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"Sulla povertà la Chiesa gioca la sua fedeltà al Signore"

23 Maggio 2014

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di EDDA GASTALDI

"La povertà è un tema cristologico per eccellenza sul quale la Chiesa gioca la sua fedeltà al Signore". Questo il messaggio forte con il quale Enzo Bianchi ha concluso il suo lungo, appassionato ed applaudito intervento al convegno "Chiesa povera, chiesa per i poveri".

Dopo aver ricordato come il tema della povertà, oggetto di profonde riflessioni da parte del cardinale Michele Pellegrino negli anni settanta del secolo scorso, sia stato dimenticato o quasi, il priore di Bose ha osservato che esso è tornato di attualità, in relazione alla salita alla cattedra di Pietro di Papa Francesco e si è augurato che esso torni ad essere un tema su cui riflettere.

Enzo Bianchi ha evidenziato tre tipi di povertà: la povertà antropologica, che raggiunge il suo apice nella mortalità umana e che genera alienazione; la povertà materiale, che non è solo mancanza di beni necessari, ma anche di giustizia e di libertà; la povertà spirituale, infine, è quella dei "poveri di spirito" della beatitudine di Matteo ed è quella che consentì di comprendere Gesù Cristo, perché come dice San Paolo "l'incarnazione è povertà in quanto discesa dalla ricchezza alla povertà". Il messaggio di Gesù - ha detto ancora Bianchi - è per i poveri, che sono i primi destinatari della buona notizia del Vangelo; essi si trovano nella condizione più propizia per accogliere la predicazione di Gesù. Avviandosi alla conclusione del suo intervento, Enzo Bianchi ha affermato che i poveri sono un segno di ingiustizia e di oppressione generati da relazioni interpersonali ingiuste; ha invitato a tornare a riflettere sul senso della kénosis (svuotamento) di Cristo e a meditare sulla tapeinosis (povertà, umiltà) cui il Signore volge lo sguardo, come canta Maria nel Magnificat.

Successivamente Cettina Militello ha ricordato come il tema della povertà, dopo essere stato al centro di importanti riflessioni, agli inizi degli anni sessanta del novecento, da parte del cardinale belga Léon Joseph Suenens e di Giuseppe Dossetti, sia caduto nel dimenticatoio a seguito del divorzio tra mondo del lavoro, con i suoi drammi, e mondo ecclesiale. La Chiesa - ha continuato la docente di Ecclesiologia al Pontificio Ateneo S. Anselmo di Roma - è rimasta prigioniera di forme feudali anche se il feudalesimo è scomparso dal fronte politico ed ideologico. La povertà - ha detto ancora Cettina Militello - è un tema come gli altri oppure è nella prospettiva della povertà che vanno letti i testi conciliari? La Chiesa, quantunque abbia bisogno, per compiere la propria missione, di beni materiali si fa premura di sollevare dall'indigenza i poveri ed i sofferenti; in tal modo la povertà diventa l'orizzonte all'interno del quale leggere il proprio limite esistenziale. Se Cristo è stato povero, la Chiesa non può essere che come Cristo e la povertà viene assunta come dimensione cristica che riguarda la Chiesa nella sua interezza. Occorre - ha concluso Militello - riprendere il cammino interrotto, appassionandoci di nuovo al tema della povertà, visto come servizio concreto ed operativo e non solo come occasione di testimonianza.

"Chiesa per i poveri: Cambiare la Chiesa ,cambiare la società" è stato questo il tema su cui si è dibattuto nella sessione di confronto coordinata da Don Attilio Mazzoni, Assistente Meic Lombardia, con gli interventi del teologo, Armido Rizzi, del Presidente dell'Istituto per i Valori di Impresa, Giuseppe Gario e del Direttore della Caritas di Como, Roberto Bernasconi.

Un tema molto sentito e partecipato, come ha dimostrato l'intenso dibattito che si e tenuto al termine del confronto.

"La prima teologia che ha parlato dei poveri è stata quella di Gustavo Gutierrez" ha sottolineato Armido Rizzi. "Secondo Gutierrez, la vera e piena "liberazione implica tre grandi dimensioni fondamentali: la liberazione politica e sociale, la liberazione umana,la liberazione teologica, cioè la liberazione dall'egoismo e dal peccato, per il ristabilimento della relazione con Dio e con ogni essere umano. "Solidarietà, fraternità, e condivisione: 50 anni fa lo ha detto il Concilio" - ha ricordato il Presidente dell'Istituto per i Valori di Impresa, Giuseppe Gario. "I poveri devono essere trattati come persone e non come casi" ha sottolineato Roberto Bernasconi, Direttore della Caritas Diocesana di Como. - Prima i poveri erano esterni alle nostre Comunità, oggi sono dentro di noi e sono invisibili. La carità è uno dei pilastri che tiene in piedi le nostre Comunità, anche se oggi ci sono altri tipi di povertà morali e spirituali che sono più difficili da affrontare" Il problema della povertà presenta, infatti, gravi implicazioni economiche, sociali e politiche oltre che umane e relazionali. Ma la povertà è anche il frutto dell'asimmetria informativa, che Giuseppe Gario paragona ad un vetro da una parte trasparente e dall'altra opaco. L'asimmetria informativa è una condizione in cui un'informazione non è condivisa integralmente fra gli individui facenti parte del processo economico, dunque una parte degli agenti interessati ha maggiori informazioni rispetto al resto dei partecipanti e può trarre un vantaggio da questa configurazione. "questa situazione giova a chi è dalla parte trasparente del vetro a danno di chi si trova da quella opaca.- ha chiosato Gario - Questo meccanismo dal moltiplicare gli affari e i denari sottrae investimenti e denaro che trasformano la Società. In questo meccanismo che produce povertà si è erosa anche la classe media, quella che noi non vediamo. Il polmone grosso che non vediamo perché, per quanto può, non si fa vedere e cerca di sopravvivere come può per non far percepire che è arrivato alla soglia di povertà. Basterebbe investire nella crescita, perché quando ci sono politiche di sviluppo, la povertà si riduce perché si lavora di più.

Il convegno del Meic era iniziato con la celebrazione eucaristica presieduta da Mons. Martino Canessa, Vescovo di Tortona, ed officiata da altri dieci sacerdoti ed ha vissuto un momento di particolare intensità emotiva quando l'on. Renato Balduzzi, Presidente Nazionale MEIC dal 2002 al 2009, ha ricordato don Pino Scabini (1926-2009), già Assistente Nazionale del Movimento e del Gruppo di Tortona, nel quinto anniversario della scomparsa.