scongiurando rischiosi viaggi della speranza. Un progetto quindi replicabile in altri Paesi insieme alla società civile. Un modello di solidarietà che è sicuramente un vanto per l’Italia, come ha sottolineato anche Papa Francesco: “Guardo con ammirazione all’iniziativa dei corridoi umanitari. Sono la goccia che cambierà il mare”. I corridoi umanitari hanno anche il pregio di coinvolgere e valorizzare il ruolo della società civile nella gestione di una crisi che è globale non solo perché riguarda tutti i Paesi del mondo, ma perché riguarda TUTTI. E’ sicuramente da apprezzare e da salutare come una piccola ma significativa inversione di tendenza – almeno così ci auguriamo – l’arrivo in Italia di pochi giorni fa di 162 migranti dalla Libia grazie al primo corridoio umanitario frutto di un accordo che ha coinvolto il Governo Italiano, quello Libico, l’Onu e la Conferenza Episcopale Italiana. Accordo che dovrebbe prevedere nel corso del 2018 l’arrivo in Italia dalla Libia tra le 5.000 e le 10.000 persone.

– Diffondere iniziative locali che alimentino la cultura dell’inclusione con la finalità di agevolare l’interazione tra cittadini e migranti. L’accoglienza funziona meglio quando è organizzata in piccoli centri e le strutture non sono isolate ma ben collegate tra di loro. Ci sono nel Lodigiano tante esperienze che funzionano ma è necessario, con il sostegno e l’aiuto delle istituzioni, contrastare con forza il cosiddetto “business dell’immigrazione” che oltre a mettere in cattiva luce l’intero settore produce conseguenze nefaste su tutto il sistema dell’accoglienza.

L’accoglienza funziona meglio quando è organizzata in piccoli centri e le strutture non sono isolate ma ben collegate tra di loro. Ci sono in Italia tante esperienze che funzionano e che vanno replicate in più contesti possibile ma è necessario, con il sostegno e l’aiuto delle istituzioni nazionali e locali, contrastare con forza il cosiddetto “business dell’immigrazione” che oltre a mettere in cattiva luce l’intero settore produce conseguenze nefaste su tutto il sistema dell’accoglienza.

1 gennaio 2018 – Giornata mondiale della Pace

Il Gruppo Meic di Lodi 

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