Menu principale
In evidenza
BANNER 5X1000
banner facebook
Banner Giovani
Newsletter
Area riservata
News
PrintE-mail

Coerenti con i prinćpi, vicini agli uomini, fedeli a Dio

11 Maggio 2016

Immagine

di LUIGI D'ANDREA
vicepresidente nazionale del MEIC

Con l'Esortazione postsinodale Amoris laetitia, pubblicata nella Solennità di S. Giuseppe del Giubileo Straordinario della Misericordia (lo scorso 19 marzo 2016), Papa Francesco ha portato a conclusione il lungo percorso di discernimento ecclesiale relativo alla pastorale della famiglia avviato oltre due anni fa e che si era nutrito dei vivaci ed articolati lavori di ben due Sinodi, nel corso dei quali si erano variamente intrecciate voci preoccupate della permanente fedeltà della Chiesa alle indicazioni magisteriali consegnateci dalla tradizione con voci generate dalla pressante esigenza di manifestare lo sguardo misericordioso della comunità ecclesiale rispetto alle tante situazioni non pienamente regolari ravvisabili nel tessuto civile del nostro tempo. E non può sorprendere che vivissima fosse l'attesa (all'interno ed anche all'esterno della comunità dei credenti) in ordine alla posizione che il Santo Padre avrebbe adottato al riguardo: ci si chiedeva se Papa Francesco avrebbe confermato la normativa fino ad oggi vigente, assecondando le attese dei "conservatori", ovvero se avrebbe proceduto in direzione di una significativa modifica delle stessa, come auspicavano i "progressisti".

In realtà, il documento magisteriale, assai corposo e denso, ha felicemente fatto tesoro dei molteplici e spesso preziosi contributi recati nei due Sinodi e nel dibattito che ne ha accompagnato i lavori: con un linguaggio limpido e fresco, lontano da ogni stilema curiale e da ogni sterile dottrinarismo, offre una lettura assai suggestiva della famiglia, sapientemente intrecciando dati scritturistici, elaborazione teologica, istanze morali, problemi esistenziali, dinamiche psicologiche, tendenze sociologiche, fini notazioni spirituali. Ma ciò che qui si intende sottolineare è come ancora una volta il Papa si sia mostrato capace di sottrarsi alla "tenaglia" rappresentata dalla coppia conservazione/progresso che, specialmente se declinata in termini dicotomici, secondo una aberrante "logica" di manichea assolutezza, rischiava di soffocare ogni prospettiva di autentico rinnovamento pastorale: come acutamente è stato osservato da G. Savagnone sul sito dell'Ufficio per la pastorale della cultura e dell'educazione della Diocesi di Palermo (La vera svolta dell'Amoris Laetitia, in tuttavia.eu), la novità esibita dall'Esortazione postsinodale si colloca propriamente sul terreno della morale cristiana e si proietta ben al di là del caso specifico dei divorziati risposati o, più in generale, delle convivenze di natura "irregolare" rispetto al canone della famiglia cristiana consegnatoci dalla tradizione. Infatti Papa Francesco, segnatamente nel capitolo VIII (Accompagnare, discernere e integrare la fragilità: nn. 291-312), invita i credenti ad abbandonare una morale, ben radicata nella comunità ecclesiale, di tipo deduttivistico, dominata da rigidi precetti, generali ed astratti, dai quali immancabilmente ed indiscriminatamente discende l'unico comportamento che è lecito assumere, a prescindere da qualunque considerazione per le specifiche connotazioni (soggettive ed oggettive) delle situazioni concrete in cui le persone vengono a trovarsi. Richiamandosi all'autorevolezza dottrinale di S. Tommaso, il Papa rileva con forza che "è meschino soffermarsi a considerare solo se l'agire di una persona risponda o meno a una legge o a una norma generale, perché questo non basta a discernere e ad assicurare una piena fedeltà a Dio nell'esistenza concreta di un essere umano" (n. 304), invitando perciò a rifuggire "semplici ricette" (n. 298) e ad operare un sapiente discernimento, in virtù del quale, con la necessaria gradualità, "aiutare a trovare la strade possibili di risposta a Dio e di crescita attraverso i limiti" (n. 305). Dunque, Papa Francesco invita i credenti a muovere con decisione nella prospettiva di una morale che sappia declinare sinergicamente l'imprescindibile riferimento ai principi ed alle regole generali ed astratte, che si pongono come necessari criteri orientativi nell'altrimenti caotico ed ingovernabile fluire delle esistenze (allora neppure relazionabili ...), e l'imprescindibile attenzione alla specificità (lo si ribadisce, tanto soggettiva quanto oggettiva) delle singole vicende, delle singolari parabole esistenziali, oltre che allo stesso contesto storico complessivo. Mi pare che solo così si possa tentare di vivere - almeno, nella misura che ci è dato sperimentare ... - la doppia fedeltà dell'autentico credente indicata dal Concilio Vaticano II, ad un tempo a Dio ed alla storia. La sfida così delineata dall'Esortazione postsinodale Amoris laetitia - in realtà assai esigente, se assunta nella sua radicalità, senza scorciatoie opportunistiche o comodi sconti in ordine alla necessaria coerenza valoriale ... - non può che essere con gioia e fiducia raccolta (anche) dal MEIC, al quale non deve mancare la consapevolezza che pure in seno alla convivenza politica e civile, nelle differenziate dimensioni nelle quali si articola, si esige una declinazione virtuosa di fedeltà a generali ed astratti canoni e adeguata considerazione delle peculiari conformazioni del casi concreti.