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#DISTANTIMAUNITI La domande sulla Chiesa davanti al virus

15 Aprile 2020

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di GIOVANNI COLUCCI

Immersi nella grande corrente dei pensieri e delle parole di questi giorni, ci è dato modo di ragionare, oltre che sul senso Pasquale di questo tempo, anche sul ruolo della Chiesa all'interno di una società che, nella sua mutevole stasi, vira sempre di più su una rotta orientata verso il relativismo e la negazione dell'esistenza della Verità. Ben prima che l'odioso virus investisse le nostre vite come un maremoto, sensazioni e opinioni portavano a far presente la scarsa efficacia del timone che la Chiesa dovrebbe rappresentare nel dirigere l'uomo verso il suo porto sicuro, ma i recenti fatti che coinvolgono l'umanità nel suo intimo costituire una società, hanno portato ad acuire i dubbi e le perplessità sul ruolo della Chiesa, sui suoi compiti, sui suoi rapporti coi fedeli, dando origine a critiche più o meno velate che vengono rivolte a una certa parte delle istituzioni ecclesiali, affette, a detta di molti, da vuoto clericalismo, da straniante proceduralismo e financo da aberrante fanatismo.

E' un bene interrogarsi sulla direzione che la Chiesa assume, ma nel condividere alcune di queste perplessità e cercare di interiorizzarle non posso prescindere dalla mia limitatezza, dalla mia mancanza di nozioni e strumenti ed eseguire un esame di coscienza che mi porta alla formulazione di una serie di domande, retoriche, certamente, ma che mi sono state utili per inquadrare il mio punto di vista: in tempi come questi, ma più in generale, nella storia dell'uomo, perché dobbiamo aspettarci che la Chiesa faccia o non faccia qualcosa? La Chiesa non è forse fatta essa stessa di uomini, carichi dei lori vuoti e dei loro egoismi, ciechi, muti e sordi, se auto-privatisi più o meno consapevolmente della Misericordia di Dio? E Gesù stesso non ha forse scelto tra i suoi discepoli, sui quali ha fondato poi la Sua Chiesa, gli ultimi, i più umili e poveri, i peccatori, coloro che lo hanno tradito e rinnegato, coloro che non sono stati neanche capaci di pregare con lui nell'ora più difficile, che si sono fatti prendere dal sonno, coloro che anche prima della Glorificazione di Gesù nella sua passione, morte e resurrezione, già discutevano su chi tra di loro fosse più grande, coloro che hanno dovuto vedere per credere, coloro che Gesù ha scacciato da sé chiamandoli "Satana", perché ragionavano come gli uomini? E la Chiesa da chi è costituita? Non siamo noi a formare la Chiesa? E noi cosa siamo rispetto a quei Santi, primi cristiani, se non un'eco lontana duemila anni della voce di uno che grida nel deserto? Non siamo noi stessi uomini che ragionano come gli uomini, che dormiamo nel sonno di una stanchezza generata dalla nostra accidia, dai nostri personalismi, dalla nostra mancanza di fede? Non dovremmo forse smettere di aspettarci qualcosa dalla Chiesa, dal Papa, dai vescovi, dai preti ed essere noi per primi nuovamente Chiesa, aperti a quello che dicono gli altri, anche quando stanno mascherando i loro peccati che sono uguali ai nostri e aperti anche all'accettazione dei nostri stessi peccati, dei nostri difetti, delle nostre brutture?

L'esito della mia introspezione, per quello che vale, è dunque che sì, devo e dobbiamo auspicare e realizzare una Chiesa più capace di allontanarci dalle pericolose secche rocciose delle derive relativiste, meno imbrigliata in apparenze e convenzioni, ma che dovrei e dovremmo smettere di pensare che la Chiesa sia qualcosa fuori dal nostro essere, che sia come un edificio che riteniamo progettato male o malamente costruito e manutenuto da qualcun altro e nel quale vorremmo entrare come ospiti più o meno riveriti: dovrei e dovremmo ricordarci costantemente che siamo membra vive della Chiesa e che se essa ha dei difetti, che se clericalismo e fanatismo sono presenti e lo sono sempre stati in tutte le Chiese di tutti i tempi, è perché siamo noi quelli clericali e fanatici, siamo noi i primi a prenderci meriti non nostri e a voler custodire, invidiosi e gelosi, un Amore che, troppe volte ci dimentichiamo che non può venire da noi stessi, ma che ci deve essere dato e che se lo vogliamo mantenere, dobbiamo perderlo e darlo a nostra volta.

In definitiva, dunque, pur nell'applicazione costante del vicendevole supporto di ragione e fede, continuiamo a porci le domande, ma asteniamoci dal criticare la Chiesa come se fosse altra da noi e affidiamoci maggiormente allo Spirito Santo e se riusciremo ad avere un minimo di umiltà, Dio ci darà la Grazia di mantenere forti le membra della sua Chiesa, sebbene esse siano piene di limitazioni e contraddizioni: lo ha fatto fin dalla sua fondazione tramite i discepoli di Gesù, lo ha fatto con l'infinità di deviazioni e storture che ha preso nel suo percorso bimillenario, lo farà con quella formata da noi e continuerà a farlo fino alla Gloria Eterna.