Chiarinelli e Sanna: teologia delle religioni, antropologia del limite e le sfide del cristianesimo
24 Agosto 2010
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CAMALDOLI (AR) - Teologia delle religioni e antropologia
cristiana: sono questi i due temi, complessi e cruciali, che hanno
impegnato gli oltre cento partecipanti alla prima giornata della
Settimana teologica del Meic, inaugurata ieri sera a Camaldoli
dall'introduzione del presidente Carlo Cirotto. E' toccato a due
vescovi, il viterbese monsignor Lorenzo Chiarinelli e monsignor Ignazio Sanna,
ordinario di Oristano, di dare l'avvio alla riflessione generale
dell'appuntamento camaldolese, dedicato a "L'uomo nelle religioni".
Chiarinelli, che è intervenuto in mattinata sulla prospettiva
teologica, ha sottolineato come la compresenza delle diverse religioni
nella società moderna sia una grande sfida per il cristianesimo: "Mi
pare che noi ci troviamo bene quando giochiamo il ruolo della
'maggioranza', che è comodo, o quello della 'minoranza', che rafforza
la nostra identità.Invece non siamo affatto abituati a percepirci
semplicemente 'come' gli altri, in mezzo agli altri. Ma l'uomo è
relazione, e come ha detto chiaramente Benedetto XVI nella 'Caritas in
veritate', solo in questa dimensione si realizza la nostra identità
autentica". Quindi per il vescovo di Viterbo "il cristianesimo dovrà
innanzitutto impegnarsi a comprendere se stesso in una pluralità di
religioni e dovrà riflettere in concreto sulla verità e l'universalità
che esso rivendica" in questo stesso contesto plurale. Per questo il
presule ha evidenziato "l'esigenza di una maggiore conoscenza di
ciascuna religione" e l'avvio di "un nuovo lavoro teologico: bisogna
che la nostra Chiesa coltivi di più le vocazioni teologiche perché
forse non lo facciamo abbastanza".
Questo pomeriggio è stata la volta di monsignor Sanna,
che ha parlato di "Antropologia del limite ed etica dell’infinito"
nella prospettiva del cristianesimo. "L'esperienza del limite è forse
molto più forte oggi che in altri tempi. I continui progressi nei
diversi campi della tecnica e soprattutto in quello della medicina e
della genetica rendono più acuta la percezione della necessità di
superarlo". Ma "l'avanzamento della tecnica non ha diminuito, bensì
acuito le incertezze, non ha eliminato, ma moltiplicato le ragioni
dell'angoscia esistenziale". Tutto questo, ha proseguito l'arcivescovo
di Oristano, "sfida l'antropologia cristiana a trovare delle coordinate
concettuali per vivere il limite in modo umano, sia quando lo si
considera valicabile che quando lo si considera invalicabile". La
risposta, secondo Sanna, sta nel promuovere una "etica dell'infinito"
radicata nell'incarnazione di Cristo: "La storia umana ha accettato
miti in base ai quali un uomo è diventato dio, perché questa
possibilità esalta la potenza dell'uomo, ma non ha trovato facile
ammettere che un Dio diventi uomo, perché questa eventualità deprime la
potenza di Dio"; ora "Gesù ha assunto il limite umano, per superarlo
dal di dentro, e, nell'accettare il limite della natura umana, ha
trasformato questa natura umana in una promessa di salvezza".
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