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Dopo Bruxelles è il tempo dei samaritani

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di VITO D’AMBROSIO

L’aeroporto di Zaventem l’ho visto nascere, in sostituzione di un altro, a sua volta sostituto del vecchio, ormai cadente. E, per circa dieci anni, ci sono andato una volta ogni 30-40 giorni, quando era necessario volare a Bruxelles per questioni con la burocrazia dell’Unione. Ma quando in questi ultimi giorni, si sonno succedute a lungo e su tutti gli schermi televisivi immagini dell’aeroporto dopo gli attentati , non sono riuscito ad individuare nemmeno uno dei luoghi per i quali sono passato decine e decine di volte, tanto sono stati squassati dalle esplosioni. Ed anche la fermata della metro la conoscevo bene, data la vicinanza con gli uffici europei; ed anche la stazione della metro mi è diventata del tutto irriconoscibile dopo gli squarci causati dalle bombe. La mia infinita tristezza aumentava ogni volta che, guardando le immagini delle cose distrutte, pensavo ai poveri corpi sottoposti alla stessa violenza dilaniante. Mi è sembrata, così, per la vicinanza geografica e per la conoscenza dei luoghi, una follia e una ferocia ancora più assurde di quelle che da una paio di settimane ci portano in casa, con insopportabile frequenza, notizie e immagini di auto, strade, auto, corpi sventrati da esplosioni, innescate da uomini come noi.

Con grande fatica, quindi, ho cercato di non farmi travolgere da sentimenti di ira e vendetta, molto diffusi in quei momenti ma del tutto controproducenti: la più straordinaria solidarietà con le vittime e le loro famiglie – già evocata per le tredici vittime giovani e vitali strappate ai loro cari nello schianto di lamiere di ritorno da una gita di festa in Spagna – deve essere accompagnata dal massimo di lucidità per impostare una reazione efficace e razionale, che ignori le sciocchezze strumentalmente urlate dai soliti agitatori delle paure crescenti dei cittadini comuni.

Non servirebbe a niente, infatti, chiedere le frontiere per fermare i terroristi che sono nati e cresciuti nei nostri Paesi; sarebbe ancora più autolesionistica la scelta di opporre violenza a violenza, perché entrambe indiscriminate, e mortalmente legate tra loro in un circolo terribile (tutto è nato, o è cresciuto, dopo la sciagurata scelta di esportare la democrazia con le armi in Iraq e Afghanistan); resta difficile da spiegare l’invito del governo americano ai suoi cittadini di evitare viaggi in l’Europa, in contemporanea con i messaggi di solidarietà verso i Paesi colpiti dal terrorismo, e lasciano francamente perplessi le clamorose dimostrazioni di incapacità delle istituzioni del Belgio nel predisporre controlli necessari dopo gli allarmi plurimi.

Il contrasto a questo fenomeno devastante, invece, deve affidarsi ad una varietà di elementi, di natura e durata diverse.

Infatti, la assolutamente fondata richiesta di punizione secondo la legge e in tempi rapidi di chi causa queste orribili tragedie deve condurre all’impostazione di una necessaria strategia internazionale, ed europea in particolare, che coordini e rafforzi gli interventi,repressivi ma soprattutto preventivi, dell’intelligence e delle varie polizie. Ma sarebbe fatica tragicamente insufficiente se non si accompagnasse con una politica lungimirante, che coinvolga la maggioranza “normale” dei milioni di musulmani ormai cittadini europei, con un impegno lungo e costante, che punti ad una vera integrazione; tutto, poi, deve essere diretto verso una intelligente politica economica, che attenui le innegabili e crescenti diseguaglianze, conseguenza diretta della crisi attuale che non può essere fronteggiata con gli strumenti utilizzati finora, del tutto insufficienti.

E, per noi cristiani, un impegno ulteriore a interpretare con sincera convinzione il ruolo del Buon samaritano.

Buona Pasqua, comunque e nonostante. Che il Risorto ci rimanga vicino e ci infonda con il Suo esempio il coraggio necessario.