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INCONTRO AL RISORTO "Convertitevi e credete nel Vangelo"

22 Febbraio 2015

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Prende il via oggi questa rubrica che ci accompagnerà verso Pasqua: l'assistente nazionale del MEIC, don Giovanni Tangorra, commenterà per il nostro sito il Vangelo delle domeniche di Quaresima


E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo.

(Mc 1,12-15)

La Quaresima serve a contare i giorni che mancano alla Pasqua, la festa più importante dell'anno liturgico. Essa fu istituita per la preparazione immediata dei catecumeni che sarebbero stati battezzati nella notte del Sabato Santo. Poiché la comunità aveva l'usanza di accompagnarli nel cammino, digiunando e pregando insieme, la pratica quaresimale si estese spontaneamente a tutta la Chiesa, diventando il tempo della memoria del proprio battesimo e del risveglio spirituale, attraverso i mezzi della penitenza, della preghiera e del digiuno.

Sono tre parole che oggi non godono di buona fama, ma che vissute con la gioia della fede dischiudono la presenza divina. La liturgia accompagna questi giorni anche con un abbondante nutrimento della parola di Dio, per cui penitenza, preghiera e digiuno servono a plasmare l'atteggiamento principe del credente, che è l'ascolto.

Il Vangelo di questa prima domenica propone tradizionalmente l'episodio di Gesù nel deserto. Il racconto è riportato da tutti e tre i sinottici, ma Marco lo narra con stile asciutto ed essenziale. Il primo protagonista a comparire è lo Spirito. Per Matteo e Luca fu lui a "condurre" o "guidare" Gesù nel deserto. Lo dice anche Marco, ma usando un verbo meno morbido, ekballo: lo gettò nel deserto.

Simbolo dai molti significati, qui il deserto rappresenta soprattutto il luogo della prova. Le luci della proclamazione messianica accese col battesimo di Giovanni non si sono ancora spente e "subito" il vento dello Spirito spinge il figlio dell'uomo verso le rocce desolate di una terra senza vita.

Quaranta giorni sono lunghi, e Gesù deve aver conosciuto la fame, la sete, la solitudine, le tempeste di vento e le minacce delle bestie notturne. Sono i giorni in cui egli sceglie di salvare questo mondo diventandone l'abitante. Terra incolta e arida, terra bruciata e persa, dove mille e mille sono i deserti. Il deserto della storia. Il deserto della città. Il deserto del cuore. Il deserto di coloro che vivono come se fossero stati gettati dalla vita.

In questo luogo di desolazione compare la tentazione. Gesù può scegliere una strada diversa e, come al primo Adamo, si avvicina l'avversario per proporgli le vie di una trionfale teofania. Il nuovo Adamo però non cede. Non salverà il mondo attraverso effetti speciali o piegando la libertà degli altri, bensì attraverso l'annuncio del Vangelo, svelando il senso di una vita raccolta e non gettata.

Il deserto è alle spalle. Ma un'altra ombra oscura l'orizzonte, Giovanni è gettato in prigione e Gesù prende una ulteriore importante decisione: anziché partire da Gerusalemme comincia la sua missione da un altro deserto: le periferie della Galilea.

DON GIOVANNI TANGORRA